Con le letture audiovideo online a puntate tratte dal romanzo a carattere storico-biografico di Aldo Barbina “L’alba sulla città: Udine, gennaio – giugno 1945” prosegue il percorso di avvicinamento al 1 maggio, 75° anniversario della liberazione del capoluogo del Friuli dall’occupazione nazifascista, che l’Anpi di Udine propone ogni giorno attraverso la sua pagina Facebook e il canale YouTube. A dare voce a Michi, l’adolescente che è il protagonista del libro, sono gli studenti della classe 3ª G, guidati dalla prof. Ornella Comuzzo, della scuola secondaria di I grado “Egidio Feruglio” di Feletto Umberto.

Il romanzo, edito da Santi Quaranta, è l’unico a raccontare la liberazione di Udine. Da domenica 26 aprile e fino a venerdì 1 maggio, gli studenti si alternano a narrare le vicende drammatiche vissute da una famiglia – padre, madre, sette figli e una indispensabile tata -, e della città, stretta nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale e nelle inevitabili violenze seguite all’8 settembre 1943 e all’annessione al Litorale Adriatico sotto la diretta amministrazione militare tedesca. Un forte legame di affetto e complicità unisce Michi al padre Beniamino, che è un capo partigiano della “Osoppo” e fa parte di una vasta rete informativa clandestina. Il loro rapporto, però, si interrompe bruscamente, quando Beiamino viene arrestato e deportato a Dachau. Allora Michi, armato della sua fionda, comincia la sua personale guerra segreta contro i tedeschi, compiendo piccole imboscate contro camionette e autocarri della Wehrmacht.
Nelle sue azioni, nei rapporti con gli adulti e con i coetanei spesso burrascosi, nella ricerca di momenti di solitudine in cui fare ordine ai suoi pensieri, nelle sue ombrosità e nelle sue rivolte di fronte alle cose incomprensibili e ai capovolgimenti che accadono in guerra, Michi ricorda Pin, l’adolescente protagonista de “Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino, romanzo resistenziale tra i più famosi scritto nel dopoguerra. Michi, però, rispetto a Pin ha la fortuna di avere una famiglia a cui è legato da vincoli affettivi molto intensi e nutre la speranza, poi avveratasi, di poter riabbracciare il padre. Beniamino, infatti, sfuggito alla morte e agli ultimi massacri perpetrati nel lager in cui era stato rinchiuso rientra in maniera fortunosa a Udine dove incontra e abbraccia, prima di ogni altro famigliare, proprio Michi. Alla fine Udine viene liberata e una nuova alba di vita e di libertà si dispiega sulla città.
Le letture sono fruibili collegandosi alla pagina Facebook Anpi Udine (accessibile anche da chi non ha attivato un proprio profilo) e al canale YouTube omonimo.

NOTA SULL’AUTORE
Aldo Barbina è nato a Udine nel 1934. È stato direttore dell’Azienda Regionale delle Foreste del Friuli Venezia Giulia. Fotografo, giornalista e scrittore, tra i suoi libri di narrativa ci sono “Il silenzio del flauto”, Rebellato, Fossalta di Piave, 1980; “E dirigente fu”, Lorenzini, Artegna, 1983; “Cittadinanza onoraria al cinghiale Marjan: racconti di caccia”, La Tipografica, Udine, 2002; “Caino si adirò”, Editore Campanotto, Pasian di Prato, 2003. È anche autore di una cinquantina di titoli riguardanti l’ambiente e la sua tutela.

Egidio Feruglio (1897-1954). Geologo, esploratore e docente universitario cui è intitolata la scuola secondaria di I grado della sua natia Feletto Umberto, compì gli studi liceali a Udine insieme con Ardito Desio e Lodovico di Caporiacco. Fin da ragazzo, frequentò e partecipò attivamente alla Società alpina friulana e al Circolo speleologico ed idrografico friulano di Udine. Si laureò nel 1920 in geologia a Firenze. Nel 1925 iniziò il primo dei suoi lunghi soggiorni in Sudamerica. Fu dapprima alle dipendenze della Direzione generale dei giacimenti petroliferi della Repubblica argentina (1925-1928); negli anni 1928-1932 intraprese ricerche geologiche e paleontologiche in Patagonia meridionale. Rientrato in Italia, divenne nel 1933 libero docente con l’incarico di paleontologia all’istituto di geologia dell’università di Bologna. Il rifiuto di iscriversi al Partito nazionale fascista gli impedì di partecipare ai successivi concorsi universitari, per cui Feruglio scelse la via dell’esilio. Nel marzo del 1934 accettò l’incarico di direttore del rilevamento topografico e geologico della Patagonia e della Terra del Fuoco, e in seguito dell’Argentina centrale. Nel 1940 fu nominato professore di geologia e di mineralogia nella facoltà di agraria dell’università nazionale di Cuyo (Mendoza) e nel 1943 andò a ricoprire la cattedra di geologia storica, tettonica e del petrolio nell’Istituto del petrolio da lui stesso fondato. A Egidio Feruglio è intitolato il museo paleontologico di Trelew, in Patagonia.

Comunicato Stampa