Perfetta, una serata perfetta. Richard Galliano Post-Musette 4et, secondo appuntamento del cartellone di “OndeSea – Grado Music Festival (griffato Onde Mediterranee), ha stregato la folta e attenta platea approdata in Diga Nazario Sauro in una notte d’inizio estate. Location indubbiamente suggestiva che forse avrà fornito ulteriore ispirazione ai musicisti, da Galliano, massimo interprete e grande innovatore della fisarmonica, agli altri componenti del quartetto, Francois Arnaud al violino, Bruno Rousselet al contrabbasso, Jean-Christophe Galliano alla batteria, protagonisti di un perfetto interpaly con il Maestro.

Oltre trent’anni di carriera alle spalle, alla soglia dei 70 anni (per la precisione ne compirà 69 il 12 dicembre prossimo), Richard Galliano dimostra di avere ancora energia e sentimento per dare voce a uno strumento straordinario come la fisarmonica, la sua inseparabile Viktoria a bottoni che lo ha accompagnato anche a Grado. “Una vera orchestra” la definì lui stesso in occasione di un’intervista che gli feci qualche anno fa. Se ne innamorò ancora piccolissimo sentendo suonare suo padre Lucien, il suo primo maestro. Gli studi di armonia, composizione e trombone al conservatorio di Nizza e poi l’incontro con il grande Astor Piazzolla, colui che con il bandoneon reinventò il modo d’interpretare il tango.

Fu anche grazie a questo secondo padre artistico che Galliano ideò una rivisitazione  in chiave jazz della tradizione del valzer musette francese, una forma di espressione popolare il cui nome deriva dalla musette – uno strumento musicale simile a una cornamusa-  assimilabile alle altre due forme espressive, nate quasi contemporaneamente agli inizi del ‘900, il blues negli Stati Uniti e il tango in Argentina, per le comuni origini popolari e per la comunanza al tema dell’emigrazione, della lontananza dalla terra delle origini e della nostalgia. Un progetto che si concretizzò con un disco pubblicato nel 1991 intitolato proprio “New Musette”.

Nel suo lungo e appagante percorso artistico (unico fisarmonicista a registrare per la prestigiosa etichetta classica “Deusche Grammophon”), l’artista francese con radici italiane (bisnonni da parte di padre piemontesi, bisnonni da parte di madre laziali) ha conferito a uno strumento, per molto tempo considerato essenzialmente popolare e confinato alle sale da ballo, sempre maggiore autorevolezza e credibilità. E’ musica di incroci arditi tra generi e stili, che rende omaggio a un luminoso passato e si proietta nel futuro con straordinaria sensibilità e irrinunciabile libertà. Mi confessava un giorno Galliano che la missione che si era imposto tanti anni fa era quella di cambiare l’immagine e reputazione del suo strumento, uno strumento cui era dovuta la stessa dignità degli altri anche nel jazz. 

A Grado il maestro di questo ha dato prova. Fin dalle prime note di “Aurore”, dolcissima e malinconica, chi era presente ha capito quanta energia e quanto sentimento possa esserci nella sua musica. Le distanze tra i generi si annullano, gli stili si confondono. La tecnica è superba e impressionante la facilità all’improvvisazione. La potenza coinvolgente di “Fou rire”, la ricchezza tematica di “Speen” (sublime!) e “Ballade pour Marion” (40 anni come quelli della figlia cui il pezzo è dedicato), la passione travolgente di due brani storici ma sempre diversi nell’interpretazione come “Tango pour Claude” e New York Tango”, il lirismo e la struggente malinconia di “Waltz for Nicky” (dedicato a Nicky Lauda).

Come già detto assolutamente all’altezza di Galliano i musicisti che con lui hanno condiviso il palco gradese: la sezione ritmica composta da Bruno Rousselet al contrabbasso e dal figlio Jean-Christophe Galliano alla batteria, mai invasiva, pulita, rigorosa e il violino di Francois Arnaud, un autentico fuoriclasse dello strumento, stile originale e invidiabile vena improvvisativa. Magico!

Un concerto coinvolgente e tremendamente suggestivo concluso dal caldo abbraccio di “Oblivion”, pura poesia in musica di Astor Piazzolla.

Pubblico in piedi e applausi calorosissimi.

© Rita Bragagnolo per instArt