La mostra “Una vita per il balletto. Hommage à Jelko Yuresha”, allestita nel segno della collaborazione tra il Comune di Trieste, la Comunità Croata di Trieste / Hrvatska zajednica u Trstu e il MUO – Museo dell’Arte e dell’Artigianato / Muzej za umjetnost i obrt di Zagabria, è stata presentata oggi (giovedì 3 marzo) al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Palazzo Gopcevich. Presenti l’assessore alla Politiche della Cultura e del Turismo Giorgio Rossi, il Conservatore del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” Stefano Bianchi, il presidente della Comunità Croata di Trieste Gian Carlo Damir Murković, il direttore generale del MUO – Museo dell’Arte e dell’Artigianato di Zagabria Miroslav Gasparovic, il console generale della Repubblica di Croazia /Generalni konzulat Republike Hrvatske u Trstu Nevenka Grdinic e Annabel Yuresha, figlia di Belinda Wright e Jelko Yuresha.
La mostra propone una selezione di splendidi costumi di balletto, cimeli e documenti, appartenuti alle étoile della danza mondiale e collezionati dal celebre ballerino croato Jelko Yuresha nel corso della sua lunga e fortunata carriera di danzatore, coreografo e collezionista.
“Viene ospitata Trieste, al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, la prima mostra del programma ‘MUO in tour’, resosi necessario a causa della chiusura, per i danni causati da due eventi sismici nel 2020, del Museo delle Arti e dell’Artigianato / Muzej za umjetnost i obrt di Zagabria: grazie all’intensa collaborazione con il nostro partner storico, la Comunità Croata di Trieste / Hrvatska zajednica u Trstu” – ha affermato il direttore generale del MUO Miroslav Gasparovic durante la conferenza stampa – e con quella consolidata con il Comune di Trieste possiamo oggi presentare la mostra ‘Una vita per il balletto. Hommage à Jelko Yuresha / Život za balet. Hommage Jelku Yureshi’, una selezione di splendidi costumi di balletto, cimeli e documenti, appartenuti alle étoile della danza mondiale e collezionati dal celebre ballerino croato Jelko Yuresha nel corso della sua lunga e fortunata carriera di danzatore, coreografo e collezionista”. “Quando più di due anni fa iniziammo a preparare la mostra di Trieste” – ha ricordato Miroslav Gasparovic – “Jelko Yuresha ne fu straordinariamente entusiasta perché una delle sue ultime esibizioni insieme alla moglie Belinda Wright avvenne proprio al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Purtroppo il destino non gli ha permesso di assistere all’evento perciò questa mostra assume un’ulteriore dimensione trasformandosi nell’omaggio al grande artista e uomo. Essa rappresenta, in un certo senso, il nostro modo di accomiatarci dall’artista proprio nella città in cui egli ha dato l’addio per sempre al balletto e al palcoscenico”.
“Un’opportunità importante” – ha sottolineato l’assessore alla Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste Giorgio Rossi – “che consente al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, che detiene splendidi costumi di scena provenienti dal mondo dell’opera lirica e del dramma, di ampliare la sua offerta culturale e di confermare la consolidata collaborazione tra i musei civici triestini e i musei croati”. “Questa mostra -ha ribadito l’assessore Giorgio Rossi – rappresenta una tappa significativa di uno straordinario percorso che stiamo facendo con la Comunità Croata”.
“Fondato da Carlo Schmidl (1859-1943) nel culto delle memorie del palcoscenico con la lungimirante donazione della sua «raccolta storico-musicale»” – ha ricordato Stefano Bianchi – “il Civico Museo Teatrale documenta la vita del teatro e della musica a Trieste dal Settecento ai giorni nostri: manifesti, locandine, fotografie, stampe, medaglie, dipinti, strumenti musicali, cimeli, fondi musicali e manoscritti autografi costituiscono l’ossatura di un teatro della memoria che da quasi un secolo incrementa le sue collezioni nello spirito del fondatore. Tre sono le presenze triestine di Jelko Yuresha documentate nelle collezioni del Museo: quella dell’aprile del 1961 al Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”, nelle quattro rappresentazioni della tournée italiana del London’s Festival Ballet, quella del «Concerto di danza», ancora al Verdi, il 25 novembre 1971 e quella infine di sabato 31 dicembre 1977 e domenica 1 gennaio 1978 al Politeama Rossetti con la Compagnia Balletto Classico Liliana Cosi – Marinel Stefanescu”.
“La collaborazione con il Museo delle Arti Applicate e dell’Artigianato di Zagabria” – ha rilevato il presidente della Comunità Croata di Trieste Carlo Damir Murković – “data ormai da lungo tempo ed è per la nostra Comunità motivo di orgoglio e soddisfazione poterla rinnovare e implementare anche nell’anno in corso. La mostra che presentiamo oggi ha avuto una genesi contrassegnata dalla ormai lunga emergenza sanitaria e dai terribili terremoti di Zagabria e della Banovina, che hanno colpito in maniera pesante anche il MUO, nostra inesauribile fonte di idee e spunti dalla quale attingere a piene mani. Il MUO non soltanto è un’istituzione di grande prestigio che raccoglie al suo interno oggetti di enorme pregio e valore, ma è come uno scrigno in cui si possono sempre trovare delle autentiche ‘chicche’, come la collezione di Jelko Yuresha che oggi presentiamo in una forma ampliata e arricchita rispetto alla “donazione” originaria, presentata in occasione della prima mostra di Zagabria del dicembre 2017, intitolata “Balletto e Passione”.
Allestita al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste, dal 4 marzo al 1 maggio – nella Sala Attilio Selva e in altre sale del Museo triestino di Palazzo Gopcevich (via Rossini 4, Trieste), la mostra è prodotta con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura e dei Media della Repubblica di Croazia / Ministarstvo kulture i medija Republike Hrvatske e della Città di Zagabria / Grad Zagreb.
Curatori Miroslav Gašparović e Stefano Bianchi, percorso espositivo di Iva Čukman e Irma Huić.
Apertura al pubblico nei normali orari d’apertura del Museo: da martedì a domenica, orario 10-17.
Biglietto d’ingresso: intero 4 euro, ridotto 3 euro.
L’inaugurazione della mostra si terrà oggi pomeriggio (giovedì 3 marzo) alle ore 18.00 alla presenza anche dell’ambasciatore in Italia della Repubblica di Croazia /Veleposlanik Republike Hrvatske u Italiji, Jasen Mesic e di altre autorità.
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Željko Jureša, in arte Jelko Yuresha, zagabrese di nascita, mosse i suoi primi passi nella danza sul palcoscenico del Teatro nazionale croato di Zagabria durante la Seconda guerra mondiale. Dopo la guerra frequentò la Scuola di danza classica di Ana Roje e Oskar Harmoš a Spalato dove gli si presentò l’opportunità di proseguire gli studi in Gran Bretagna. Decisivo fu l’incontro con il grande ballerino e coreografo britannico Sir Anton Dolin che lo invitò a seguirlo nel suo Paese. A Londra conobbe Belinda Wright, già allora una stella del balletto nazionale, che diventò presto sua partner sul palcoscenico e nella vita. Durante la sua carriera in Gran Bretagna Yuresha entrò a far parte delle più prestigiose compagnie di balletto, tra cui il Royal Ballet, dove Yuresha fu uno dei primi ballerini non Inglesi. Solo qualche settimana dopo entrava a far parte della compagnia anche Rudolf Nureev con cui Yuresha si è spesso esibito.
Presto divenne una stella del balletto mondiale e questo ruolo l’ha accompagnato per tutta la vita. Oltre agli impegni legati alle esibizioni, assunse insieme a Belinda l’impegnativo ruolo di ambasciatore del balletto per il British Council. Si esibirono in tale veste sia nei maggiori teatri del mondo che nelle aule scolastiche del terzo mondo portando la magia del balletto anche nelle parti più remote e povere del pianeta.
Nel vortice di balletti, viaggi, incontri, amicizie, nuove città e paesi nascono le collezioni di Yuresha. Tematicamente espressione della danza ma non soltanto. Sono destinate a diventare parte di un atto creativo che lo contraddistingue e di cui è costellata la sua esistenza. Yuresha espresse la sua creatività istintiva attraverso la danza, ampliandola alla coreografia, alla creazione dei costumi di scena, alla pittura, alla scrittura, all’insegnamento, alla ricerca di nuovi linguaggi. Allievi ed allieve formatisi alla sua scuola sono sparsi ovunque nel mondo, testimoni della sua opera insieme alle collezioni e alle sue coreografie.
Parte della sua grande collezione, cioè i documenti e singoli costumi sono già stati donati da Yuresha a prestigiose istituzioni come la New York Public Library, l’Archivio svizzero della danza, la Dance Library of Israel a Tel Aviv, la Newberry Library a Chicago, la Royal Opera House, il Victoria & Albert Museum a Londra e la Fondazione Anton Dolin di cui Yuresha fu uno dei fondatori.
La maggior parte delle sue collezioni, tuttavia, trovò finalmente “casa” presso il Museo dell’Arte e dell’Artigianato di Zagabria. La donazione di Jelko Yuresha si compone di tre raccolte: costumi e accessori, fotografie, dipinti, e libri sul balletto. Ognuna di queste raccolte è unica e straordinariamente ricca, specialmente se si considera che in Croazia, nonostante la lunga tradizione del balletto e i successi significativi ottenuti finora, non esiste un’accademia nazionale di danza o un’altra istituzione simile che si occupi di questa materia in modo sistematico. Di conseguenza non esiste una tradizione nella raccolta e conservazione di un importante patrimonio culturale.
Naturalmente, la carriera internazionale dell’artista, dona un respiro internazionale alla sua collezione attraverso costumi di scena dei maggiori personaggi del balletto ma anche degli interpreti del ventesimo secolo, ad iniziare da Belinda Wright, Anna Pavlova, Maja Pliseckaja, Michail Baryšnikov, Margot Fontaine e altri.
Oltre a ciò, accanto alle sue creazioni, troviamo anche quelle di artisti prestigiosi come Norman McDowell, Richard Berkeley Sutcliffe, André Levasseur. La ricchezza e la varietà dei costumi di scena di Yuresha e Belinda, ma anche di altre stelle del balletto, raccolti durante i decenni in cui hanno calcato i palcoscenici del mondo, segnano anche la cronologia delle migliori produzioni nei più importanti teatri del mondo da Londra a Tokio, da New York a Mosca e Parigi. Ecco perché la donazione al Museo dell’Arte e dell’Artigianato è destinata a diventare nel futuro uno dei punti di riferimento per qualsiasi studio della storia del balletto mondiale dagli anni Cinquanta del ventesimo secolo fino a oggi.
Un’altra parte altrettanto importante della donazione è rappresentata dalle fotografie, molto spesso con gli autografi originali dei grandi del balletto mondiale. Vi si possono trovare alcune rare immagini degli inizi del Novecento, disegni di una delle più grandi ballerine del primo Novecento, Ol’ga Spesivceva, e una serie di altri dipinti e fotografie dall’indiscutibile valore storico, artistico e soprattutto documentaristico. Lo stesso si potrebbe dire per la raccolta dei libri di balletto che copre l’intero ventesimo secolo e include alcuni rari esemplari che erano e sono tuttora considerati bibliografia di base del balletto.
Comunicato Stampa