Fasci di luci blu e verdi ,accensioni di bianco, giallo,rossi.
Trenta elementi cantano brani celebri. Sono i bravissimi Perpetuum Jazzile.
Cogli l’intensità di questa arte anche dalla viva gestualità. Gli artisti si rivolgono al pubblico e tra di loro sembra dialoghino mentre un contagioso batter di mani si diffonde nel Giovanni da Udine, tutto esaurito, come sempre accade negli spettacoli organizzati dal gruppo di lavoro Vigna.
Una cantante invita il pubblico a seguire il ritmo. Tra i testi una riflessione sulla verità della vita. Se vuoi migliore il mondo comincia da te stesso. Pedagogico. Ma c’è anche l”ironia,lo scherzo vocalico, un mirabile gioco di voci, una scheggia sonora che insegue l’altra in un continuum armonico a tratti solenne, perpetuamente, musicalmente felice.
Il gruppo sa scendere anche nel territorio degli slanci sonori più articolati, con richiami alla musica etnica e talvolta a quella culturale.
Il canto dei Perpetuum è parola pronunciata, grido gioioso, racconto di vita e un cammino, un dinamico moto perpetuo.
Le pause non sono concesse, quando non c’è il moto del coro, squilla la voce solista in una luminosa scenografia sempre rinnovata.
La canzone può ispirare anche nel giorno più grigio, perché nella valle della vita erra il trionfo dell’armonia.
Non può mancare il celebre canto natalizio che esalta il biancore della neve e il ricordo dei natali passati, un canto che nacque nel corso della seconda guerra mondiale e fu diffuso tra i soldati americani al fronte.
Canto di speranza, anche questa guerra finirà e torneremo a guardare la neve dalle finestre delle nostre case dove il Natale è più bianco.
© Vito Sutto per instArt