Vince facile Massimo Ranieri, che con una performance d’incredibile vitalità e generosità, di un paio d’ore abbondanti di show, viene letteralmente travolto dall’affetto e dagli applausi del pubblico presente al teatro Nuovo di Udine, dove ha fatto tappa, lo scorso 23 febbraio, il suo ultimo tour “Tutti i sogni ancora in volo” (organizzazione di Zenit Srl in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia, PromoTurismo FVG e Teatro Giovanni da Udine).

Artista molto amato per il suo indiscusso talento d’interprete, indifferentemente, nel ruolo di cantante, di attore e di show man, Ranieri vive il palco “con l’entusiasmo di un bambino”, per dirla con le parole di “Vent’anni”, successo targato 1970, ancora oggi uno dei pezzi preferiti dai suoi fans.

E’ solare, sprizza gioia e vitalità, canta, accenna passi di danza e racconta pezzi di vita confessando di non avere ancora rinunciato ai sogni e all’amore. Padroneggia il palco con disinvoltura: talento, mestiere, esperienza, passione certo ma s’intuisce facilmente che non c’è nulla d’improvvisato o casuale nelle sue esibizioni.
Le due ore abbondanti di show sono frutto anche di una maniacale e ossessiva preparazione, mentale e fisica, che gli consente, a un paio di mesi dai 73 anni (li compirà il prossimo 3 maggio), di ottenere consensi e successi per ogni suo progetto artistico.
“Tutti i sogni ancora in volo”, prima del tour nei teatri italiani, è stato un varietà televisivo molto seguito andato in onda in due puntate su Rai Uno, il titolo del libro (pubblicato da Rizzoli nel 2021) in cui Ranieri traccia un bilancio profondo e mai banale della sua vita, in magico equilibrio tra ciò che è stato e ciò che sarà domani nonchè il titolo del cd (pubblicato su etichetta Rama International/Ada Italy) di 12 brani inediti, scritti da alcuni grandi cantautori italiani, un lavoro discografico realizzato con la collaborazione di Gino Vanelli che lo ha prodotto e ne ha curato gli arrangiamenti.

Nello spettacolo visto al Teatro Nuovo, uno show da lui ideato e scritto con Edoardo Falcone, molto spazio è stato riservato proprio alle canzoni di quest’ultimo progetto ma non sono mancati alcuni classici da sempre molto amati dal pubblico che, in molte occasioni, sollecitato dallo stesso Ranieri, lo ha accompagnato nell’esecuzione di pezzi storici dalla poetica “Vent’anni” alla nostalgica “Perdere l’amore”, dalla elettrizzante “Se bruciasse la città” alla romantica “Rose rosse”, dalla malinconica “La vestaglia” all’irresistibile “Tu vuoi fa’ l’americano”. Tra i brani più recenti a spiccare è stato “Asini”, firmato da Carlo e Niccolò Verrienti, canzone dal testo ironico e attualissimo e dal groove molto accattivante.
Il palco è un tripudio di colori, immagini e suoni. Ottima la band composta da dieci musicisti: Seby Burgio (pianoforte), Giovanna Perna (tastiere e voce), Pierpaolo Ranieri (basso), Luca Trolli (batteria), Arnaldo Vacca (percussioni), Andrea Pistilli e Tony Puja (chitarre), Valentina Pinto (violino e voce), Max Filosi (fiati e sax) e Cristina Polegri (sax e voce) che ha creato un tappeto sonoro di grande efficacia, vigoroso ma equilibrato con il giusto mix di richiami agli arrangiamenti classici del repertorio e qualche innesto di vivida modernità.
Oltre alle luci, a dare maggior enfasi all’interpretazione di Ranieri, anche le immagini proiettate sul grande schermo alle sue spalle, particolarmente suggestive quelle che hanno accompagnato l’esecuzione di “Lettera di là dal mare” brano che valse al cantante il prestigioso “Premio della critica della canzone italiana Mia Martini” al 72° Festival di Sanremo.
A vincere su tutto però è stata la voce di Massimo Ranieri: potente, limpida, straordinariamente bella che non denota cedimento alcuno.
Tra canzoni e semplici perle di saggezza, musica e aneddoti di una vita eccezionale, il tempo vola. Massimo Ranieri conferma di essere un grande artista. Sarà perché, come dice lui, non ha mai smesso di sognare e di credere nell’amore ma anche per avere saputo mandare a memoria la lezione di uno straordinario maestro del teatro come Giorgio Strehler che, lavorando insieme a lui, gli ha insegnato l’arte della fatica e della sofferenza.

A Udine ha salutato il pubblico sulle note di una intramontabile “Tu vuoi fa’ l’americano”, seducente e genuino, come se non sentisse il peso di quasi sessant’anni di carriera (è del 1966 la sua partecipazione alla manifestazione canora televisiva “Scala reale” con “L’Amore è una cosa meravigliosa” e nel 1969 vince il Cantagiro con “Rose rosse”).
Pubblico del Nuovo (soprattutto donne di ogni età) in delirio, applausi prolungati ed entusiasti.

Rita Bragagnolo © instArt