Alle 18,30 di sabato 12 ottobre 2024 nella sala Pierluigi di Piazza della Comunità Nove (Parco di Sant’Osvaldo, via Pozzuolo 330 Udine), nell’ambito dell’iniziativa della Cooperativa Itaca “Disturbo?”, Mirko Cisilino (tromba), Roberto Fabrizio (chitarra), Giovanni Maier (contrabbasso) e Marco D’Orlando (batteria) si esibiranno in un concerto dedicato al grande sassofonista Ornette Coleman.
Oltre al puro piacere di ascoltare alcune tra le punte di diamante del jazz contemporaneo nel nostro paese, l’occasione sarà propizia per celebrare degnamente il concerto che il grandissimo sassofonista di Fort Worth, Texas, tenne con il suo gruppo all’ospedale psichiatrico di Trieste nel giugno 1974.
Fu la prima di una lunga serie di esibizioni di vari artisti voluta da Franco Basaglia e dai suoi collaboratori per aprire al futuro l’istituzione manicomiale rendendola un luogo diverso e piacevole nel quale fosse possibile creare vera socialità e una nuova umanità anche grazie all’arte e alla musica.
A dieci lustri da quel grande azzardo del “dottore dei matti” possiamo dire che la scommessa è stata vinta a mani basse. L’unica vera rivoluzione culturale del nostro paese ha fatto germinare una sensibilità del tutto nuova non solo nel campo della salute mentale e delle fragilità in genere, ma soprattutto in quello dei diritti di tutti.
La prova tangibile è proprio nel Parco di Sant’Osvaldo, ex famigerato manicomio nel quale scontarono la loro condanna le vittime della psichiatria tradizionale tra violenze e terribili strumenti di contenzione.
Quei gironi d’inferno si sono trasformati, grazie all’intervento dei collaboratori di Basaglia, in una realtà aperta e solare nella quale la cura e la terapia sono intese come condivisione e accoglienza delle persone più sensibili che trovano un ambiente a misura d’uomo immerso nel verde.
I musicisti che si esibiranno a Sant’Osvaldo, virtuosi tra i più innovativi, sperimentali e sensibili degli ultimi decenni, hanno deciso, di comune accordo, di rendere omaggio a Ornette Coleman reinterpretando la scaletta del concerto di Trieste di tanti anni fa, senza alcuna piaggeria o pedissequa smania imitativa.
Al contrario, i brani, con i nuovi arrangiamenti, diventano del tutto originali assumendo nuove forme e risonanze, seguendo le dinamiche del jazz più autentico per definizione mutanti, sfuggenti, in continuo movimento e trasformazione.
L’arte stessa di Coleman è un arcobaleno di suggestioni che si nutre di quel sole nella pioggia che è la creatività libera dall’oppressione e dal pregiudizio. Il Free Jazz è la forma musicale basata sull’improvvisazione, alternativa a ogni schema tradizionale che prende il nome da un monumentale album di Coleman in doppio quartetto del 1961 per l’appunto “Free Jazz: A Collective Improvisation”.
In quell’anno Franco Basaglia vinse il concorso per la direzione dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Enzo Quai, un infermiere di allora racconta:
“Allora c’erano seicentocinquanta ricoverati, uomini e donne rinchiusi nelle camerate. Era un lager. E basta. Dopo il primo giorno di lavoro pensai di non ritornare più malgrado lo stipendio. Adesso non riesco ad allontanarmi. Il manicomio mi ha dato tutto. Il senso della vita, dei rapporti, degli altri. Anche la dignità. Con me entrò Basaglia e cominciammo a rompere tutto…” Da quel giorno il “dottore dei matti” non smetterà di sconcertare i ben pensanti che vedevano la follia come un pericolo sovvertitore dell’ordine sociale. Avevano ragione, la follia è quell’energia misteriosa che se ben incanalata è in grado di colpire tutti i vecchi pregiudizi cambiando le meccaniche dell’oppressione.
Allo stesso modo, il Free Jazz che qualcuno considera ancora oggi una cosa da invasati, non è mai stato solo una bizzarra forma musicale, ma anche uno strumento per rivendicare i diritti degli oppressi, da quelli degli afroamericani discriminati dalla società bianca a quelli di tutte le minoranze del mondo.
Si rompono gli antichi schemi repressivi per guardare ad un nuovo futuro di giustizia e di fratellanza. La musica di Coleman è tutta orientata verso il futuro in un anelito di cambiamento rivoluzionario come nell’album “Tomorrow is the Question!” che si interrogava in musica sulle prospettive del nostro vivere e della società.
La riforma psichiatrica di Basaglia, con la conseguente legge 180, oggi largamente disattese, guardavano al domani con fiducia e speranza in una trasformazione sociale inclusiva e davvero democratica nella quale tutti fossero messi in grado di collaborare positivamente al benessere sociale.
L’ensemble Cisilino/D’Orlando/Fabrizio/Maier tesserà le proprie riflessioni in musica attorno a quelle due figure di grandi rivoluzionari del nostro tempo, in un concerto che si preannuncia prezioso e raro come tutte le cose più belle, proiettato verso la certezza di un domani possibile e più giusto.
Ci vediamo il 12 ottobre al Parco di Sant’Osvaldo di Udine per questo incontro speciale tra follia e musica!
Flaviano Bosco / instArt 2024 ©