LA DIFFICILISSIMA STORIA DELLA VITA DI CICCIO SPERANZA
un testo di Alberto Fumagalli con Damiano Spitaleri, Alberto Gandolfo e Federico Bizzarri
costumi Giulio Morini aiuto regia Tommaso Ferrero regia Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli

Secondo evento speciale alla Contrada il 29 novembre, alle 20.30, con “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza”, vincitore del Premio della critica e del Fersen al Roma Fringe Festival nel 2020.
Il testo, una commedia nerissima e simpaticamente reazionaria, nei confronti di una società che anestetizza i sogni, è di Alberto Fumagalli  mentre a mettere in scena la pièce è la compagnia bergamasca Les Moustaches con Damiano Spitaleri, Alberto Gandolfo, Federico Bizzarri, per la regia di Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli.

La storia pone al centro Ciccio Speranza, ragazzone in tutù rosa che sogna di fare il ballerino. Ma viene da una famiglia di una indefinita e chiusa provincia italiana dove i sogni sono messi al bando, specialmente dal rigido padre del ragazzo. Così il sogno di Ciccio Speranza diventa incubo quando pensa alla fuga.

Ciccio Speranza è un ragazzo grasso, ma leggero, con un’anima talmente delicata, che potrebbe sembrare quella di una graziosa principessa nordeuropea. Ciccio Speranza vive in una vecchia catapecchia di provincia dove si sente soffocare, come una fragile libellula rosa in una teca di plexiglass opaco.
Ciccio Speranza ha un sogno troppo grande per poter rimanere in un cassetto di legno marcio: vuole danzare. In una sperduta provincia di un’Italia sperduta, la sperduta famiglia Speranza vive da generazioni le stesse lunghissime giornate. Sebastiano è il padre di Ciccio, violento e grave come un tamburo di pelle di capra in un concerto di ottavini. Dennis è il fratello di Ciccio, con un’apertura mentale di uno che va a Bangkok e spacca tutto perché non sanno fare pasta, patate e cozze. Solo, in fondo, nella sua fragilità, Ciccio vuole scappare da quel luogo che mai ha sentito come casa. Attraverso il suo gutturale linguaggio, il suo corpo grassissimo e il suo sogno impacciato, il nostro protagonista, in tutù rosa non smetterà mai di danzare, raccontandoci la sua vita così come la desidera. Ciccio appartiene ad un mondo lontano, senza alcuna possibilità di esaudire il proprio sogno. Il suo destino è segnato, il suo carattere è condizionato, la sua vita è soffocata da un ambiente che gli sta stretto come un cappottino antigelo sta stretto ad un bulldog inglese. Dunque, perché rattrappire i propri istinti? Solo perché la cicogna ci ha fatto cadere lontano dalla terra promessa? Perché sentirsi schiacciati da una famiglia che non vuole conoscere un mondo che sta oltre il proprio campo di fagioli?

È il terzo lavoro teatrale (dopo Il giovane Riccardo III e prima di L’ombra lunga del nano) dei giovani Les Moustaches. Il più anziano è Alberto Fumagalli (1990) che insegna Storia dell’arte, poi seguono Ludovica D’Auria (1996), attrice in Boston marriage applaudito all’Alighieri di Ravenna), Tommaso Ferrero (1995) regista di cinema e copywriter, e Giulio Morini (1995) costumista. Il nome Les Moustaches se lo diedero quando cominciarono a giocare al teatro e l’hanno mantenuto quando il sogno è sbocciato e «sono cominciati i problemi del fare teatro per davvero», dice l’autore e coregista.

comunicato stampa