Bello rivedere il teatro Nuovo affollato di gente per assistere a uno spettacolo, intuirne i sorrisi, interpretare quegli sguardi che, a fine spettacolo, rivelano compiacimento e soddisfazione per una stagione pronta a decollare.

A seguito della disponibilità del 100% dei posti in sala, dal 26 ottobre infatti prenderà il via la campagna abbonamenti per gli spettacoli in programma da gennaio a giugno 2022 (dal 26 ottobre fase riservata agli abbonati alla stagione 2019/2020: per conferme abbonamenti fino al 19 novembre, per variazione abbonamenti fino al 27 novembre. Nuovi abbonamenti dal 30 novembre).

Ci voleva proprio uno spettacolo come “TaranElla”: pieno di musica, di canzoni gioiose, acrobazie mozzafiato, di sorprendenti numeri di giocoleria, qualche effetto speciale, incantevoli giochi di luci e ombre. Una proposta adatta a un pubblico di ogni età, una boccata d’aria fresca per uscire dal torpore intellettuale e culturale conseguenza inevitabile di tanti mesi passati annullando o limitando molto l’esercizio della socialità.

Milo Scotton, artista poliedrico, ideatore, drammaturgo, regista di uno show che lui stesso ha definito “la mia prima Opera di Circo per grandi teatri”, alla fine di una travolgente esibizione durata un paio d’ore, faticava a nascondere la soddisfazione (meritatissima!) per avere visto realizzarsi il sogno di una vita. Così, prima di congedarsi dalla platea, Scotton chiede al pubblico udinese una posa per la foto ricordo del riuscitissimo debutto nazionale.    

Prodotto da ArteMakìa, un progetto che nasce con l’intento di valorizzare il circo contemporaneo che diventa un mezzo per dare impulso alla vita, alla speranza. La prestanza fisica degli artisti finisce infatti per coniugarsi ad un umorismo che fa riflettere in modo leggero e dona momenti di pura evasione, in una forma del tutto nuova realizzando il giusto equilibrio tra un’elegante poetica narrativa e una ricerca tecnica innovativa legata al movimento e alle discipline circensi più classiche.

E’ così che nel lavoro approdato sul palcoscenico del teatro udinese confluiscono e si fondono generi molto diversi: performance di indubbia e notevole fisicità, una teatralità diffusa, la ricerca tecnica legata al movimento (il ritmo è sempre moto intenso) e alle discipline circensi più classiche: dai giochi funambolici al teatro delle ombre con qualche felice intrusione di tradizioni popolari (bellissima la danza del palo e dei nastri). 

Scotton vanta una lunga esperienza nel mondo dello spettacolo iniziata nel 2001 quando entrò a far parte de “Le Cirque du Soleil”, con un proprio numero artistico, nell’ambito di una specialità, la “scala libera” di cui è ancor oggi è universalmente riconosciuto come un apprezzatissimo innovatore.

E’ la voce di un vecchio reduce alleato a farci precipitare dentro una storia dell’Italia degli anni Quaranta. La tranquillità apparente di un locale di provincia del Sud viene improvvisamente interrotta dall’arrivo di alcuni soldati americani in cerca di ristoro. L’intrusione scatena subito negli avventori reazioni e sentimenti assai contrastanti: c’è chi accoglie gli ospiti con diffidenza, chi rivive i drammatici momenti del combattimento, chi cerca sollievo condividendo cibo e qualche sorriso, chi ricorda gli affetti lontani sfogliando il diario dei propri ricordi…

A dominare la scena è sempre la musica, suonata dal vivo con bravura e simpatia da autentici musicisti (Roberto Cannillo, Simone Grimaldi e Andrea Maracci). Come per incanto la pista da ballo si trasforma così in un metaforico campo di battaglia in cui a fronteggiarsi sono due culture diverse, una sfida a colpi di tarantella e di ritmi jazz, precisamente il jazz americano di Ella Fitzgerald (fatta rivivere dalla splendida l’interpretazione di Raffaella Buzzi, cantante e attrice dalla voce brillante, disinvolta e dotata di notevole personalità).

La storia, narrata per piccoli quadri che si rincorrono senza soluzione di continuità, è il pretesto per parlare di umanità e di vita, costantemente in bilico tra gioia e dolore, della necessità di far tesoro di valori universali quali la fratellanza e la solidarietà, della consapevolezza della caducità della vita, dell’inutilità della guerra “ci eravamo accorti – dirà il vecchio reduce sul finale dello spettacolo che avevamo un nemico comune, la guerra”, della paura della morte, della necessità di apprezzare ogni momento vissuto su questa terra come ricorda la splendida poesia di Eduardo De Filippo “Ncopp’ a sta Terra “…….Te rummane ‘o ricordo ‘e nu mutivo comme fosse na musica sperduta ‘e nu suonno scurdato, ca t’è paruto vivo chiaro cchiù d’ ‘o cristallo dint’ ‘o suonno e nun ‘o puo’ cunta’ quanno te scite manc’a te stesso, tanto è fatto ‘e niente”.

Il finale è nell’incontenibile felicità dell’intera Compagnia: artisti bravissimi a partire da Milo Scotton (Il reduce – Soldato alleato) per continuare con Raffaele Riggio (Direttore del Locale), Valeria Quatrale, Valentina Padellini, Alice Di Stefano, Lucia Brusadin (Servitù), Simone Grimaldi (Cap’de Ball), Andrea Maracci, Raffaella Buzzi e Cristian Rodriguez (Soldati Alleati). Le coreografie sono state curate da Milo Scotton, Clelia Riva, Barbara Crescimanno; i movimenti di scena da Simona Randazzo e Marco Ferroglio, la creazione sonora firmata da Corrado Gallo, le scenografie di Andrea Randazzo, i costumi (originali e di grande effetto) sono di Simona Randazzo e le luci di Corrado Gallo e Milo Scotton.

A suggellare la conclusione di una serata ad alto gradimento e di attesa ripartenza, è stato un canto liberatorio come “Bella ciao”, eseguita da tutti i protagonisti sul proscenio, a sipario chiuso, con l’accompagnamento ritmico del battito di mani del pubblico.

Applausi calorosi hanno infine salutato il riuscitissimo debutto nazionale di “TarantElla” (produzione Compagnia ArteMakia partnership Teatro Alfieri Asti, Arci Tavola Tonda Palermo).

© Rita Bragagnolo per instArt