Il progetto di formazione musicale “Orpheus” della Storica Società Operaia di Pordenone si appresta a far vivere agli studenti degli Istituti superiori della città una nuova emozionante esperienza, grazie alla nuova co-produzione che il sodalizio promuove insieme al Teatri Stabil Furlan come originale omaggio al Centenario della nascita di Pasolini: “Se vivrò dovrò pure tornare”. Lo spettacolo, dall’evocativo sottotitolo “Ritorno all’Età del Pane” avrà la sua anteprima sabato 29 ottobre all’Auditorium Concordia di Pordenone, in matinée scolastica e in recita serale alle 20.45 per il pubblico (biglietto unico €10 in vendita sul posto, info presso la Somsi di Pordenone: www.somsipn.it).

Tre sono le scuole che hanno aderito a questo percorso di formazione letteraria e musicale, ideato e curato dal maestro Eddi De Nadai, che mette al centro la produzione drammaturgica e musicale contemporanea, con la prerogativa, qualora la struttura dell’opera lo consenta, di coinvolgere direttamente gli studenti nella messinscena. Le scuole partecipanti al progetto sono inoltre sollecitate ad approfondire i contesti storici, letterari e artistici di riferimento, aprendosi anche all’incontro diretto con attori, registi, musicisti, drammaturghi e compositori, per meglio comprendere i contenuti e la genesi creativa che li coinvolge. In questo caso, il direttore del Teatri Stabil Furlan, e regista della produzione, Massimo Somaglino, insieme ad alcuni membri della Compagnia, ha potuto dialogare con le classi del Liceo scientifico Grigoletti, del Liceo artistico Galvani e del Liceo Leopardi-Majorana, che saranno presenti a teatro, e dalle quali è stato selezionato il gruppo di studenti che compone il Coro SingIn, che sarà parte integrante dello spettacolo, inserendosi nell’azione scenica. Preparati da Dewis Antonel, i coristi interpreteranno la poesia di Pasolini “Chel ch’a si dismintia” (da “La meglio gioventù”), appositamente musicata dal compositore Renato Miani, che firma tutte le partiture della pièce, che da una ricerca condotta all’interno della tradizione musicale friulana raggiunge forme di rielaborazione originale adatte ad assecondare il ritmo delle emozioni dei personaggi.
In scena Carla Manzon, Giulia Cosolo, Serena Di Blasio e Alessandro Maione danno vita ad una storia personale oppure universale, che coinvolge tre generazioni di donne fra partenze, non-partenze, arrivi e ritorni, sulla base del testo originale firmato da Lisa Moras, dramaturg dello spettacolo, con Carlo Tolazzi e Tarcisio Mizzau. Una drammaturgia che sul palco diventa perfetta partitura corale, grazie alla suggestione, letteraria e musicale, dell’italiano e della lingua-madre del poeta di Casarsa, ovvero la lingua friulana realmente usata da Pasolini e appositamente “ricostruita” in una sorta di glossario ricavato dalle numerose opere dell’autore.
E mentre l’intreccio si dipana tra sentimenti estremi, amore e odio, rabbia e commozione, in palcoscenico gli strumentisti dell’ensemble Orpheus contrappuntano questa trama familiare ed “epocale”: Nicola Bulfone, clarinetto, Adolfo Del Cont, fisarmonica, Beatrice De Stefani, violino, Ilaria Polese, viola, Elena Borgo, violoncello, Fabio Serafini, contrabbasso, compongono il sestetto selezionato da Eddi De Nadai, che coordina la parte musicale dell’opera.

La produzione, che avrà la sua “prima nazionale” il 3 novembre al Teatro Giovanni da Udine, è sostenuta da Regione Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli, Comune di Pordenone, Comune di Udine e ARLeF, in collaborazione con SPK Teatro e Centro Studi P.P. Pasolini di Casarsa.

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