L’appuntamento di ieri sera per la quinta serata degli Amici della Musica al Palamostre, è stato caratterizzato  dall’esecuzione di due composizioni che rappresentano probabilmente il massimo della  musica da camera romantica: il Quintetto in mi bemolle maggiore op.44 per pianoforte e archi di Robert Schumann e quello in fa minore op. 34 di Johannes Brahms. Protagonisti dell’evento il Quartetto d’archi Savinio (Alberto Maria Ruta e Rossella Bertucci prImo e secondo vIolino, Edoardo RosadIni viola e Lorenzo Ceriani violoncello) e il pianista Antonello Cannavale.

La serata è aperta dai cinque con il Quintetto in mi bemolle maggiore op. 44 di Robert Schumann – era dedicato alla moglie Clara Wieck in occasione del loro primo anniversario di matrimonio nel 1842la cui esecuzione, fin dalle prime battute dell’Allegro brillante, ci dà subito la cifra stilistica degli esecutori: suono bellissimo, tecnica curata fin nei più piccoli particolari, grandissima espressività, pensiero musicale unitario frutto di straordinario affiatamento, non solo fra i membri del quartetto, ma anche fra loro e Cannavale. La giovanile spontaneità del tema iniziale è resa con straordinaria efficacia, mentre i successivi sviluppi tematici rivelano uno straordinario lavoro di cesello in cui la contrapposizione fra il pianoforte e gli archi e si rivela foriera di grandi emozioni.  Che si prolungano anche nel successivo In modo di una marcia. Un poco largamente, in cui la marcia, chiaramente ispirata a quella funebre, cede il passo ad un dolcissimo ed accorato dialogo fra gli archi e il pianoforte, per poi evolvere In un’alternanza di momenti di slancio ritmico ed altri più meditativi, formando cosìuna sequenza musicale di estrema suggestione. Con grande brillantezza e slancio è reso lo Scherzo. Molto vivace, la cui esecuzione è contraddIstinta da una straordinaria politezza esecutiva e meraviglioso slancio ritmico, che ritroviamo anche nell’Allegro ma non troppo che chiude questo capolavoro fra i convinti applausi del pubblico degli Amici.

Il secondo tempo del concerto vede l’esecuzione del Quintetto in fa minore op. 34 di Johannes Brahms e che nulla aggiunge di nuovo al giudizio su una esecuzione a dir poco emozionante. Anche qui il tema che apre l’Allegro ma non troppo iniziale è reso in tutta la sua briosa spensieratezza con un suono affascinante, una travolgente conduzione ritmica e un’espressività senza pari che rendono viva e piena questa pagina così inconfondibilmente brahmsiana. Il dialogo fra le parti ed in particolare fra il pianista, davvero eccellente, e gli archi è serrato e coinvolgente. Tali caratteristiche esecutive si riverberano anche sui movimenti successivi (Andante, un poco adagio- Scherzo. Allegro. Trio- Finale. Poco sostenuto. Allegro non troppo) regalandoci un Brahms di luminosa bellezza.

Alla fine, entusiastici applausi per i cinque esecutori e bis con una parte (la fuga finale) dell’Allegro ma non troppo del quintetto di Schumann.

Sergio Zolli © instArt