Apertura di stagione alla grande la scorsa sera al Teatro Nuovo Giovanni da Udine con la conferenza Prima del Concerto, un illuminante incontro di approfondimento tenuto dal musicologo e saggista Maurizio Biondi sulla storIa e le tecniche espressive adottate da Arnold Schönberg in Verklärte Nacht (brano di apertura del concerto serale), ricco rinfresco di benvenuto per il pubblico e concerto della Philarmonia Orchestra diretta dal finlandese Esa-Pekka Salonen.
Il programma presentato dalla Philharmonia e da Salonen si apre con le note della celeberrima Verklärte Nacht op.4 di Arnold Schönberg, un lavoro giovanile (appena venticinquenne!) risalente al 1899. La versione presentata a Udine è quella ripresa e trascritta per orchestra d’archi nel 1943 (la prima stesura è per sestetto d’archi). Tale lavoro, pur essendo un’opera giovanile, compie un’operazione all’ epoca considerata impossibile perché coniuga armonie e melodie di ispirazione wagneriane, con il principio della variazione continua, tipico dell’arte di Brahms, compositore considerato allora conservativo e inconciliabile con il “rivoluzionario” Wagner, preparando così il terreno ai futuri sviluppi della sua poetica.
L’esecuzione di questo lavoro, che assieme ai Gurre Lieder rappresentò uno dei suoi due unici successi “popolari” come sottolineato da Maurizio Biondi, è connotata, fin dalle prime battute, da un’accurata ricerca espressiva, come mostrato dall’elegante gesto dI Salonen, da un suono di grande spessore, che sa repentinamente variare di dinamiche e da una grandissima precisione ritmica delle singole sezioni e financo dei singoli orchestrali. Si tratta quindi di un’esecuzione che penetra profondamente nell’ordito espressivo della scrittura schönberghiana, che a sua volta traduce in musica le atmosfere suggerite dalla poesia di Richard Dehmel, Verklärte Nacht appunto, e il successo presso il pubblico udinese è strepitoso.
La seconda parte del concerto vede l’esecuzione della Sinfonia n.7 in mi maggiore di Anton Bruckner, che vede il dispiegamento dell’intera orchestra, nel cui organico si possono osservare le rare tube wagneriane, inserite dall’autore come un omaggio al suo musicista dI riferimento, Wagner appunto, che durante la composizione di questa sinfonia stava spegnendosi a Venezia. Questa Settima è considerata la più wagneriana delle sinfonie di Bruckner, anche se a ben guardare gli episodi di stampo wagneriano sono solo due (il primo è quella sorta di “melodia infinita” che si trova nell’Allegro moderato iniziale e il secondo nel Finale, basato su un’allineamento dI eterogenei materiali tematici), con lo splendido e dolente Adagio che costituisce un esplicito omaggio a Wagner, con quella sua contrapposizione fra tema pensoso e severo ed il secondo danzante e leggiadro, e quello Scherzo così strutturato in blocchi, ed è quella che consolidò definitivamente la fama del compositore austriaco ormai sessantenne.
L’esecuzione di questo capolavoro da parte della compagine di Salonen lascia letteralmente senza fiato per bellezza e imponenza di suono, gli ottoni di questa orchestra sono qualche cosa di inaudito, precIsIone ritmica ed espressività, grazie ad un corpus di struMentistI di eccellente levatura ed al valore aggiunto della direzione, che costituisce il fulcro del pensiero musicale dell’orchestra. L’ascoltatore è annichilito a fronte di tanta bravura e bellezza al punto che resta solo spazio per una sconfinata ammirazione ove le parole perdono di signfIcato.
Il successo della Philharmonia Orchestra diretta da Esa-Pecca Salonen è quindi grandissimo, come testimoniato dai prolungati applausi del pubblico udinese, letteralmente entusiasta dell’esecuzione.
Sergio Zolli © instArt