TRIESTE, SOS SANITA’: MANCANO ALMENO 100 INFERMIERI, L’ORDINE OPI TRIESTE APRE UN TAVOLO DI LAVORO E INCONTRA UNEBA, AIOP E LE COOPERATIVE SOCIO-SANITARIE PER TROVARE UNA SOLUZIONE. ECCO LA PROPOSTA UNITARIA CHE IL TAVOLO DI LAVORO SUBITO FORMALIZZERA’ CON IL PRESIDENTE DELLA REGIONE FVG MASSIMILIANO FEDRIGA E L’ASSESSORE ALLA SANITA’ RICCARDO RICCARDI, LA ANTICIPA IL PRESIDENTE OPI FLAVIO PAOLETTI: “CHIEDIAMO DI AUTORIZZARE GLI INFERMIERI DEL PUBBLICO AD UN IMPIEGO SU BASE VOLONTARIA E FINO A MAX 20 ORE MENSILI NELLE AZIENDE: IN QUESTO MODO A TRIESTE SI POTRA’ RITROVARE UN EQUILIBRIO PER LA GESTIONE SANITARIA NELLE STRUTTURE E NELLA DOMICILIARITA’”
TRIESTE – «il covid ha accentuato la storica carenza degli infermieri a Trieste e in Friuli Venezia Giulia: un dato fino ad oggi sottovalutato dalle istituzioni regionali. Con il risultato che siamo arrivati ad una carenza ormai stabile di almeno un centinaio di infermieri nella sola Trieste, e di oltre trecento in tutta la regione». Lo spiega Flavio Paoletti, presidente dell’Ordine Professionale degli Infermieri di Trieste, ricordando che sono attualmente 2166 gli infermieri iscritti all’OPI Trieste, l’80% dei quali lavora nel pubblico, e 9772 in tutto il Friuli Venezia Giulia. «La questione – ricorda Paoletti – investe trasversalmente anche le aziende sanitarie che, in attesa di istituire nuovi concorsi, provano a reclutare personale infermieristico tramite avvisi a chiamata diretta degli infermieri ancora liberi. Ma le case di riposo, le RSA e le cooperative in appalto offrono oggi un servizio sanitario pubblico per nome e conto delle stesse aziende Sanitarie che hanno lanciato i bandi, con il risultato di una costante emorragia di risorse. Per questo abbiamo deciso di trovare una soluzione aprendo un tavolo di lavoro con le cooperative di servizio socio-sanitario che ci avevano contattato, con UNEBA Friuli Venezia Giulia e con l’Associazione Italiana Ospedalità Privata».
Nella sede OPI Trieste (via Roma 17) si è svolta la riunione ristretta che, insieme ai vertici OPI – con il presidente Flavio Paoletti, la vicepresidente Barbara Brajnik e la tesoriera Franca Masala – ha coinvolto il presidente di UNEBA FVG Matteo Sabini e
inoltre i presidenti della cooperativa TPS EriKa Ubaldini, della cooperativa La Quercia Barbara Gorza, il presidente AIOP Fabio Staderini e il responsabile processi infermieristici della cooperativa Itaca Luca Spagnol. Notevole il disagio riscontrato dalle realtà riunite per la carenza di infermieri: TPS ne ha persi 14 fra gennaio e agosto 2020 passando da 50 a 36 infermieri; AIOP segnala carenza di 10 infermieri nelle 3 RSA e di 13 infermieri fra SALUS e Pineta del Carso; UNEBA necessita nell’immediato di 15 infermieri e ITACA segnala il calo in struttura da 9 a 5 infermieri. Malgrado le politiche di welfare aziendale tutti evidenziano un turnover annuale anche del 200% e la difficoltà a garantire standard e qualità assistenziale, con molte convenzioni in scadenza e la difficoltà di garantirne il rinnovo in mancanza di personale infermieristico. Il rischio, per la sanità pubblica, è di un aumento delle ospedalizzazioni, di una difficoltà a prevenire la diffusione delle infezioni, innanzitutto. Nelle strutture diventerà anche difficile garantire lo standard assistenziale, per esempio il corretto monitoraggio dello stato nutrizionale e l’adeguata prevenzione delle cadute da parte dei degenti.
«Per questo le cooperative socio-sanitarie, preoccupate dalla costante emergenza, ci hanno richiesto un incontro – spiega ancora Paoletti – L’obiettivo è di puntare a un accordo immediato con Asugi e con la Regione Friuli Venezia Giulia per attivare soluzioni utili. Siamo convinti che ci sia una possibilità importante da percorrere e d’intesa con UNEBA, AIOP e le cooperative chiederemo immediatamente al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massiniliano Fedriga, all’Assessore alla Sanità Riccardo Riccardi e ad Asugi di autorizzare i pubblici dipendenti ad erogare, su base volontaria, un massimo di 20 ore esterne alle aziende, come previsto dall’art. 53 D.LGS n. 165 del 2001, con la garanzia che tali attività non siano vietate per legge e incompatibili e che l’impegno non sia eccessivo portando a trascurare i doveri d’ufficio, e infine che tali attività non determinino un conflitto d’interesse con l’attività lavorativa. Grazie a questa autorizzazione si potrebbe ritrovare un equilibrio accettabile delle risorse infermieristiche sul territorio».
Dal 2018 gli Ordini Professionali degli Infermieri del Friuli Venezia Giulia chiedono al governo regionale che l’Università possa aumentare gli iscritti al corso di laurea in infermieristica. Quest’anno i posti disponibili per le immatricolazioni saranno 120 a Trieste, 45 a Pordenone e 95 a Udine. «Qualora ci fosse l’incremento delle nuove matricole – aggiunge Paoletti – bisognerà rendere più attrattivo il nuovo contratto di lavoro, creando un’area contrattuale assestante e un forte riconoscimento economico, affinché all’aumentare dei posti nei corsi di laurea ci sia un numero adeguato di candidati che si presentino alle selezioni».
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