
Abbazia di Sesto in Silvis, 1766
Verrà presentato nella chiesetta di Sant’Urbano a San Giovanni di Casarsa, sabato 9 aprile alle ore 11, l’esito della ricerca, condotta dallo storico Vieri Dei Rossi, che porta alla luce la figura, l’opera e l’origine del pittore Biagio Cestari. Introdurrà l’incontro il professor Giuseppe Bergamini.
«Molti furono gli esponenti della pittura veneziana del Settecento che eseguirono pregevoli opere per chiese e palazzi in tutto il Friuli. Giambattista Tiepolo in primis, ma anche altri autori di rilievo quali Piazzetta, Guardi, Diziani, Fontebasso, Novelli e tanti loro allievi – spiega il ricercatore Dei Rossi -. Numerosi furono anche gli artisti friulani che, con più o meno fortuna e capacità, si ispirarono a questi grandi maestri, seguendone la maniera e arricchendo il Friuli di pale e di affreschi. Alcuni si formarono all’Accademia veneta, altri praticando le botteghe di artisti locali. Tali autori vengono generalmente accomunati dalla critica sotto le voci “scuola veneta” o “ambito friulano”. Raramente sono stati ricordati, perlopiù nella pubblicistica locale. In anni più recenti, uscendo un po’ dal provincialismo che ci porta a considerare “minore” gran parte dell’arte friulana, alcuni di questi artisti sono stati tratti da un oblio spesso immeritato attraverso studi loro dedicati».
Uno di questi, appena concluso, getta finalmente nuova luce sulla vita e sulle opere del pittore Biagio Cestari, fino ad oggi considerato originario di Osoppo, cittadina nella quale morì nel 1795. Guglielmo Biasutti, già nel 1976, aveva però intuito che il pittore si era trasferito in quella località solamente dopo la nomina a pievano locale del fratello Valentino, avvenuta nel 1751. L’approfondita ricerca, condotta da Vieri Dei Rossi con la supervisione di Giuseppe Bergamini, restituisce ora il pittore alla sua patria d’origine: San Giovanni di Casarsa. Qui nacque infatti nel 1715 Biagio Salvatore, figlio di Francesco Cestari di Oderzo e di Anna Maria Pantaleoni, nobile sanvitese. Spiega il ricercatore Dei Rossi: «Nulla si conosce ancora sulla formazione dell’artista, che risulta però operante già nel 1742 nella chiesa di Rosa a Camino al Tagliamento, sfortunatamente demolita agli inizi dell’Ottocento, quando la comunità si trasferì sull’altra sponda del Tagliamento per sfuggire alle impetuose piene del fiume».
Lo studio condotto ricostruisce anche la produzione artistica del Cestari. La prima opera nota, una Sacra famiglia, firmata e datata 1744, si trova oggi nella chiesetta campestre di San Carlo a Prodolone, ma fu originariamente eseguita per la vicina chiesa delle Grazie, celebre per gli affreschi di Pomponio Amalteo. Pochi anni dopo l’autore eseguì una notevole pala in Sant’Agnese di Portogruaro, raffigurante San Nicolò che veglia sopra una splendida flotta di velieri, minuziosamente descritti. Al Cestari spetta anche la straordinaria Carta geografica del Friuli, disegnata nel 1672 da Giorgio Monsuro, olio su tela di imponenti dimensioni, ceduta ad un’asta di Christie’s per oltre 90 milioni di lire nel 1996. Seguirono una piacevole tela nella parrocchiale di Bertiolo e due riuscite pale per l’Abbazia di Sesto al Reghena (1766), purtroppo rubate nel clamoroso furto del 1° maggio 2001. «Da qualche anno le opere sono state ritrovate presso un antiquario olandese – ci svela lo storico Dei Rossi – ma non torneranno in patria a meno che le istituzioni regionali, alle quali si fa appello, non ritengano di stanziare qualche risorsa al fine di risarcire, almeno parzialmente, quella tragica ferita inferta alla storia dell’arte friulana».
Cestari fu poi attivissimo frescante, con opere nelle chiese di Vito d’Asio, Porpetto, Solimbergo, Pozzo di Codroipo, Fontanafredda e una diffusa serie di opere devozionali dalla Bassa alla Carnia.
La ricerca ha inoltre identificato altri inediti lavori dell’artista, tra cui quattro pale in parrocchia di Bicinicco, due delle quali purtroppo rubate anch’esse nel 2001. Spettacolare, infine, la decorazione di palazzo Venier, nel centro di Gradisca di Sedegliano, che dietro a una spoglia facciata in sassi, cela un salone con ballatoi e soffitti affrescati con allegorie e grisailles che non sfigurerebbero in più nobili contesti.
«Biagio Cestari appartiene senza dubbio ai Mistrùts, felice espressione friulana che identifica i nostri “piccoli maestri”, oggi da rivalutare e rivendicare con orgoglio alla storia dell’arte e alla cultura friulana», conclude l’autore della ricerca, che sarà presentata nella chiesetta di Sant’Urbano a San Giovanni di Casarsa sabato 9 aprile alle ore 11, in un evento organizzato dal Comune di Casarsa per celebrare un “suo” artista, da troppo tempo dimenticato.
Comunicato Stampa