Per una sera, una notte tempestosa come poche, Il porto sepolto di Ungaretti è “riemerso” in quella Udine dove nel dicembre del 1916, allo Stabilimento tipografico friulano di via di Prampero, il tenente Ettore Serra fece stampare le prime 80 copie di questo caposaldo della nuova poesia italiana del Novecento. È ritornato in una forma quasi corale: alcune sue liriche lette e commentate dal giornalista Nicola Cossar, altre attraverso le registrazioni della voce dello stesso Ungaretti e poi le canzoni del poeta della canzone Edoardo De Angelis.
Non è stato un concerto ne una rappresentazione teatrale, ma è stato un momento di profonda riflessione sulla guerra. Fin dall’inizio: “Spari, rombo, tuono, boato. La guerra di circonda, ci assedia, ci preoccupa, ci spaventa e ci addolora – ha detto Cossar -. È il dolore del mondo (come titola lo spettacolo; ndr), il dolore di tutti quelli che l’hanno vissuta in prima persona e di riflesso. E di tutti deve essere anche la determinazione alla pace. Non una “pax armata”, né una pace politica o economica, la pace così come dovrebbe essere, semplicemente pace. Questa serata ha voluto portare il suo mattone di intenzioni per costruire un muro contro la guerra fatto di parole, la poesia, canto, musica e condivisione di pace. Non arrendiamoci!”.
De Angelis, in alcuni frangenti, “impersona” il tenente Serra, e così racconta la nascita del Porto sepolto: “La storia è ormai sui libri, tutti la conoscono, o possono impararla. Il pensiero che vorrei esprimere è questo, fate attenzione: cosa sarebbe stato se io non avessi raccolto, con febbrile pazienza, quasi di nascosto, quei brandelli di carta sui quali erano scolpiti segni di matita, poche sillabe, che a me sembrarono il canto del mondo? Il mondo avrebbe perduto la sua voce. La voce di un poeta è la voce di tutti. Per questo era importante che venisse pubblicato Il porto sepolto”.
La voce di Ungaretti “è apparsa” per spiegare “di persona” quel folgorate inizio e per declamarci Veglia, Fratelli e San Martino del Carso. Cossar ha letto e commentato la lirica che dà il titolo al volumetto e poi Commiato e Sono una creatura, passando quindi ad altri momenti fondamentali del percorso poetico di Ungaretti come Non gridate più (da Il dolore) e Per i morti della Resistenza (da Nuove) e concludendo con una pagina di Leonard Cohen (Anthem) in sintonia con la tenace speranza al cento di questa serata contro ogni guerra. In mezzo, alcune brevi riflessioni sulla stagione interventista e sulla terribile e tragica realtà delle trincee sul San Michele, sulla decimazione della brigata Catanzaro e sull’Italia che verrà.
Le canzoni di Edoardo De Angelis sono state poesia nella poesia. Questo straordinario Maestro che in Friuli tutti amiamo ci ha regalato alcuni gioielli del suo songbook – La stella di Davide, Waterloo, Brutta storia, Un’altra medicina, Un dolore più gentile e Il dolore del mondo – interpretati con una voce bella, profonda e da brividi avvolgendo l’attentissimo ed emozionato pubblico di corte Morpurgo (l’evento era inserito nel cartellone estivo del Comune di Udine).
Prima del saluto affidato a… Ungaretti (I fiumi) e a De Angelis (Sponde), i protagonisti della serata hanno voluto ricordare quattro amici che tanto amavano il poeta (Pietro Pergolese, Enzo Pezzali, Sergio Endrigo e Carlo Lizzani), congedandosi con le parole pronunciate da Carlo Bo ai funerali di Ungaretti: “I giovani della mia generazione, in anni oscuri e di totale delusione politica e sociale, sarebbero stati pronti a dare la vita per Ungaretti, e cioè per la poesia”.
Eevento inserito nella rassegna “Canzoni e poesie contro le guerre”, organizzata dall’Associazione Culturale CulturArti (A.C.CulturArti) con il contributo del Comune di Udine ed in collaborazione con il Festival “Frattempi/3: Il Tempo di Ri-Nascere”, finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Fondazione Friuli.
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Foto © Ingrid Wight