La suadente voce di Maddalena Crippa e gli scritti di Marcel Proust, sono stati il filo conduttore del raffinato concerto dedicato a Claude Debussy al Teatro Bon di Colugna nell’ambito della Stagione 2019/2020, che ha visto protagonista un agguerrito gruppo di strumentisti proporre tre sonate “Pour la fin du temps”.
Composte fra il 19917 e il 1918, queste sonate dovevano essere sei “pour divers instruments” e volevano essere l’estremo omaggio del compositore alla civiltà strumentale francese (Debussy sapeva che gli restava poco tempo da vivere), ma la morte non gli permise di terminare il suo progetto e quindi sono rimaste solo tre sonate, che stasera sono riproposte da Ekaterina Valulina al violino, Simonide Braconi alla viola, Erica Piccotti al violoncello, Mario Ancillotti al flauto, Alessia Luise all’arpa e Matteo Fossi al pianoforte.
Incomincia quindi Maddalena Crippa che apre la serata leggendo un brano che attiene alla figura di Debussy come critico musicale: Monsieur Croche. Questo era il suo nom de plume con il quale era solito firmare le sue recensioni e ivi descrive le proprie caratteristiche. Impossibile non ammirare le doti attoriali della Crippa, che trasforma questa ironica pièce in un gustoso monologo-autoritratto dello stesso Debussy.
La successiva Sonata n. 1 in re minore per violoncello e pianoforte, vede impegnati Erica Piccotti al violoncello e Matteo Fossi al pianoforte, che restituiscono al pubblico del Bon un Debussy di straordinario fascino grazie a un’esecuzione di grande livello connotata, per entrambi, da un notevole livello tecnico, bel suono ed encomiabile senso dell’insieme.
Le medesime osservazioni valgono per la celebre Sonata n. 2 in fa maggiore per flauto, viola e arpa che vede impegnati, dopo la lettura del famoso passo della Recherche du temps perdu di Marcel Proust che descrive l’innamoramento del protagonista per la giovanissima Albertine (siamo nel romanzo “À l’ombre de jeunes filles en fleur”), Mario Ancillotti al flauto, Simonide Braconi alla viola e Alessia Luise all’arpa. Qui, la perizia degli esecutori riesce a illuminare con grande sensibilità le iridescenti volute disegnate dalla scrittura del compositore francese.
La Sonata n. 3 in sol minore per violino e pianoforte che vede impegnati la violinista russa Ekaterina Valulina e il pianista Matteo Fossi è preceduta dalla lettura del celebre passaggio della Recherche in cui l’io narrante descrive il le sensazioni suscitategli dalla petite Phràse della sonata per violino e pianoforte di Vinteuil (Proust ne parla in “du cöté de chez Swann”). Sensazioni che possono essere tranquillamente espresse all’ascolto di questa sonata di Debussy grazie anche all’eccezionale suono della Valulina, che con Fossi forma un duo di grande livello.
Per finire, fuori programma, un brano di Debussy per pianoforte solo, Matteo Fossi al pianoforte, dedicato al carbonaio che lo riforniva quotidianamente di carbone permettendogli così di scaldarsi.
Alla fine caldi applausi salutano gli interpreti di questo raffinato programma.
© Sergio Zolli per instArt