E’ stato presentato ufficialmente Bruno, il secondo dinosauro ritrovato in Friuli Venezia Giulia, nel ricco giacimento del Villaggio del Pescatore che già aveva dato i natali al dinosauro Antonio. Bruno è certamente un esemplare straordinario, essendo il più grande dinosauro italiano quasi completo (attualmente manca ancora la coda) mai ritrovato. Altra sua particolarità è la sua curios dislocazione su una piega degli strati, che curvano il fossile su se stesso per 180 gradi.

Bruno -così nominato in onore di Bruno Zoppolato, la prima persona a intravedere le sue ossa- sarà visibile da Mercoledì 1 a Domenica 19 Agosto alla palazzina Infopoint di Sistiana. E’ proprio in questa cornice che Martedì 31 Luglio si sono tolti i veli sul prezioso reperto ed è stato posssibile sapere di più su di esso e sui metodi utilizzati per recuperarlo.

Gran parte del fossile era stata estratta in blocchi dal sito di Villaggio del Pescatore quasi vent’anni or sono. Quest’anno è stato finalmente possibile estrarre anche il cranio e si è quindi dato il via ai lavori di preparazione dello scheletro, che quindi in queste settimane hanno preso forma fino quasi a completamento delle fattezze di Bruno. Il lavoro dai tecnici triestini della Zoic, che hanno estratto e preparato anche il cranio (tre persone per 4 mesi e oltre 2000 ore di lavoro) ha permesso di ricomporre i blocchi che contengono il fossile e di comprenderne in gran parte la struttura.
Bruno è un adrosauro simile ad Antonio (dinosauro erbivoro dal becco ad anatra), lungo circa 5 metri, quindi supera di oltre 1 metro il “fratello”, con un peso di circa 600 Kg e un età di oltre 70 milioni di anni. Come esemplare è sicuramente adulto, ma per ora non si può essere più precisi. La preparazione dell’animale, che ha seguito gli standard utilizzati alla fine degli anni ‘90 (sgrosso meccanico e rifinitura a getto d’acido formico) si è presentata molto complessa a causa della frammentazione del fossile. Alcune parti sono mancanti in origine e andranno restaurate in fase finale di lavorazione.
Curiosa la sua dislocazione su una piega degli strati che curvano il fossile su sé stesso per 180°, ma ancora ignota per ora la ragione della struttura geologica che contorce il dinosauro. Da un lato si trovano cranio, collo, dorso, dall’altro coda e zampe. La frammentarietà del reperto ha reso le operazioni di preparazione chimica molto delicate. Per prevenire potenziali effetti negativi si è ridotta la percentuale d’acido in uso, passando dal 8% al 4%, a titolo cautelativo. Ciò allunga i tempi di lavoro ma consente una miglior calibrazione delle operazioni. Altro fattore di complicazione è la parziale disarticolazione dello scheletro, sempre in connessione anatomica, una delle peculiari caratteristiche dei fossili del sito paleontologico giuliano.

La fase iniziale del lavoro, ricerca delle connessioni tra blocchi e frammenti, è stata la più impegnativa. Rimaneggiati più volte in Museo e poco compresi da persone che non ne avevano seguito le vicende, i campioni erano dispersi in decine di cassette. Quattro settimane sono state necessarie per riuscire ad utilizzare nella preparazione tutti i pezzi di roccia contenenti resti ossei, dopo averne definito le posizioni all’interno dello scheletro. Parte di questo era sezionato nel mezzo, ovvero le ossa comparivano in calco e controcalco. L’opera di ricongiungimento delle due metà di buona parte del dinosauro è stata molto impegnativa: la giunzione non può essere mai perfetta, situazione che rischiava di compromettere le fasi successive di lavorazione chimica. La verifica a posteriori ha permesso di constatare che non ci sono state sconnessioni superiori ai due millimetri. Una volta ricomposti tutti i pezzi del blocco contenente Bruno si sono eliminate le parti di roccia in eccesso, con un minuzioso lavoro meccanico. La preparazione chimica è iniziata dalla zona caudale, più compatta, per verificare la validità dell’esperienza maturata alla fine degli anni 90. Per cautela si sono usate concentrazioni di acido più basse di quelle utilizzate in precedenza ma la procedura si è dimostrata comunque valida: avvicinamento meccanico alle ossa, il più possibile, ciclo di acidatura sotto controllo visivo, risciacquo ad acqua persa, asciugatura, consolidamento delle ossa emerse, reiterazione del ciclo.

Rimanevano ancora da estrarre il cranio e la coda del dinosauro. Si è optato per una prima rimozione del cranio, di lunghezza nota, rimandando lo scavo della coda ad un momento successivo all’acquisizione di maggiori informazioni sulle strutture geologiche complesse che contengono lo scheletro.
Per prima cosa, prudentemente, sono stati eseguiti dei piccoli tagli nella roccia parallelamente alle strutture emergenti in sezione sul vecchio piano di scavo. In questo modo, con una preparazione meccanica in loco si è potuto constatare che l’ipotesi di giacitura del cranio era esatta. A questo punto si è eseguita una serie di tagli paralleli all’asse principale del cranio fino alla profondità di 73 cm sia frontalmente che posteriormente all’affioramento. Un’ulteriore sequenza di tagli è stata eseguita ortogonalmente ai primi. Si è proceduto alla rimozione di tutta la roccia antistante il cranio, in modo da creare una fossa dove poter operare agevolmente. Infatti, per rimuovere il blocco contenente il fossile era necessario tagliarlo alla base. Ciò è stato fatto eseguendo una serie di fori orizzontali alla profondità massima possibile. Nei fori si sono inseriti i cunei spaccaroccia (evoluzione della tecnica già in uso presso i romani) che opportunamente percossi hanno consentito il distacco del blocco pesante circa 600 kg. Il blocco è poi stato sollevato con opportuno paranco e trasportato in laboratorio dove, dopo un lungo lavoro meccanico teso a conservare le pieghe degli strati su cui si articola il cranio, ha subito la preparazione chimica. In questo caso la preparazione è stata simile a quella di Antonio visto che la roccia era sana e compatta. Il cranio, sulla sua matrice è stato montato su un supporto fornito di ruote per essere accostato al blocco principale in fase di esposizione definitiva.

Il fossile sarà esposto alla Palazzina Info-point di Sistiana, alle porte di Trieste (zona avvio sentiero Rilke) da mercoledì 1 a domenica 19 agosto negli orari: da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 18.00. sabato e domenica 10.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00. È previsto anche un servizio di visite guidate abbinato tra la Palazzina di Sistiana e il sito paleontologico del Villaggio del Pescatore.

©Luca Valenta / Instart