Al via un’altra stagione di suoni, visioni e suggestioni con gli occhi sempre bene aperti al mondo intorno a noi. Bonawentura ha presentato oggi la prima parte della stagione del Miela, teatro da sempre orgogliosamente “instabile”, insolito, attento, curioso. Programmazione che ci accompagnerà da qui alla fine di questo 2018, con una serie di proposte all’insegna della ricerca verso tutto ciò che di nuovo, importante e interessante ci regala il panorama artistico-culturale mondiale. Ricerca a cui il Miela ci ha sempre abituato ma che quest’anno appare ancora più “estrema” e presente in tutte le sezioni del cartellone. Lo sguardo del teatro instabile sembra quest’anno rivolto ancor di più verso il resto del mondo e soprattutto verso le sue parti più lontante, sconosciute, sfortunate. Un pò come se gli assiomi su cui si è sempre poggiata la sezione S/paesati fossero tracimati e avessero inondato anche il resto degli appuntamenti, primi tra tutti quelli di una sezione Miela-Music live mai così orientata verso la world music.
Imperdibili come sempre gli appuntamenti sul tema delle migrazioni del festival S/paesati, classico appuntamento autunnale del Miela, che da molti anni propone preziose occasioni di approfondimento e di riflessione – artistica ma non solo – su temi attuali. Oggi più che mai l’umanità è in cammino, si muove per fuggire dalle guerre e dalle emergenze ambientali, si muove per necessità economiche e realizzare la propria vita, come chi immigra nel nostro paese, ma anche come i giovani che emigrano in altri paesi europei o in altri continenti.
I fenomeni migratori sono complessi e dal 2000 il festival S/paesati cerca di analizzarli attraverso lo spettro della creazione artistica e gli incontri culturali. Un’attenzione particolare è riservata ai momenti di elaborazione teatrale in cui si lavora insieme tra gli artisti regionali e gli artisti immigrati, un modo per confrontarsi e generare insieme una nuova visione.
La maggior parte delle produzioni teatrali è nata con questo metodo di lavoro. Inoltre sempre attraverso la lente delle arti, il festival S/paesati prova a capire il mondo che ci circonda. Quest’anno infatti una parte sarà dedicata all’analisi e al racconto di alcune zone di guerra come la Siria e l’Iraq, riservando speciale considerazione alle vicende riguardanti i curdi, attraverso l’esperienza diretta di giornalisti come Domenico Chirico e Linda Dorigo, e artisti provenienti da tali paesi come Leyla Toprak. Durante la presentazione del libro di Maria Cuffaro, Kajal. Le vite degli altri e la mia, presentato con i giornalisti Paolo Aleotti e Emily Menguzzato, si riveleranno la disperazione della guerra, delle periferie più dure (Medio Oriente, l’Asia, il Sud America, l’Africa) viste dagli occhi della giornalista. Le migrazioni e le vite dei migranti dipendono spesso dalla guerra e dalla pace, dimensioni che, storicamente in Europa sono ben note.
Due spettacoli relativi alla prima guerra mondiale sono presenti in questo senso all’inizio e alla fine della programmazione. Ritorna il giornalista Gabriele Del Grande nell’ incontro Fortress Europe in cui parlerà dei rifugiati e il destino dell’Europa, esaminandone gli scenari futuri. Al termine verrà riproposto l’ormai celebre documentario Io sto con la sposa.
Tre le produzioni Bonawentura proposte quest’anno: Diario dall’aldilà ….Da Sarajevo con amore di Puniša Kalezić e Diana Bosnjak Monai, uno spettacolo multimediale, che raccoglie le memorie passate da nonno a nipote e ci riporta all’assedio di Sarajevo all’inizio degli anni Novanta, Lampedusa Beach, di Lina Prosa in collaborazione con il Teatro Stabile Sloveno, in cui Shauba, giovane africana, naufraga, inghiottita dal mare racconta il sogno di una vita migliore, e denuncia l’ingiustizia del mondo.
Una splendida giornata … da clandestino, di Giuseppe Nicodemo, ispirato a un reportage di Gianpaolo Sarti per il quotidiano “Il Piccolo” di Trieste è la storia di un giornalista che si finge profugo per un giorno.
Verrà riproposto Come diventare africani in una notte, di Mohamed Ba, Stefano Dongetti e Alessandro Mizzi, uno spettacolo dove la cultura europea e quella africana si incontrano e dialogano apertamente.
Ormai pietra miliare del Miela la rassegna Miela Music-Live: concerti sempre ricercati e di gran pregio intonati su ‘altre’ note musicali che puntano lo sguardo sul mondo e sulle commistioni e contaminazioni tra generi e culture musicali. Un Melting pot musicale e culturale che come sempre ci soddisfa ed appassiona. In questo inizio di stagione 2018/19 Bonawentura ospiterà artisti e gruppi musicali provenienti da: Italia, Belgio/Congo, Costa d’Avorio, Nuova Zelanda, Niger, UK/Arg/Congo.
Il Teatro Miela si ritrova ad essere uno dei pochi spazi a proporre una programmazione musicale trasversale, che abbraccia molte tendenze odierne e di qualità. Le scelte della programmazione di questa prima parte di stagione rivolgono lo sguardo alle musiche del mondo e alle commistioni e contaminazioni tra generi e culture musicali. Un viaggio attraverso la musica, le tradizioni e le sperimentazioni dei diversi luoghi del mondo, sempre aperti alle differenti culture che finiscono inevitabilmente per arricchire la nostra.
La linea di pianificazione musicale di Miela Music-Live ci vede collaborare anche a livello transfrontaliero con altre realtà con cui condividiamo gli intenti e le proposte artistiche come il festival Druga Godba della vicina Slovenia, tutte realtà che si impegnano a diffondere e circuitare il più possibile la musica del mondo nella sua diversità.
Tutto sempre con un’attenzione particolare al livello e alla qualità dei musicisti nella dimensione live, alla sperimentazione e l’originalità della proposta, con una predilezione per quei progetti che, più di altri, sono capaci di sorprenderci per la capacità di non uniformarsi nelle solite categorie e tipologie musicali standardizzate.
Il primo appuntamento è con Nidi D’arac (Italia) i più forti e longevi esponenti della world music italiana raccontano, con lo splendido dialetto salentino, le storie scure del sud italiano e le fanno danzare sui ritmi popolari tra contaminazioni folk, rock ed elettroniche. Seguiranno: Baloji tra i musicisti più interessanti nell’ambito della “nuova” world music, quella prodotta in Europa da musicisti qui cresciuti, che guardano alle loro radici e se ne riappropriano con sguardi e linguaggi profondamente contemporanei. La cantante, danzatrice e percussionista della Costa d’Avorio, la nuova grande voce dell’Africa Dobet Gnahoré, le sue performance catturano l’attenzione fin dal primo istante. Orchestra of Spheres, un progetto (anche visivo) che arriva dalla Nuova Zelanda, inventori e promotori di un particolarissimo groove alieno, arrivando ad un alto livello di sperimentazione e originalità. Les Filles de Illighadad un gruppo di ragazze provenienti dal villaggio omonimo del Niger, fautrici di un nuovo genere di chitarra Tuareg che si mescola al folk tradizionale trasportando le canzoni rurali dei nomadi ai giorni nostri, nel XXI secolo, una testimonianza della ricchezza nella semplicità con delle composizioni costruite da pochi elementi: voci, battiti di mani e percussioni. Animanz & Juanita Euka (UK/Arg/Congo) un gruppo nato nel 2013 come un progetto aperto tra amici musicisti che in pochi anni è cresciuto accogliendo artisti ed ospiti provenienti da tutto il mondo e consentendo alla band di sviluppare il loro ritmo così variegato e travolgente.
In questo stuzzicante menù di proposte il pubblico troverà appuntamenti con l’arte, il teatro, la scienza e molto altro ancora e potrà riapprezzare gli immancabili appuntamenti con la scatenata satira del Pupkin Kabarett. L’appuntamento classico – classicissimo ormai – dei lunedì del Miela con la musica e il cabaret e con la compagnia più strampalata che vi sia mai capitato di vedere su un palco non mancherà nemmeno quest’nno, infatti..
Dal febbraio 2001 calcano continuativamente le scene, sempre accompagnati dalla musica della fedelissima Niente Band, riempendo le serate del primo giorno della settimana con sketch, satira politica e con pensieri e riflessioni che definire strampalati è dir poco.
Ma tutto ciò non gli bastava. Da anni scrivono e inscenano spettacoli e reading su svariati argomenti senza che nessuno li abbia ancora cacciati a male parole. Questo per Trieste è effettivamente molto strano.
Il loro segreto? Una dose di follia accompagnata da una adeguata sconsideratezza e da un congruo quantitativo di imprudenza. Le loro maggiori qualità morali? Disfattismo, negatività e improvvisi entusiasmi ingiustificati. Soprattutto hanno sempre ragionato male.
Insomma, il piccolo e instabile Teatro Miela riapre di nuovo i battenti e per l’occasione si fa ancora una volta grande, bello, luccicante. Forte di un trend più che positivo nel numero di spettatori paganti (più che raddoppiati dal 2014 ad oggi) e di collaborazioni sempre più solide (appena terminata quella con Trieste NExt, in cui il Miela h aavuto un ruolo forte non solo come palco ma anche e soprattutto como polo di aggregazione), mai come ora il Miela si presenta con una stagione “a misura di mondo”.
©Luca Valenta / Instart