In un futuro aprile. Pasolini da Casarsa al mondo.
Mercoledì 25 maggio, ore 18.00
Casarsa, Sala Consiliare del Municipio Poesie a Casarsa
Conversazione con letture intorno all’esperienza di Pier Paolo Pasolini a Casarsa, e alla sua onda lunga sulla poesia italiana,con Franco Brevini, Ivan Crico, Flavio Santi conduce Gian Mario Villalta

“Poesie a Casarsa”, ancora una tappa del progetto “In un futuro aprile. Pasolini da Casarsa al mondo”, curato da Fondazione Pordenonelegge.it in sinergia con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini, in occasione del centenario della nascita del grande artista. Appuntamento mercoledì 25 maggio, alle 18 nella Sala Consiliare del Comune di Casarsa, per una conversazione a più voci, intercalata a letture. Protagonisti saranno l’accademico e saggista Franco Brevini, editorialista del Corriere della Sera, e i poeti Ivan Crico e Flavio Santi, in un talk che sarà condotto dal direttore artistico di pordenonelegge Gian Mario Villalta, scrittore e poeta
Poesie a Casarsa, com’è noto, è il titolo dell’opera d’esordio di Pasolini, uscito alla fine di luglio 1942 in trecento copie stampate a Bologna: includeva 14 liriche in friulano con traduzione italiana in calce, scritte intorno ai vent’anni e rieditate nel 1954 nel “volume primo” de La meglio gioventù. Ma quale importanza ha avuto per la poesia italiana l’esperienza di Pasolini a Casarsa? Ne parlerà a Casarsa Franco Brevini, tra i maggiori conoscitori della poesia nelle parlate minori, che ha visto fiorire nel secondo ‘900 alcune tra le migliori opere italiane di poesia. Farà il punto sull’eredità di Pier Paolo Pasolini confrontandosi con due poeti – Ivan Crico e Flavio Santi – nati nel corso di quella “mutazione antropologica” che ha trasformato radicalmente l’assetto linguistico del nostro Paese. Info pordenonelegge.it centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/
Il filo del dialogo si intreccerà grazie alla conduzione di Gian Mario Villalta, che osserva:«le Poesie a Casarsa sono l’esempio, forse unico nelle nostre lettere, di una pronuncia che sa essere popolare e non “popolaresca” o realistica -del “realismo” letterario- e insieme raffinata, preziosissima. Il giovane Pasolini, immerso a Casarsa in un mondo contadino ancora in gran parte esente dall’irrompere della modernità, sogna “lingua e terra” in un modo nuovo, estraneo a quel processo che ha portato dall’idea romantica di popolo al più violento e criminale nazionalismo. “Lingua e terra” sono una relazione da inventare sempre di nuovo creativamente, attingendo al fondo comune che le costituisce».
Franco Brevini insegna Letteratura italiana all’Università degli Studi di Bergamo. Ha scritto e curato una quindicina di volumi fra cui Pasolini (1981), Poeti dialettali del Novecento, Le parole perdute. Dialetti e poesia nel nostro secolo, La poesia in dialetto. Storia e testi dalle origini al Novecento. Alpinista e viaggiatore, ha compiuto centinaia di scalate in tutto l’arco alpino e ha realizzato numerose traversate nell’Artico. E’ stato responsabile scientifico per l’Anno Internazionale delle Montagne indetto dall’ONU per il 2002. Tra i suoi libri più recenti citiamo Simboli della montagna (2018) e Il libro della neve. Avventure, storie, immagini (2019) entrambi editi per il Mulino. Per Raffello Cortina editore ha pubblicato Abbiamo ancora bisogno degli intellettuali? (2021). Goriziano, classe 1968, Ivan Crico ha vinto il “Premio Giuseppe Malattia della Vallata” e nel 2009 il “Premio Nazionale Biagio Marin”. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1992. Contemporaneamente ha approfondito lo studio della letteratura dialettale, italiana ed estera con Amedeo Giacomini, Gian Mario Villalta e Pierluigi Cappello. Suoi testi poetici e saggi critici sono apparsi, a partire dal 1992, sulle maggiori riviste italiane. Ha pubblicato la versione integrale in bisiàc de Al cant dei Canti (Il Cantico dei Cantici) edito nel 2018 dalla ACB; e la traduzione poetica dell’opera di Pier Paolo Pasolini I Turcs tal Friùl, realizzata nel 2019 per Quodlibet. Della sua poesia – pubblicata sulle maggiori riviste italiane e all’estero – si sono occupati diversi studiosi italiani come, tra gli altri, Giorgio Agamben, Antonella Anedda e Mario Benedetti. Docente presso l’università dell’Insubria di Como, Flavio Santi è nato ad Alessandria ma è di origini friulane. Di questa terra ha scritto sia in lingua italiana che friulana. Fra le sue raccolte si ricordano Rimis te sachete (2001), Asêt (2003), Mappe del genere umano (2012), Quanti – Truciolature, scie, onde. 1999-2019 (2020, Premio Viareggio-Rèpaci per la poesia 2021). Ha esordito nella narrativa nel 1999 con il romanzo Diario di bordo della rosa. Del 2016 è il primo romanzo che ha come protagonista l’ispettore Furlan La primavera tarda ad arrivare, a cui ha fatto seguito nel 2017 L’estate non perdona. Ha inoltre pubblicato Aspetta primavera, Lucky (2011), Il tai e l’arte di girovagare in motocicletta. Friuli on the road (2011), il saggio L’altro cielo di Lombardia (2022).

comunicato stampa