Eclissi di luna, sette amici si trovano a cena per osservarla assieme. Si conoscono fin da ragazzini. Vacanze comunitarie al mare, un cameratismo che sa di familiarità. Nessun segreto, tutti sanno tutto di tutti. Forse.

Un gioco banale è destinato a scardinare famiglie, amori, amicizie, certezze. Un gioco che ha per protagonista il telefono cellulare, la nostra scatola nera, dove ‘abbiamo messo tutto, forse troppo…’. Per la durata della cena i telefonini sono aperti, i messaggi letti a voce alta, si risponde alle chiamate con il vivavoce. E qui si scatena il dramma, con la scoperta di multipli tradimenti, relazioni inconfessate, rapporti tra genitori e figli complicati, coming out, segreti e verità inconfessabili. Tutti hanno uno scheletro nell’armadio e, con le spalle al muro, sono costretti a consentire agli altri di scoprirlo. Il cellulare, quel cassetto dove riponiamo molto delle nostre vite nel bene e nel male, e dal quale ormai nessuno è più in grado di distaccarsi, diventa una pericolosa macchina della verità.

Perfetti Sconosciuti, andato in scena per la stagione di prosa del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, è il racconto di quanto poco ci conosciamo gli uni con gli altri, di quante maschere ogni giorno indossiamo e di quanto di noi stessi affidiamo alla famigerata sim del cellulare.

Lo spettacolo ricalca il film del 2016 campione di incassi e premi, divenuto nella storia del cinema il film più replicato con più di venti diversi remake in altrettanti paesi del mondo. Paolo Genovese, che lo diresse allora, debutta oggi a teatro con la trasposizione e la regia dello spettacolo.

A differenza della pellicola, a teatro Perfetti Sconosciuti ha un tono più comico e meno nostalgico, complice anche il fatto che, nel film, la macchina da presa consentiva al regista di indugiare su primi piani dei protagonisti per scrutarne le espressioni e scavare a fondo i sentimenti, mentre a teatro lo sguardo è più corale con gli attori contemporaneamente sul palco per tutta la durata dello spettacolo e l’attenzione che va maggiormente al testo e ai brillanti scambi di battute.

Paolo Calabresi, Astrid Meloni, Anna Ferzetti, Marco Bonini, Dino Abbrescia, Alice Bertini e Massimo di Lorenzo interpretano bene i sette amici che tutto, o forse poco, sanno gli uni degli altri.

Una recitazione vivace, naturale, quasi cinematografica, con i sette personaggi ed i loro intricati rapporti, tutti sullo stesso piano senza un protagonista principale ad offuscare gli altri.

La vicenda è ambientata in un salotto con vista sulla cucina e una stanza da bagno sullo sfondo; bella la  scenografia curata da Luigi Ferrigno. E’ qui che i protagonisti cucinano (in diretta), consumano la loro cena, decidono per le vacanze e soprattutto si scoprono ‘frangibili’.

Dopo l’esplosione della verità, quando tutto sembra sgretolarsi, lo spettatore scopre che ciò cui ha assistito non è realmente accaduto. I cellulari sono rimasti nelle tasche dei rispettivi proprietari. Nessun segreto rivelato, nessuna famiglia in frantumi. La serata è filata liscia e senza scossoni. Ciascuno può continuare a mantenere la sua immagine e nascoste le sue verità.

Perfetti Sconosciuti è uno spettacolo che scorre con brio e dinamismo. Si ride, a teatro, si ride spesso ma ci si commuove anche e si riflette perché, in fondo, chi più chi meno, tutti ci siamo chiesti se davvero conosciamo noi stessi e, con un poco di timore, quanto conosciamo di chi ci sta accanto.

Laura Fedrigo