L’ormai tradizionale appuntamento con il Ciclo Bach per la trentanovesima stagione dell’Accademia di Studi Pianistici “A.Ricci” nell’aula magna di Palazzo Antonini, ha visto come protagonista il pianista viennese Paul Gulda, figlio del celeberrimo Fredrich, e lui stesso pianista di fama  internazionale, che ha presentato durante la sua lezione-concerto, i primi otto Preludi e fuga (dal BWV 846 al BWV 853) del Primo Libro del Clavicembalo ben temperato del sommo Johann Sebastian Bach.

Singolare, per le tradizioni della Ricci, l’inizio della serata: Gulda entra, si siede al pianoforte e attacca a suonare il Preludio e fuga in do maggiore BWV 846 e quello in do minore BWV 847. Esecuzione che affascina fin da subito i presenti per asciuttezza stilistica, pulizia ed equilibrio formale; dopodiché, Gulda, da grande affabulatore e da eccelso studioso della scienza musicale, intavola una lunga analisi della musica del Clavicembalo ben temperato, partendo, e facendo sua, dalla definizione di Hans von Bülov che considerava quest’opera di Bach l’Antico Testamento della musica per pianoforte (il Nuovo testamento erano le 32 Sonate per pianoforte di Beethoven), anche se molti oggi criticano l’uso del pianoforte al posto del clavicembalo (il pianoforte non esisteva ai tempi di Bach!), non si deve dimenticare che in tedesco Klavier indica un qualsiasi strumento a tastiera, quindi Bach aveva in un certo senso già previsto che questa opera potesse essere eseguita su strumenti a tastiera diversi dal clavicembalo.

Poi Gulda si addentra nell’analisi del contrappunto e dell’armonia bachiani, anche con esempi alla lavagna, soffermandosi sui problemi di natura pianistica che in prima due preludi del Clavicembalo ben temperato pongono, per poi, con tutte queste osservazioni, ri-eseguire i due Preludi e fughe. Spiega poi il concetto di fuga e di contrappunto partendo addirittura dal canto gregoriano ed esegue, dopo attenta analisi, il Preludio e fuga in re maggiore BWV 850 e quello in Re minore BWV 851 dal quale si capisce  benissimo come il Bach di Gulda sia il frutto di una conoscenza musicale profondissima che grazie ad una ineccepibile levatura tecnica, si fa arte sublime.

Dopo una breve pausa e poche parole di spiegazione sul clavicordo (era lo strumento prediletto  da Bach e l’unico strumento a tastiera in grado di produrre il  vibrato),  analizza ed esegue il Preludio e Fuga in mi bemolle minore BWV 853, quello in Do diesis maggiore BWV 848 e, per finire, il Preludio e fuga in fa maggiore.

Applausi scroscianti di un pubblico annichilito da tanta bravura e da tanta scienza musicale.

Sergio Zolli © instArt