Genial! Omar Sosa e Marialy Pacheco sono stati protagonisti applauditissimi di un concerto di notevole qualità per stile, tecnica, energia e calore umano. Posti esauriti giovedì 23 gennaio al Ristorante Alla Vedova di Udine che ha ospitato un appuntamento che possiamo definire un “autentico gioiellino” essendo approdato in Friuli dopo il debutto della sera precedente a Taranto e per il quale non sono previste al momento altre repliche in Italia.
Da anni il locale udinese ha scelto di abbinare alcune serate gastronomiche all’ascolto della musica jazz. Ed è stato un successo determinato senza dubbio dalla scelta degli artisti (la direzione artistica della stagione 2019/2020 è firmata da Ermanno Basso), dall’attenta cura dei particolari (produttore esecutivo Federico Mansutti, supporto tecnico di Stefano Amerio e Lorenzo Crana, pianoforti Steinway & Sons by Lorenzo Cerneaz), dalle foto di Elisa Caldana e dalla squisita ospitalità e professionalità della famiglia Zamarian (l’instancabile Ida impeccabilmente coadiuvata dalle figlie Cristina e Sandra nonché dall’intero staff).
Protagonisti della seconda serata della 7^ edizione, due pianoforti per due grandi musicisti, ognuno con la propria spiccata personalità, il proprio background, la propria ricca umanità.
Omar Sosa e Marialy Pacheco sono accomunati dalle origini cubane che, nonostante entrambi abbiano scelto di vivere in Europa (lui in Spagna a Barcellona, lei in Germania a Dortmund), esplodono nella spensierata e contagiosa solarità del loro approccio al pianoforte e a chi condivide la loro musica, sullo stesso palco o dalla platea non fa differenza.
Marialy Pacheco, formazione classica che vira verso il jazz dopo l’ascolto di sua maestà Keith Jarrett, ha confessato di essere rimasta affascinata dalla musica di Omar Sosa fin da quand’era piccola (quasi vent’anni li separano) e di avere sognato di poter suonare un giorno con lui. I sogni a volte si avverano e così Marialy ha ospitato il suo maestro e ispiratore Omar nel disco pubblicato a suo nome intitolato “Duets” (2017) dove insieme interpretano un pezzo composto da Sosa in ricordo dell’amico flautista scomparso, Reinaldo Perez, intitolato “El Bola”.
Un brano che non hanno mancato di eseguire nel concerto udinese, un’esecuzione dal grandissimo impatto emotivo, intimo, dolcissimo che ha messo in luce una perfetta intesa artistica e umana dei due artisti: la raffinatezza e il temperamento, la tecnica e il senso del ritmo, mondi musicali che si sono integrati fino a confondersi in pura poesia.
Un connubio rivelatosi perfetto fin dall’iniziale esecuzione di “Glu glu” (da Es:Sensual di Sosa) quando i due pianoforti hanno catturato la platea con un’esecuzione scoppiettante e travolgente.
In un’alternanza di pezzi firmati dai due artisti (Low Tides e Metro di Pacheco) e (Angustia e Mis tre notes di Sosa) il concerto ha incantato la platea, attenta e partecipe alle sollecitazioni di un divertito e divertente Omar Sosa che non ha mancato di confessare gratitudine per una location che frequenta già da quattro anni, di cui adora la calda intimità, il pollo e il buon vino tinto di Livio Felluga.
Non capita frequentemente di ascoltare due pianoforti e due artisti di tale levatura, musica che, un po’ come il nostro Friuli, può essere definita un piccolo compendio dell’Universo: classica e jazz, ritmi afro-cubani e world music.
Un dialogo serrato e intenso ma assolutamente rispettoso, con il quale Pacheco Sosa ci hanno regalato un’esperienza musicale eccellente ma anche umanamente significativa in cui hanno saputo fare convivere talento, improvvisazione, disciplina e spiritualità. Poco meno di due ore che volano via veloci in un crescendo di emozioni. I mille colori del pianoforte (nessun microfono, suono perfettamente acustico curato da Marco Melchior), la voce sussurrata di Sosa, i disarmanti sorrisi di Marialy…
Per chiudere la serata i due pianisti scelgono “El Manisero” di Moises Simons da molti considerato il brano musicale più famoso scritto da un musicista cubano.
Incanto e gioia per un’uscita di scena a passo di danza con le ultime note che ancora riecheggiano nell’aria…
Rita Bragagnolo © Instart – Foto Angelo Salvin ©