A 250 anni dalla sua nascita, è significativo è il fatto che la prima conferenza-concerto del 2020 all’Accademia di studi pianistici “A.Ricci”, sia dedicato dal pianista Olaf John Laneri a Beethoven. Che propone l’analisi e l’ascolto di tre sonate per pianoforte tratte dall’imponente corpus di musiche per pianoforte del genio di Bonn: la Sonata in mi maggiore op. 14 n. 1, quella in si bemolle maggiore op 22  e la  “Der Sturm” in re minore op. 31 n. 2.

Tre sonate, come fa notare Laneri nella conferenza introduttiva, composte fra il 1798 e il 1806, cioè nel periodo in cui Beethoven diventa sordo e scrive, nel 1802, il celebre Testamento di Heiligenstadt.  Nonostante tutto, fa notare Laneri, la drammaticità del momento si riflette solo in Der Sturm mentre le altre due sembrano impermeabili a essa, mantenendo quella luminosità, la leggerezza e gli schemi compositivi tipici del classicismo.

Segue una puntuale analisi formale, con evidenziazione dei temi e della struttura delle Sonate op. 14 e 22. Poi, l’esecuzione. Il Beethoven di Laneri è caratterizzato da un’estrema precisione esecutiva e da un suono secco, quintessenziato, privo di fronzoli ma nello stesso tempo arioso e trasparente. Affascinante, questo è il termine giusto per definire il suo Beethoven. Fascinazione che trova origine nelle caratteristiche del pianismo di Laneri, che con il suo perfetto controllo del tocco sa dare forma alle più riposte pieghe di queste affascinanti pagine, ove i temi si stagliano precisi ed evidenti dalla trama compositiva per poi scomporsi e mescolarsi e riemergere, infine, come  in un caleidoscopio di luci e colori. Di questo continuo contrapporsi e mescolarsi di idee musicali Laneri è assoluto padrone e signore grazie alle sue enormi doti tecniche ed espressive.

Espressività che salta fuori interamente nell’esecuzione della Sonata “Der Sturm” che non a caso, viene trattata, anche nella conferenza, a parte. Laneri fa di questo capolavoro una precisa disamina formale evidenziando temi e struttura di ogni singolo movimento (per la cronaca sono tre: Largo-Allegro, Adagio e Allegretto) per poi lanciarsi nell’esecuzione. Che lascia stupito e ammirato il pubblico per i motivi che ho esposto a proposito delle altre due sonate, ma con una carica di espressività maggiore rispetto a prima che dà a questo capolavoro una luce di grande intensità grazie agli intensi chiaroscuri dell’esecuzione. È una grande emozione il Beethoven di Laneri, che alla fine viene salutato da interminabili applausi dal foltissimo pubblico e  corrisponde a tale entusiasmo con un delizioso bis con Scarlatti.

© Sergio Zolli per instArt