Murubutu venerdì scorso ha proposto alla Sala Capitol di Pordenone il suo spettacolo “Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli”. Diciamo subito che è stato uno show di grandissimo livello. Alessio Mariani, il “professore-rapper”, si ispira molto alla letteratura quando scrive i suoi testi. Qualcuno ha detto che ha inaugurato una nuova forma musicale di “rap-didattico”, altri hanno definito il suo stile “rap d’autore”. E’ stato scritto anche che è il “Faber dell’Hip Hop”. Una cosa è certa: siamo di fronte ad un importante esponente della musica italiana, che sta portando un contributo di alta qualità alla scena nazionale. Murubutu dal 2009 ad oggi ha pubblicato cinque album: “Il giovane Mariani e altri racconti”(2009), “La bellissima Giulietta e il suo povero padre grafomane“(2011), “Gli ammutinati del Bouncin’ ovvero mirabolanti avventure di uomini e mari”(2014), “L’uomo che viaggiava nel vento e altri racconti di brezze e correnti”(2016) e l’ultimo, bellissimo “Tenebra è la notte e altri racconti di buio e crepuscoli”.
Il pubblico è composto quasi esclusivamente da giovani ma, ad occhio, i teenager non sono maggioranza. Affluisce alla bellissima sala del Capitol, luogo ideale per concerti di questa dimensione e in parte dotata perfino di comode poltrone per godersi al massimo lo spettacolo, mentre viene diffusa musica di altri artisti tra i quali Bassi Maestro, Centro 13, Show & A.G., Club Dogo, Stokka & Madbuddy. L’atmosfera che si respira è estremamente positiva, l’allestimento della sala è pienamente azzeccato e l’attesa scorre leggera. All’inizio dello show, fissato per le 21:30, si può constatare che Murubutu alla sua prima data in Friuli ha fatto il pienone.
Il concerto di apre con DJ T-Robb, che dopo una breve introduzione fa entrare in scena Murubutu e la bravissima vocalist Dia. Si parte subito con le splendide e inquietanti note di Nyx – introduzione che apre l’ultimo bellissimo lavoro di Alessio. Il pubblico si scalda subito e il prof-rapper dice di essere contento: “Mi hanno detto che ci sono tanti studenti e quindi mi sento come a casa”. La presenza scenica del trio Murubutu – Dia e DJ T-Robb è molto efficace e i testi di Alessio, sempre profondi e capaci di suscitare, assieme alle basi, immagini molto forti ed emozioni autentiche, spesso vengono seguiti quasi in religioso silenzio, per assaporarne meglio i significati. Dafne, tratta da “L’uomo che viaggiava nel vento” è una storia ispirata alla vicenda di una sua alunna, con la voce di Dia in evidenza. Alla fine Murubutu dirà che Dia aveva una lieve indisposizione, per sottolineare ancora di più la sua qualità, ma si può dire che non l’avevamo notato.
Le notti bianche, con dedica a Claver Gold, è un brano molto intenso con un intro molto evocativo: “Fuori canta un temporale, dentro uguale / Maremoto sensoriale / Passeggiare per andare, per tornare / Animo crepuscolare”. Dopo il primo intermezzo con DJ T-Robb solo sul palco ad interpretare una sua personale versione di Imagine di John Lennon, Murubutu riprende la sua performance con La notte di San Lorenzo, che presenta una musicalità molto particolare sottolineata da un riff pianistico molto raffinato. Il pubblico canta assieme ai protagonisti la parte principale del brano: “Le stelle non moriranno mai”.
Anna e Marzio è “un’altra storia vera” ed è tratta dall’album “La bellissima Giulietta e il suo povero padre grafomane”. “Marzio Febbraro, figlio di un operaio, era stato fabbro, fioraio e soprattutto ladro, soprattutto ladro, diceva, di cose e di cuori. I migliori anni io li ho spesi appresso a donne e fiori!”. Nei volti degli studenti presenti è leggibile questo pensiero: “Chissà che figata avere lui come prof!”. Dopo aver chiesto “Avete portato gli occhiali?” Murubutu attacca Occhiali da luna: “Partirò / Mentre tutti gli altri dormono / E la notte è scura / E userò / Per vedere meglio al buio / E non aver paura / Occhiali da luna”. Poi Alessio parla di una storia che sua nonna gli raccontava, che ha fatto nascere il brano Mara e il maestrale (tratto da “L’uomo che viaggiava nel vento”). E’ una storia che è restata impressa all’autore, proprio perché : “Ciò che ascoltiamo nell’infanzia incide con forza sul nostro carattere”.
Dopo uno scratch di DJ T-Robb, Murubutu esegue quello che per me è il brano più emozionante di “Tenebra è la notte”, ovvero Wordsworth, scritto assieme a Caparezza e Massimo Bigliardi. Un ipnotico riff di uno strumento a corda (mandolino o violino pizzicato?), una fisarmonica, un’ottima base di batteria e basso sono la perfetta cornice di una canzone – capolavoro dedicata alla figura di William Wordsworth, poeta inglese considerato tra i padri del Romanticismo. Dia e DJ T-Robb cantano assieme a Murubutu il martellante ritornello: “Wordsworth, Wordsworth / L’uomo visto dalla luna, luna / Wordsworth, Wo- / Anima fra mari immani / Che per quanto la chiami, quanto e quanto dichiari / Da-dall’alto dell’astro resti un piatto fra spazi astrali”. Splendida. Segue un applauso dedicato a Caparezza, omaggiato da Murubutu.
Dopo Scirocco, che nell’album vede la presenza di Rancore, Alessio, che dimostra una perfetta padronanza dello show, rivolge ai presenti una domanda: “Volete un altro pezzo o una lezione sui socratici minori?”. Lo spettacolo si avvia alla conclusione con un’altra serie di perle: Isola verde, Grecale, la bellissima I marinai tornano tardi, cantata in coro col pubblico: “Lei rimaneva in attesa del suo sorriso frugale / come se l’acqua ed il sale lo trattenessero in zone lontane / e ogni volta chiedeva: e questa volta che fai? / forse era una domanda scema, una cantilena che diceva: / Resti o vai? Che fai? Che fai? / Resti? Quando taci a cosa pensi? O vai? Il nostro amore è di silenzi. resti? Cara mia ma dove guardi? O vai? I marinai tornano tardi”
Diogene di Sinope e la scuola cinica porta l’entusiasmo alle stelle. E’ un brano tratto da “Il giovane Mariani e altri racconti”. Un testo sparato come un mitragliatore, in perfetta metrica, ma a velocità vorticosa, da non crederci. La strofa “Il cerbero padre dell’Ade generò figli senza vergogna / peripatetica corte pose la morte sulle sue insegna / crebbe forzuto negli anni forzando recinti di forgia ateniese / quando distrusse tabuiche sostanze figliando consigli che Cratete intese” viene rappata in meno di dieci secondi. La performance di Murubutu riceve una vera e propria ovazione. Il concerto si chiude con Murubutu che viene richiamato sul palco e saluta tutti con la bellissima Levante da “L’uomo che viaggiava nel vento”.
Murubutu si conferma artista di grande livello, abbiamo bisogno di arte di questa levatura, abbiamo tutti bisogno di bellezza in questo momento e ci auguriamo che il suo messaggio sia colto da un numero sempre maggiore di persone, pur essendo pienamente consapevoli che spesso, purtroppo, il successo “popolare” non è sinonimo di qualità. Roger Waters, a tale proposito, ha detto: “E’ assolutamente ridicolo giudicare un album soltanto dalle vendite”. Nel nostro scenario artistico Murubutu occupa un gradino alto, molto alto. Un ultimo appunto. Complimenti ai gestori della Sala Capitol. Il programma degli eventi è ricchissimo, ci voleva un contenitore di questo tipo, Pordenone si conferma un’altra volta una città molto attiva dal punto di vista culturale.
© Franco Giordani per instArt