“Dal 24 al 29 ottobre Mauro Covacich ritorna alla Sala Bartoli con “Svevo” a cura di Franco Però: è il primo lavoro della trilogia che lo scrittore ha realizzato con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e quest’anno – nel centenario della “Coscienza di Zeno” – possiede un valore in più, quale guida all’analisi e alla comprensione del romanzo. Lo spettacolo appena applaudito a Roma sarà in diversi teatri e città italiane fra cui alla Pergola di Firenze e a Palermo”.

Lo scrittore Mauro Covacich – che il pubblico del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha imparato ad apprezzare molto anche come autore teatrale e interprete di coinvolgenti e molto speciali lezioni-spettacolo – sarà nuovamente alla Sala Bartoli dal 24 al 29 ottobre con “Svevo” a cura di Franco Però.
È la prima produzione che Covacich ha scritto e interpretato per il Teatro Stabile Stabile del Friuli Venezia Giulia: le sono seguite “Joyce” e, quest’anno, “Saba”, tutte applauditissime dal vivo, trasmesse in diretta da Rai Radio Tre nel programma a cura di Antonio Audino e ora raccolte anche in un podcast Rai.
“Svevo” – che è stato premiato in contesti di notevole prestigio, come il Salone Internazionale del Libro di Torino e l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi e che si inserisce fra gli eventi del protocollo siglato per il centenario dallo Stabile con Comune di Trieste e LETS Letteratura Trieste, l’Università degli Studi e la Fondazione lirica Teatro Verdi – assume quest’anno un valore particolare. Nel centenario della pubblicazione de “La coscienza di Zeno” offre al pubblico infatti speciali chiavi di lettura per capire e apprezzare il romanzo e in alcuni teatri italiani – a Roma, a Firenze, a Palermo – sarà in scena parallelamente alla recente “Coscienza di Zeno” dello Stabile proprio per garantire agli spettatori uno sguardo particolarmente prezioso sulla letteratura sveviana.
Quella di Mauro Covacich è una lezione raffinata ed appassionante in cui gli spettatori intraprendono un itinerario affascinante, talvolta impegnativo, sempre profondamente induttivo, attorno alla scrittura e alla personalità di Italo Svevo. Personaggio monumentale e sfaccettato, tardivamente riconosciuto e clamorosamente antesignano, Svevo richiede al lettore una particolare attenzione e sensibilità per essere pienamente compreso e colto nella sua meravigliosa complessità. Non è sufficiente concentrarsi sulle pagine del suo libro, sul fluire delle parole, sui cardini stilistici che smantella e reinventa.
È necessario invece partire più da lontano e affrontare la non semplice impresa di conoscere la città dalle molte anime e culture in cui Svevo è radicato: Trieste. È necessario cogliere i concetti e gli interrogativi racchiusi – come in un caleidoscopio – nel suo capolavoro “La Coscienza di Zeno”, superarne le letture di cliché, osservarlo nel sistema della coeva narrativa europea. Non è semplice addentrarsi in questi percorsi, comprenderne la portata: bisogna possedere chiavi particolari, come quelle di Mauro Covacich. Uno scrittore innanzitutto, uno scrittore triestino di nascita, che pur seguendo la propria luminosa carriera nazionale e internazionale conosce bene quell’identità, quella meravigliosa ricchezza, quella segreta, fertile complessità che Aaron Hector Schmitz ha incastonato, come in un rebus, nel suo nom de plume: Italo Svevo.
«Passava a prenderci col suo autobus. Il 29, o la 29, come si dice a Trieste» scrive Mauro Covacich pensando a questo suo atto unico. «Era riuscito a farsi dare il turno del mattino, per motivi di salute. Io e mia sorella salivamo insieme a qualche compagno di classe e lui era lì, bello nella sua divisa, che guidava. Penso all’invidia dei nostri amici. “Non parlare al conducente”… Noi gli parlavamo eccome. E lui ci rispondeva. Mia sorella alle elementari, io alle medie. Scuola Italo Svevo. In via Italo Svevo.
Cosa sapeva mio padre di Italo Svevo? Poco, credo. Non ho fatto in tempo a chiederglielo, se n’è andato troppo presto. Ma anche di me non sa niente. Non sa cosa sono diventato. E neanch’io so cos’è diventato lui. Eppure ci facciamo compagnia. Mi capita spesso di vederlo, che mi controlla con quel suo sguardo beffardo, se le sparo troppo grosse, se sono troppo complicato. Ci parliamo, anche. Ora ad esempio potrebbe dire una frase tipo: Vara che no xe una seduta spiritica, xe una lezion. Okay, papà».
Lo spettacolo replica alla Sala Bartoli alle ore 19.30 il 24 e 27 ottobre il 25, 26, 28 ottobre alle ore 21 e la domenica 29 alle ore 17). Per biglietti e prenotazioni e per acquistare nuovi abbonamenti si suggerisce di rivolgersi alla Biglietteria del Politeama Rossetti agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it. Informazioni anche al numero del Teatro 040.3593511.
Mauro Covacich (Trieste, 1965) è autore della raccolta di racconti “La sposa” (2014, finalista premio Strega) e di numerosi romanzi. Presso La nave di Teseo ha pubblicato in una nuova edizione il “ciclo delle stelle”, “A perdifiato” (2003), “Fiona” (2005), “Prima di sparire” (2008) e “A nome tuo” (2011), oltre a “La città interiore” (2017, finalista premio Campiello) e “Di chi è questo cuore” (2019). Per lo stesso editore, è uscito il saggio narrativo “Sulla corsa”, dedicato alla sua lunga consuetudine con la maratona, recentissimo è il romanzo “L’avventura terrestre”. Nel 1999 l’Università di Vienna gli ha conferito il Woursell Award.

“SVEVO”
di e con Mauro Covacich a cura di Franco Però
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

comunicato stampa