Massi Boscarol: «così vi racconto che gli artisti sono ancora vivi!»
Le fortunate rubriche dedicate agli artisti che incontrano le biblioteche raccontate dal loro curatore
instArt lo ha intervistato in esclusiva.
UDINE, TAVAGNACCO: portare gli artisti in biblioteca anche se la biblioteca è chiusa. Anzi, soprattutto perché è chiusa! È quello che ha fatto Massi Boscarol – bibliotecario, commentatore musicale e teatrale, “concertologo” e (come ama definirsi lui) critico della società dello spettacolo – in quel di Udine e Tavagnacco in quest’ultimo anno. Lo abbiamo incontrato in questi giorni per provare a carpire quello che in gergo si chiama il segreto del successo.
«Ho cercato di far ri-vivere gli artisti, già proprio quelli che di recente sono stati definiti “i nostri amici che ci fanno tanto divertire!” e di portarli a casa degli utenti delle biblioteche in maniera virtuale, visto che in altri modi non si poteva, e pare sia stato un esperimento riuscito o almeno questo dicono i like e le condivisioni che sono il nuovo parametro di misura del nostro ego, come ben sappiamo” – ci introduce Massi, proseguendo nel dettaglio – «queste due rubriche – #Quarantenadartista per Udine e #GliAmiciDellaBiblioteca per Tavagnacco sono nate a distanza di pochi giorni nella primavera 2020 e tra di esse è nata quasi una “competizione”, una sana competizione, se mi si passa il termine; va da sé che gli utenti dell’una hanno iniziato a seguire anche l’altra e viceversa, ed è proprio così che deve essere secondo questo mondo, una curiosità che tira l’altra e che mette in comunicazione più persone possibili.»
Naturalmente, al netto della “sfida” tra Davide e Golia, tra la grande Udine e la piccola (si parla di numero di abitanti, naturalmente!) Tavagnacco, dove la seconda non ha certo sfigurato in quanto a nomi proposti, ci sono delle differenze?
«Certo, Quarantena ha via via preso la forma di un’installazione letteraria a cadenza settimanale dove ad orario cocktail ho coinvolto il gotha degli artisti legati alla Joppi e a tutta la città; qui lo storico direttore Romano Vecchiet (che ora si gode una meritata pensione) e Cristina Marsili poi che ne ha raccolto l’eredità, mi hanno dato carta bianca, che fortunatamente non è quella di quel famoso film di Totò!» Massi sorride «Con Gli Amici invece ho compilato una lista a quattro mani con l’Assessore alla Cultura Ornella Comuzzo, stilando in maniera chirurgica un’agenda di personaggi che settimana dopo settimana hanno dato vita a quello che io definisco un vero e proprio “diario da una pandemia”, con degli interventi davvero di squisita fattura. La gente, quando vado a prendermi un caffè pre-lavoro e rigorosamente da asporto, mi ferma e mi chiede chi sia il prossimo ospite della rubrica stessa; questa è a mio avviso la cartina tornasole più fedele del fatto che la proposta sia stata gradita, fatto sta che l’Assessore ha proposto di farne addirittura una pubblicazione».
«Sono legato a tutti gli intervistati ed ai loro interventi, a tutti i consigli di lettura, perchè fondamentalmente è di questo che trattano le rubriche; ho incontrato in questi mesi oltre cento tra artisti, giornalisti, scrittori, musicisti, attori, registi, insegnanti, animatori, mi ritengo davvero fortunato e privilegiato ad aver avuto la possibilità di fare questo in un periodo storico come quello che stiamo vivendo e per posso dire di aver ricevuto molto di più di ciò che ho provato a dare, ma se proprio proprio mi costringi a farti alcuni nomi te ne dico due, uno per comune, che mi hanno davvero conquistato, senza nulla togliere agli altri perché parlo di gusti personali: Ottaviano Cristofoli per Tavagnacco e Paolo Fagiolo per Udine: il primo, tromba solista da oltre dieci anni della Japan Philharmonic Orchestra di Tokyo, mi ha raccontato questo aneddoto a dir poco eccezionale ed esemplificativo di ciò che stiamo vivendo: “durante una camminata notturna a Tokyo durante il lockdown, in una città praticamente deserta, ho deciso di chiamare mio padre a casa a Tavagnacco ed in sottofondo, dalla televisione, ho potuto riconoscere una musica familiare. Era il finale della seconda sinfonia di Mahler, casualmente riprodotta in quel momento. Non ho potuto fare a meno di rimanere ad ascoltare quella musica allora così lontana. La colossale sinfonia prevede un centinaio di orchestrali, solisti, e coro. Quindi mi era chiaro che per un bel po’ di tempo questo tipo di repertorio non si sarebbe potuto programmare ed ascoltare dal vivo. Causalità vuole che la Sinfonia n. 2 sia stata sottotitolata da Mahler come Resurrezione, proprio in riferimento all’ultimo movimento dove coro e solisti intonano una preghiera; ed allora mi sono ricordato di quanto la mia normalità fosse piena di momenti incredibili, come il finale di questa sinfonia”.
«Con Paolo invece, attore teatrale, ci siamo capiti al volo: lui ha giocato ad interpretare alla lettera il mio credo provocatorio ovvero “da Umberto Eco a Jerry Calà è tutto lecito!” mettendo insieme Martin Heidegger e Totò, si proprio quel Totò, quello di quella famosa carta bianca di quel famoso film!»
«E poi MB ha naturalmente coinvolto tanti rappresentanti del mondo teatro da Rita Maffei a Nicoletta Oscuro, da Aida Talliente ad Ornella Luppi, da Deniz Ozdogan a Manuel Buttus, della musica (materia nella quale è “discretamente preparato”) come Francesco Bearzatti, Mauro Costantini, Paola Selva, Alessio e Giuliano Velliscig, Rudy Fantin, il tenore Federico Lepre e naturalmente non potevano mancare gli scrittori, che nelle biblioteche di cui sopra trovano talvolta una seconda casa: Paolo Maurensig, Ilaria Tuti, Chiara Carminati, Mauro Daltin, Antonella Sbuelz, Angelo Floramo, e poi ancora il mondo della danza con Federica Copetti ed Elisabetta Spagnol, della storia locale, dell’associazionismo, del volontariato, dell’editoria, dell’insegnamento fino a chiudere con i tecnici del suono e fonici Stefano Amerio e Giulio Gallo, la fotografia (Luca d’Agostino, Franco Martelli Rossi) ed il giornalismo egregiamente rappresentato da Paolo Mosanghini, Anna Dazzan, Elena Commessatti e Marina Tuni… non so se la conosci!»
Tu sei un outsider del mondo della cultura, spesso ti sei messo in luce per delle critiche corrosive, per improbabili esaltazioni e per scrivere fuori dalle righe; ma in fin dei conti, oltre al tuo lavoro, che cos’è per te davvero la cultura? E soprattutto, qual è il tuo consiglio di lettura?
“Ti rispondo prima alla più facile: il mio libro è il Grande Gatsby, dal momento che viviamo questi nuovi ma al momento poco ruggenti Anni Venti, è un must ri-ri-leggerlo! Sull’altra domanda… beh guarda, se vuoi ti dico che cosa sia diventata la cultura oggi. È’ una posa, forse poco di più. Hai presente quei detective degli anni d’oro della commedia che facevano finta di leggere un libro, magari di quelli impegnati, seduti su di una panchina al fine di spiare il proprio obiettivo e che erano talmente maldestri da non accorgersi che il libro lo stavano tenendo al contrario?! Ecco il mondo della cultura oggi si rappresenta in quella vignetta. Poi, naturalmente, ci sono delle meravigliose eccezioni.”
instArt 2021 – Marina Tuni