Foto Luca d’Agostino/Phocus Agency © 2011

In tempi in cui non esistevano i mezzi di riproduzione della musica, l’unico modo di ascoltarla era andare nei luoghi deputati a tale funzione (teatri, chiese, sale da concerto) oppure di eseguirla direttamente. Altro non c’era. Questa necessità fu alla base, tra il finire del XVIII e l’inizio del XIX secolo, della nascita della Salon Musik, un particolare genere di musica che si basava sulla rielaborazione di brani celebri per un organico cameristico, di solito era uno strumento solista con accompagnamento di pianoforte, da  eseguirsi nei salotti delle case della buona borghesia per allietare le serate o, semplicemente, passare il tempo. Tale fenomeno, tipico di tutta la borghesia europea, prese in Italia una coloritura particolare, perché lo strapotere della musica operistica portò tutta una schiera di musicisti, non molto conosciuti ma validi soprattutto come strumentisti, a creare un gran numero di composizioni etichettate come “Fantasie” su celebri arie d’opera. Flautisti come Raffaello Galli o Giulio Briccialdi furono i capifila in Italia di una tendenza musicale che divenne ben presto una moda che connotò la musica italiana fino ai primi del ‘900 e che produsse una vastissima mese di composizioni tuttora in parte inedita.

All’italiana! Il programma proposto ieri sera nel Salone del Parlamento al Castello di Udine da Luisa Sello  e Bruno Canino è uno spaccato significativo della Salon Musik che si faceva nelle case della borghesia italiana nell’800. Tale  programma vedeva allineati i più bei nomi degli operisti italiani (Bellini, Donizetti, Verdi e Rossini) sui quali musicisti come i già citati Galli e Briccialdi, Jacques Tolou (già direttore a metà ‘800 del prestigioso Conservatoire National a Parigi) e Charles Cottignies si sono cimentati in una serie di rielaborazioni  (Fantasie) delle più celebri arie di opere come Norma, Rigoletto, Traviata, Elisir d’Amore e Barbiere di Siviglia.

L’esecuzione di questo piacevolissimo repertorio è stata, inutile dirlo vista la caratura dei protagonisti, di grande livello ed è stata molto apprezzata dal pubblico, ahimè scarso ma attento e partecipe, presente perché entrambi hanno saputo dare ai brani proposti quel quid in più in termini di precisione tecnica, di suono, quello della Sello si distingue per la sua bellezza, e di espressività che hanno illuminato le composizioni proposte di quella luce che solo i grandi solisti sanno dare.

Esecuzione applauditissima, alla fine, al punto che i protagonisti si vedono “costretti” a concedere ben due bis rossiniani.

© Sergio Zolli per instArt