Un messaggio giunto da Mosca mette in subbuglio la vita tranquilla di una cittadina nella lontana e fredda steppa. E’ in arrivo un ispettore che dovrà controllare la correttezza della gestione della città. La notizia scatena il terrore tra i notabili alle prese con non pochi scheletri negli armadi ed il desiderio che quegli armadi non si aprano mai. L’Ispettore Generale di Nikolaj Gogol è andato in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, una produzione del Teatro Stabile di Bolzano, del Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e del Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale per la regia di Leo Muscato.
In una concitata riunione tra il podestà -l’ottimo Rocco Papaleo- il giudice della città, il direttore scolastico, il sovrintendente dell’opera pia e l’ufficiale postale si cercano rimedi dell’ultimo minuto per evitare il peggio e di capire chi mai potrà essere quell’ispettore mandato dal governo centrale. Forse quel giovane che da un periodo soggiorna nella locanda. Sarà necessario andare ad incontrarlo e renderselo amico. Ed ecco che la delegazione cittadina si dirige verso la locanda con lo scopo di conoscere e neutralizzare a suon di doni e mazzette l’ispettore. Il quale altri non è se non un giovane scialacquatore sempre in bolletta e a rischio di rimanere a stomaco vuoto perché in ritardo con i pagamenti. Il giovane non è affatto immune alle lusinghe e una volta capito il fraintendimento inizia ad approfittare e intascare bustarelle. In cambio promette di voltare lo sguardo dalle irregolarità commesse in città. Fino a che, temendo di essere scoperto, decide di scappare e raccontare in una lettera la sua vicenda allo scrittore Gogol. Lettera viene intercettata dall’ufficiale postale che la legge ai suoi sgomenti compari di malefatte mentre il vero ispettore generale si annuncia in città.
A metà strada tra dramma e farsa, l’Ispettore Generale fu scritto nel 1936 e racconta la mascalzonaggine, il piccolo malaffare e la corrotta burocrazia di una Russia zarista che non è poi così lontana nel tempo e nello spazio rispetto alla attualità a noi più vicina e tristemente nota.
In scena un cast capitanato da Rocco Papaleo che con la sua ironia e la sua mimica dà vita ad un podestà convincente, così come gli altri attori che trasformano i notabili in macchiette tra il comico e il tragico.
Belli i costumi ed interessante la scenografia, con una struttura centrale rotante a ricordare gli interni spogli delle case russe e una innevata e glaciale strada dove si affacciano edifici stilizzati su cui giochi di luci trasmettono l’idea di un inverno davvero glaciale.
La serata si è conclusa con un appello della compagnia per il cessate il fuoco in Palestina.
Laura Fedrigo