#Nayt, all’anagrafe William Mezzanotte, nativo di Isernia ma romano d’adozione, ha coltivato fin da bambino il sogno di diventare una star e oggi – poco più che trentenne – può essere considerato uno dei punti di
riferimento del panorama hip hop nazionale. Sono già trascorsi alcuni anni dal suo primo album in studio, Nayt One, e la sua ultima opera #Habitat è stata pubblicata nel giugno del 2023. Nel mondo hip hop c’è chi è passato dall’impegno al disimpegno, chi è diventato smaccatamente Pop, nonostante il look da rapper maledetto e qualche frequentazione inciampata goffamente con grosse cadute di stile e di popolarità. Perchè la popolarità in questo mondo è l’unica cosa che pare contare, passa sopra al desiderio di creare
qualcosa di artisticamente valido. La trasformazione dello stile di Nayt, invece, si sta dirigendo verso una dimensione più introspettiva, fatta di amore e rabbia e di proposte che iniziano a corteggiare la canzone d’autore. Il pubblico accorso al castello di Udine è giovane, ci sono anche molti teenagers.
Alle 21:10 il concerto inizia con Fragile:
E anche se la storia cambia non dimentico chi sono /
Per una roba di marca per una cosa che che poi si consuma /
Sono nessuno senza chi mi ama mai /
Lo avresti detto, quello che ho adesso mi sembra fragile.
Nayt è affiancato da 3D (aka Davide D’Onofrio) alla consolle, Walter Babbini alla chitarra e Danilo Menna alla batteria; lo scenario è caratterizzato dall’insegna Habitat che domina il palco. Scrivo insegna perchè qui tutto è legato ai numeri, alle visualizzazioni, agli slogan. L’ensemble spara una serie di brani più o meno completi tra i quali Fatto da soooooolo, Cose che non vuoi sentirti dire, Cazzi miei, Passerà. William osserva che a Udine fa caldo; non se lo aspettava. Il Friuli continua a essere una specie di oggetto misterioso, chi arriva a Udine immagina di dover affrontare un clima scandinavo. Il popolo di Nayt segue Collane danzando in una sorta di simbolico abbraccio collettivo. Walter Babbini esegue un assolo che evidenzia uno stile chitarristico molto virtuoso. Non c’è molta politica nei testi di Nayt che però non sono affatto banali; è in atto il processo di ricerca di una scrittura che sia più intima piuttosto che diretta alla critica sociale.
Seguono Fuori fa paura (molto funk), Grazie prego scusa, No more drama, Cosa conta davvero, Danimarca e un paio di brani rappati su un tessuto ritmico fatto solo dalla batteria. Oh9od scalda la platea anticipando la
parte acustica dello spettacolo. Il ventitreesimo pezzo in scaletta, Se ne va, tocca a mio parere il punto più alto della serata. Una canzone bella e ipnotica, ben registrata, un avvicinamento a nuove sonorità musicali tutte da esplorare:
Senza pietà /
Bocca dell’inferno, mi fai piangere un fiume per te /
Nessun effetto /
Cadono migliaia di parole che brucio per te /
Non fai restare più niente di me /
Dimmi cos’hai /
Nello specchio cosa vedi?
Di sicuro non quella che sei /
Io so com’è /
Quando qualcuno giura di restare, ma poi se ne va /
Non fai restare più niente di me.
Canta molto bene William, la sua voce è vera, convince. La chitarra sottolinea con piccoli interventi la bella melodia del pezzo. Nayt si dichiara contento che questa canzone abbia riscosso un ottimo successo: ha ragione, è un bene per lo sviluppo futuro della sua carriera artistica. In più: è bello poter constatare che a un concerto hip hop non è vietato vedere musicisti all’opera. Nayt sottolinea: quello che cerchiamo di fare è portare qualità.
Spiega il significato dell’opera Habitat: vorremmo creare un habitat dove nessuno si senta giudicato. Il brano n. 29 – La mia noia – spiega che non bisogna essere sopraffatti ma nello stesso tempo è importante imparare a vivere assieme agli altri. Bel messaggio anche questo. La chiusura è affidata a Doom. Nayt concede un bis con Solo domande (cercavi delle risposte / io ho solo domande) e Romantico finale. Lo show termina alle 22:50: un’ora e quaranta minuti di musica. Uno spettacolo intenso che ha appagato appieno i numerosi fans di William Mezzanotte accorsi nello stupendo scenario del Castello di Udine.
Franco Giordani per instArt
Ph: MargheG