Nel 2009 quattro giovanissimi musicisti valcellinesi formarono una band dal nome The Book e registrarono al Missed Track Studios di Matteo Corona un CD dallo stesso titolo con 6 brani in lingua inglese, ispirandosi a un sound che possiamo definire a grandi linee vicino al Britpop. Negli anni successivi i Book hanno presentato le loro canzoni in concerto unite a cover dei gruppi preferiti in diversi occasioni avviando un percorso di ricerca di soluzioni sonore diverse, esplorando più generi musicali. Andrea Nicoli (voce e basso), Nicola Giordani (voce e chitarra), Marco Scanferla (tastiere) e Oscar Venaria (batteria) sono cresciuti e hanno messo a punto uno stile che, come loro stessi affermano, attinge da band italiane come Afterhours, Verdena e altri artisti alternativi degli anni ’90 mai dimenticando, soprattutto nella costruzione dei testi, i cantautori come De André e De Gregori. Oltrepassando il confine si sentono vicini a formazioni come gli Stereophonics per le sonorità più pop, mentre per la parte più alternative e sperimentale ricordano l’influenza degli Screaming Trees e dei primi Radiohead. Prima e durante il lockdown hanno scritto nuove canzoni in italiano, scelta coraggiosa e molto apprezzabile. Nell’estate di quest’anno hanno portato a termine le registrazioni di 10 nuove tracce e hanno pubblicato un album in formato digitale (che sarà pubblicato anche in formato CD) cambiando il nome del gruppo in pure forme. I titoli delle tracce sono tutti formati da una sola parola: Luce, Deriva, Impossibile, Tu, Persi, Oltre, Chirale, Primavera, Argine, Notte. L’opera è stata ufficialmente presentata dal vivo al Rifugio Pordenone, luogo magico situato nel cuore delle Dolomiti friulane, adatto per avviare la nuova avventura nel segno dell’innovazione e nello stesso della tempo della tradizione. I brani sono introspettivi, cupi e invitano alla riflessione. Come in Deriva, basata su un riff di basso, che vede la partecipazione straordinaria dell’ospite Marcello Martini, scultore clautano che ha recitato nel ruolo di protagonista nel bellissimo film Menocchio, con la regia di Alberto Fasulo, uscito nel 2019:
Passiamo i giorni a fare a finta di niente / Ma la tempesta non è molto distante / Il cielo è nostro / E ci fa ridere / Questa speranza persa dentro un istante / Morirà / Bruciamo l’aria che ci fa respirare / su questa terra che non ha dove andare / Di questa storia / Di queste vite / Che cosa resterà ? / Ore senza ricordi / Solitudine senza età / Sfuggiamo i segni di un passato distratto / Il sogno di un futuro rimane intatto / E’ forse è tardi per rimediare / Chi ci perdonerà? / Non si vive di povertà / Anche la realtà svanirà
Dal testo di Notte: Non posso più restare / cercami via da qui / Un sole bianco svela fragili immagini / Aghi acuminati / Aghi come se / Echi complicati / Echi come te / Indosso il caldo e tremo / m’invento gelosie / il cielo nero intona oscure melodie / Notte rovinata / Che nessuno sa / Notte mutilata / E domani è già / Sento un bagliore strano / come una tua bugia / s’insinua dentro al buio / vuole portarmi via
Persi è basata su un efficace riff che apre e chiude la canzone. Una bella e solida melodia costruita sulla chitarra acustica, con la presenza di due voci soliste prima alternate e poi in coro: Sogni instabili, di plastica / foglie d’acero nell’aria / voli incerti oltre la realtà / dondolando su una nuvola / Vesti bianche come neve / addormentano la fede / Fiamma che illumina il ventre / solo un soffio contro il niente / Pagine perdute / gocce mai cadute / Ricordi immemori / Amori mai liberi / Persi come le parole / Persi tranne / dentro al cuore / Nella notte spargi lacrime / assordanti come grandine / e il tuo grido forse innocuo / riempie sottovoce il vuoto / Dal silenzio nasce un vento che / accarezza i fiori accanto a te / chiudi il sogno nella mano e poi / apri gli occhi verso ciò che vuoi / con te
Nelle registrazioni di questo album, autoprodotto dal gruppo, non è presente una ricerca sofisticata di bei suoni ma, piuttosto, il sound è grezzo e senza fronzoli, simile a un live registrato in presa diretta. Alla fine di questa strana e arida estate, durante una sessione di prove ho incontrato il gruppo ed è nata questa conversazione.
I pure forme nascono dai Book mantenendo la formazione originaria. Ci raccontate il processo che ha accompagnato la trasformazione del gruppo?
La formazione originaria è sempre rimasta invariata perché prima che un gruppo musicale siamo un gruppo di amici che stanno bene insieme. La trasformazione in pure forme è avvenuta naturalmente nel momento in cui abbiamo deciso di provare a scrivere le nostre canzoni in italiano: a quel punto sentivamo che il vecchio nome non ci identificava più. Inoltre, essendo passati più di 10 anni dal precedente lavoro, ci sembrava giusto che questo nuovo periodo avesse un’identità propria anche dal punto di vista del nome.
Da dove arriva il nome del gruppo pure forme?
Da una frase del romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La frase da cui l’abbiamo preso è: “Sembrava di vivere in un mondo noto ma estraneo, che già avesse ceduto tutti gli impulsi che poteva dare, e che consistesse ormai in pure forme.” Ci ha fatto riflettere su ciò a cui andavamo incontro con questo progetto, al posto che cercavamo di ritagliarci nel panorama musicale in cui contano più le apparenze che i contenuti.
Come sono nate le nuove canzoni? Le avete scritte assieme oppure portano firme personalizzate?
Tranne Chirale, composta pressoché integralmente da Andrea sia dal punto di vista musicale che del testo, le altre canzoni del disco hanno una genesi abbastanza comune, soprattutto dal punto di vista musicale: siamo partiti da un’idea, da un riff o da un arpeggio, e poi in sala prove (con davvero poco tempo a disposizione) l’abbiamo sviluppata insieme. Dal punto di vista dei testi, invece, gran parte sono scritti insieme da Andrea e Nicola, ma in qualche pezzo c’è stato qualche importante contributo anche da parte di Marco e Oscar.
Quanto c’è di autobiografico nelle vostre canzoni?
Molto, se non tutto. Siamo dell’idea che per riuscire a comunicare qualcosa ci vogliano sincerità e credibilità, che difficilmente emergono quando si parla di altri o, comunque, di argomenti estranei. D’altro canto, i testi sono volutamente ambigui, quasi ermetici, per non vincolare chi ascolta, lasciandolo libero di interpretare personalmente le parole lavorando anche di fantasia.
Quali sono i vostri principali riferimenti extramusicali, riferiti all’ambito letterario?
Garcia Marquez, Dostoevskij, ma anche Dumas, Jack London, Albert Camus, Dino Buzzati.
Siete passati dalla lingua inglese all’italiano. Non trovate che sia molto più difficile (ma anche molto più stimolante) comporre in italiano?
Sicuramente, in generale le cose sono più stimolanti quando sono più difficili. La scelta è dipesa anche da un’esigenza comunicativa: per quanto molti ormai abbiano dimestichezza con l’inglese, l’italiano è la nostra lingua e, anche se forse meno musicale, ha un potenziale espressivo ineguagliabile.
Andrea, hai scritto alcuni romanzi: l’ultimo “Nemmeno il silenzio“ è ambientato a Cimolais durante la disfatta di Caporetto. Ti viene più naturale scrivere canzoni o preferisci esprimerti con testi di maggiore dimensione?
Sono due tipologie di espressione artistica dall’approccio differente ma con la stessa potenza comunicativa. Non c’è molta differenza fra le due in termini di quale mi venga più naturale, le emozioni che scaturiscono da entrambe sono complementari, sento la necessità sia di scrivere storie che canzoni.
Il sound dell’album è molto diretto, sembra quasi riprodurre una registrazione live eseguita in stile garage – rock. Siete d’accordo?
Siamo d’accordo e la cosa è venuta naturalmente, non è un effetto artificiale della produzione. Abbiamo cercato di riprodurre nell’album quello che siamo dal vivo, le nostre sonorità un po’ ruvide e un po’ pop. Avremmo potuto usufruire di vari vantaggi tecnologici, ma abbiamo preferito mantenere un atteggiamento più reale, anche se più difficile da gestire.
Come sono andate le registrazioni? Ci raccontate qualche aneddoto?
Essendo stata una prima volta, pur con un po’ di esperienza alle spalle, è stato difficile ma divertente allo stesso tempo, e non sono mancati gli errori: la batteria inizialmente era stata microfonata male e la soluzione è stata registrarla una seconda volta. Però abbiamo cercato di rendere l’esperienza non soltanto tecnica ma anche emozionale, anche perché ci siamo accorti da subito che le registrazioni potevano dare una spinta in più al completamento degli arrangiamenti, anche con qualche esperimento dettato dal caso, al momento. La scelta di utilizzare poi il pianoforte acustico ci ha dato molta soddisfazione. Gli esperimenti sono andati oltre ai meri strumenti musicali, nelle canzoni infatti si possono sentire alcuni effetti sonori negli intro o nei finali: le canzoni Persi e Oltre sono collegate dal battito del cuore di un bambino (registrato personalmente), Tu chiude con un miscuglio di suoni onirico-elettronici che altro non sono che le voci degli altri componenti della band (debitamente effettate e riprodotte al contrario) che parlavano al termine di una registrazione della chitarra, mentre la registrazione proseguiva. Questo lo possiamo considerare un errore costruttivo, non era voluto ma ci è piaciuto e dava la giusta chiosa alla canzone. Alla fine di Deriva c’è Marco che suona le corde del pianoforte direttamente con le mani. È stato un gran bel viaggio.
Parliamo del brano Deriva e della collaborazione con Marcello Martini
Deriva è un brano nato da un’idea di Marco, sia come giro melodico che come argomento. Ci è venuta l’idea di inserire un pensiero parlato sull’ultima parte strumentale e abbiamo pensato di farlo interpretare a Marcello, personaggio carismatico e artista poliedrico. Il risultato ci è piaciuto molto, anche grazie alla sua voce profonda e al suo tono deciso. Ci ha fatto molto piacere anche il suo coinvolgimento: ha anche suggerito qualche ritocco al testo che avevamo predisposto che, col senno di poi, è risultato perfetto.
Viviamo in un periodo molto particolare, connotato da profondi e continui mutamenti anche nelle relazioni, che sono sempre più complicate e portano spesso a sentirsi inadeguati. La canzone Notte parla di questo?
Come detto prima, abbiamo strutturato i testi lasciando volutamente libertà interpretativa all’ascoltatore. In Notte abbiamo utilizzato l’insonnia e le immagini che essa può ingenerare come metafora per cercare di trasmettere la sensazione di disagio che si prova quando non si riesce a fare o ad essere quello che si vorrebbe in certe situazioni.
I titoli delle canzoni sono tutti formati da una sola parola…
Anche questa è una scelta fatta per lasciare più spazio possibile alla costruzione di emozioni e di riflessioni che possono scaturire nell’ascoltatore. Le parole le abbiamo ritenute molto importanti ma senza essere troppo dirette ed indicative.
Quale è, se esiste, il vostro brano preferito dell’album?
Potremmo dire Impossibile che ci portiamo dietro da 10 anni o Persi, che ha un significato particolare per alcune persone molto vicine a noi.
Che musica state ascoltando adesso?
(Nicola) Kings of Leon, Bob Dylan, Eric Clapton, Nick Drake, Neil Young, Jeff Buckley. (Andrea) Ognuno sta seguendo il proprio percorso seguendo i propri gusti, che sono affini ma anche eterogenei, e hanno portato molto materiale dal punto di vista dell’ispirazione per la composizione dell’album. In questo momento a me piace molto muovermi e spaziare in generi diversi e sperimentali, sto riscoprendo il prog italiano degli anni 70 e sono diventato un appassionato di post-rock
E’ sempre difficile trovare spazi e contenitori per suonare dal vivo. Cosa ne pensate a proposito?
Non suoniamo spesso dal vivo, negli ultimi anni ci siamo dedicati più al lavoro “in studio“ ma ci siamo accorti che anche questo sta cambiando, la musica dal vivo ha subito un duro colpo con la pandemia ma c’era già un declino in atto da prima. Speriamo che sia soltanto una fase passeggera.
Stanno cambiando tantissime cose nel mondo discografico, soprattutto nella fase di transizione alle piattaforme digitali. Non vi sembra che rispetto al passato sia in atto un processo di impoverimento, che sia sempre difficile proporre musica di qualità?
Quantità e qualità, si sa, difficilmente vanno d’accordo. Il mondo della musica risente del cambiamento avvenuto nei mezzi di comunicazione come in ogni altro ambito, compreso quello artistico. Oggi tutti hanno voce e, per farsi sentire, oltre al talento è necessario colpire le persone: questo genera la politica fatta di slogan populisti ma vuota di contenuti e, nella musica, la tendenza a ricercare la soddisfazione del pubblico invece che la propria. Del resto, ogni epoca ha le proprie correnti e anche in questa, in qualche modo, le istanze artistiche più autentiche troveranno il proprio modo di esprimersi.
Come giudicate la scena musicale italiana d‘oggi? Il rock è ancora attuale?
Il rock italiano purtroppo ha subito una regressione dai primi anni 2000, forse perché davvero gli anni 90, soprattutto per il rock alternativo, hanno detto tanto. Non ci piace però pensare che la vena si sia esaurita, il rock è un linguaggio ancora attuale e può tornare ad essere protagonista anche della scena italiana. La nostra idea è che il genere può essere considerato contemporaneo se ripensato nell’etica e nell’estetica e va fatto diventare veicolo di contenuti, di messaggi, di emozioni, cose che sembrano mancare un po’ nella scena italiana attuale.
Quali sono i vostri progetti nell’immediato futuro?
Stiamo ancora metabolizzando le emozioni scaturite dal lavoro appena concluso, ma come ogni artista abbiamo ovviamente delle idee nuove, alcune anche nate durante le registrazioni. Non abbiamo scadenze, quindi lasciamo che l’energia creativa faccia il suo corso, e poi chissà.
Potete dare qualche informazione a chi vuole acquistare il CD o ascoltare il vostro album sulle piattaforme digitali?
Per le copie fisiche ci stiamo attrezzando, abbiamo per ora deciso di pubblicare solo in digitale perché ci sembrava più immediato e semplice. Ci trovate comunque su tutte le maggiori piattaforme, e se ci seguite sui social daremo a tempo debito tutte le informazioni sulle eventuali novità.
Link del video di “Deriva”