Nella ricorrenza del 77° anniversario della caduta del fascismo, l’ANPI di Udine, in collaborazione con l’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione e con l’ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), ricorderà l’avvenimento storico rendendo onore a tutti gli antifascisti, che con la loro lotta e il loro sacrificio seppero tener testa alla dittatura mantenendo vivi gli ideali di libertà, democrazia, e pace. Sabato 25 luglio 2020, come da consuetudine a lungo consolidata, nel giardino pubblico “Giovanni Pascoli” (situato tra via Dante Alighieri e via Giosuè Carducci) si rinnoverà l’incontro commemorativo con la deposizione di omaggi floreali davanti ai busti di Giacomo Matteotti e di Antonio Gramsci. « È una data importante per ricordare che l’Italia ripudia il fascismo e il razzismo soprattutto in questi ultimi tempi in cui il vento dell’odio e della discriminazione imperversa nel nostro Paese», afferma Antonella Lestani, presidente della sezione ANPI “Città di Udine”. L’appuntamento è alle ore 10.30 e vedrà gli interventi di Nadia Mazzer, componente del comitato provinciale dell’ANPI, e Giovanni Ortis, presidente dell’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione di Udine. Tenendo conto del divieto di assembramento e dell’obbligo di distanziamento fisico, l’evento si svolgerà nel pieno rispetto dei protocolli anti-Covid 19 per garantire la sicurezza dei partecipanti. A causa dell’attuale emergenza sanitaria, invece, è stata annullata la pastasciutta antifascista che l’ANPI di Udine organizzava già da diversi anni come momento conviviale e di condivisione dei valori democratici riprendendo la tradizione iniziata dalla famiglia Cervi.
Il 25 luglio 1943 fu una data cruciale per la storia d’Italia. Approvata dal Gran Consiglio del fascismo la destituzione di Benito Mussolini dalle funzioni di capo del governo, re Vittorio Emanuele III ordinò che il duce fosse arrestato: il fascismo come forma istituzionale e regime legittimo era finito. Da nord a sud della Penisola si fece festa. Anche in casa Cervi: papà Alcide e la sua famiglia – contadini cattolici dai forti sentimenti antifascisti e democratici – vollero offrire una pastasciutta all’intera popolazione del comune di Campegine (RE) in piazza, per godere di un momento di gioia e di pace che si sarebbe rivelato solo apparente. La guerra sarebbe continuata fino alla primavera del 1945 con un immane prezzo di vite, sofferenze e atrocità. Molti caddero valorosamente combattendo da partigiani e partigiane per la libertà contro l’invasore nazista e i fascisti collaborazionisti. Alla Resistenza presero parte attiva anche i sette fratelli Cervi, che furono fatti prigionieri, torturati e poi fucilati dai fascisti.
Comunicato stampa