Ebbene, confesso: io adoro i concerti da seduti. Li adoro.
Ho scoperto di adorarli durante il Covid, e ho accolto con molta rassegnazione e un pizzico di sconforto il Grande Ritorno dei live “tutti in piedi sotto palco”.
Mi perdoneranno gli artisti, gli addetti ai lavori, gli organizzatori che si sono ritrovati con delle piazze molto più ridotte. Ma poter vedere uno spettacolo senza dover stare un’ora e mezza in punta di piedi per riuscire anche solo a intuire cosa sta succedendo sul palco, non avere nessuno che ti spintona o che ti viene addosso sudato e a petto nudo, non dover guardare tutto il concerto attraverso lo schermo dello smartphone del tizio davanti, è stata felicità pura.
E quindi.
Quindi, se una come me si arrampica fra le sedie per potersi guadagnare il prato e ballare – fregandosene di introversioni & goffaggini –, se il mio posto comodo ha iniziato a starmi stretto e a bollirmi sotto il sedere, se una specie di fluido magico ha cominciato a scorrere, obbligandomi ad alzarmi e ballare, allora vuol dire che La Rappresentante di Lista dal vivo è davvero una bomba (anzi, per citare proprio una loro canzone, “the bomba”).
Non potrebbe essere altrimenti. Perché La Rappresentante di Lista (per gli amici LRDL) di live ne sta facendo tanti. Ma proprio tanti. Dario e Veronica stanno ai festival e ai concerti come la panna sta alla cucina francese: sono dappertutto.
Nei festival in spiaggia, sulle colline, in montagna, a Milano, a Ferrara, a Roma, a Lucca, a Genova, nei club, nelle ville storiche, sotto le stelle, senza l’orchestra, con l’orchestra.
Il loro concerto a Mittelfest era di quest’ultimo tipo. Nello specifico con l’Orchestra Angelo Corelli, diretta per l’occasione dal Maestro Emanuele Patti.
Che la dimensione sinfonica stesse bene addosso ai suoni de La Rappresentante si era già capito. Nel 2020, quando affiancarono il rapper Rancore in una cover di Luce (tramonti a Nord Est) di Elisa a Sanremo.
Nel 2021, quando corsero da soli e portarono la bellissima Amare al concorso sanremese (stavolta la loro guest star era Donatella Rettore).
E anche nel 2022, quando il loro spensierato inno apocalittico Ciao Ciao si guadagnò l’agognato – e temuto – status di “tormentone” dopo il passaggio al Festival.
Ma a Mittelfest domenica 31 luglio questo corteggiamento fra sinfonico e discodance, fra archi e chitarre elettriche, pianoforti a coda e “con il culo ciao ciao”, ha raggiunto il suo apice.
La produzione è il frutto di una collaborazione fra Mittelfest, Ravenna Festival, e l’etichetta Woodworm.
E funziona.
Funziona anche nei casi che potrebbero sembrare i più improbabili: la cover luccicante di Be My Baby delle Ronettes, la rendition di Mai Mamma – il pezzo a cassa dritta che rievoca il titolo del loro ultimo album, e che Dario Mangiaracina sul palco definisce “una canzone bizzarra”.
E funziona, ovviamente, con Ciao Ciao, che viene riproposta anche in un bis danzereccio.
Sì, perché come me anche tanti altri si sono fatti travolgere dalla “voglia di festa” che premeva da sotto le nostre sedie. Alla fine – sorpresa – all’ultima serata di Mittelfest si balla. Nel parco del convitto Paolo Diacono, si balla.
Mi viene un pensiero: ma non sarà che funziona perché LRDL è una band fluida? Fluida nelle definizioni di genere, libera nel modo di concepire il sesso, queer.
Tutte cose che si leggono anche sulla loro “schedina” di presentazione sul sito di Mittelfest: “Queer Music, musica che supera le differenze, dimentica il senso stesso di confine ed evoca l’azzeramento dei generi”.
Il rosa shocking che veste entrambi, sia Dario che Veronica. La loro eccentricità, la flamboyance degli abiti mostrati a Sanremo (di Moschino, forse la casa di moda più stravagante e queer di tutte), lo strizzare l’occhio sempre più spesso alla disco, che tanto spesso ha intrecciato la sua storia con quella della comunità LGBTQIA+ (per questo si veda, anzi si ascolti, l’ottimo podcast “Disco & Pride” di Paolo Colombo per Il Sole 24 Ore).
La queerness di cui parlano spesso Dario e Veronica è azzeramento dei generi. Ma non si tratta “solo” di vestirsi di rosa e indossare Moschino. È molto di più: è azzeramento dei generi musicali.
È quella libertà creativa che ti permette di mettere insieme cassa dritta e pianoforte, e di portare entrambi all’esaltazione sbattendotene fortissimamente di dover stare dentro a una casellina: “il rock”, “il pop”, “il cantautorato”, “l’elettronica”, “la musica sinfonica”…
LRDL è Carrà e Claudio Abbado, Donatella Rettore e Barenboim, senza farsi mai legare e facendo tutto quello che gli pare, “in faccia a tutti noi” (cit.)
Poi, certo, funziona anche perché loro sono bravi. Talmente bravi che hanno compiuto il miracolo: far alzare il mio sedere pesante dalla sedia e farmi ballare.
ps. Se mai vi capiterà di vedere LRDL dal vivo – e di occasioni ne avete persino troppe – buttate un occhio alle spalle di Dario e Veronica, e osservate per qualche minuto anche le polistrumentiste Marta Cannuscio ed Erika Lucchesi (la sorella di Veronica). Sono spettacolari!
Fosca Pozzar Colinassi © instArt