Conobbi musicalmente Jim O’Rourke nel 2001, quando iniziò a suonare con i Sonic Youth, lo vidi a Bologna la prima volta in Goodbye 20th Century, progetto d’avanguardia che ripropose composizioni di artisti quali John Cage e Yoko Ono. La presenza di Jim sul palco era umile e potente allo stesso tempo, integrata con il resto del gruppo come se ne avesse fatto sempre parte.
Quando vidi che sarebbe venuto a Padova per l’80° Anniversario del Centro d’Arte, nella sua unica data europea, non potevo perdere l’occasione di ascoltarlo in un suo progetto e conoscerlo.
Essere presente al soundcheck è qualcosa di magico, puoi vedere il dietro le quinte, parlare con gli organizzatori, conoscere gli artisti e come fotografo puoi muoverti con una libertà che durante il concerto non hai, uno degli aspetti più belli del mio lavoro.
O’Rourke si è esibito in due concerti, la prima sera con “Shutting Down Here”, una performance elettronica solista e “Most, But Potentially All” in duo con il trombettista Flavio Zanuttini, talento jazz friulano.
La serata del sabato ha visto protagonista il trio Kafka’s Ibiki , con Jim al basso e sintetizzatore, Eiko Ishibashi al piano, flauto traverso e armonica, Tatsuhisa Yamamoto alla batteria. Il gruppo ha presentato due set, il primo improvvisato, il secondo creato ad hoc dal musicista per la serata.
Un’esperienza sonora indimenticabile, che ti travolge e ti accompagna in un viaggio astratto, delicato e raffinato in cui la tromba soffia, le spazzole della batteria vengono agitate nell’aria, le note del flauto campionate e usate in loop e Jim orchestra nell’ombra, con una bravura e un’esperienza rare e un’umanità che si percepisce anche solo dalla sua presenza sul palco. Chiudendo gli occhi si viene catapultati in un’altro mondo, si scoprono suoni nuovi e la dissonante armonia provoca un piacere bianco.
Una due giorni che ben ha rappresentato la storia del Centro d’Arte, che negli anni ha sempre arricchito con coraggio e competenza musicale le proposte culturali della città di Padova e non solo, la collaborazione con Radio 3 ne è la prova.
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Lorenzo Scaldaferro