Sembra un paradosso festeggiare la pace in questo tragico autunno del 2023, ma in fondo Jazz & Wine of Peace cerca di dare un piccolo contributo alla causa tramite la musica, che dovrebbe unire anziché dividere, portare alla riflessione piuttosto che allo scontro. Concentriamoci quindi sulle sette note, tralasciando per un attimo gli orrori del presente e l’ossimoro Gorizia capitale della cultura, a cui ci si riferisce per ogni evento della provincia. Doveroso partire dal nuovo logo della manifestazione, che richiama gli anni settanta, che più che un riferimento musicale qualche volta sembrano un’ossessione, prova ne sia la presenza in cartellone di Patrizio Fariselli plays Area: dove il tastierista, unico superstite della formazione originale celebrerà il cinquantennale della pubblicazione di “Arbeit macht frei”, eseguendolo integralmente con nuovi arrangiamenti. Al pubblico l’ardua sentenza: evento eccezionale o minestra riscaldata ? Sulle stesse coordinate sembra viaggiare il progetto del sassofonista friulòano Francesco Bearzatti – Post Atomic Zep, sul gruppo icona dei seventies Led Zeppelin: cover in chiave jazz (decisamente non post atomico) del gruppo di Page, Plant, Jones e Bonzo Bonham. Segue il tributo a Faber, presentato come concerto/racconto, affidato a Luigi Viva, socio fondatore della Fondazione De André ed al quintetto capitanato dal chitarrista Luigi Masciari, che ha composto la musica dello spettacolo insieme a Bearzatti, al bassista Francesco Poeti, al batterista Pietro Iodice ed al pianista Alessandro Gwis. Per concludere il reparto cover band segnaliamo il duo italo-americano Marco Colonna e Alexander Hawkins che con clarinetto e piano omaggiano il passato con “Eric Dolphy Underlined”.
Veniamo a chi propone materiale autografo ed in particolare a quello che dovrebbe essere l’evento clou del festival: FOOD, con il duo formato dal trombettista Paolo Fresu e dal pianista cubano Omar Sosa (presenze non certo rare nei festival regionali), che indaga il tema del cibo e il suo mondo raccontandolo in musica e trattandolo sotto il profilo del gusto, dell’estetica e dell’etica. Per un intero anno sono stati registrati i suoni di cantine e ristoranti, suoni meccanici di presse e delicati tintinnii di calici, l’olio che frigge, etc., oltre alle voci narranti in varie lingue. Tali suoni, debitamente tagliati, equalizzati e messi in loop, fungono da basi per le varie composizioni originali scritte da Fresu e da Sosa.
Niente di nuovo. Le registrazioni sul campo o ambientali (field recordings) sono usate da decenni in vari ambiti e generi musicali, idem la tecnica del cut up musicale: addirittura nel 2001 i Matmos pubblicarono un disco ( A change to cut is a chance to cure) utilizzando i suoni tratti da operazioni chirurgiche di vario genere. Nell’auspicio che a tali intenti musicali corrisponda una buona performance, registriamo l’impegno su etica e sostenibilità del cibo che si tradurrà in un incontro dei due artisti con il pubblico presso Borgo San Daniele- Interverrà nell’occasione anche un portavoce del Banco Alimentare FVG, associazione cui sarà devoluta una parte degli incassi del concerto. Altro habituè delle nostre lande Enrico Rava, con il suo quintetto “The Fearless Five” (appunto), il suo più recente progetto, con una formazione di giovani musicisti di talento: Matteo Paggi al trombone, Francesco Diodati alla chitarra, Francesco Ponticelli al contrabbasso ed Evita Polidoro alla batteria.
Ci sono poi nomi di richiamo per gli appassionati come la star mondiale della chitarra Yamandu Costa ed il fisarmonicista Vincent Peirani, il pianista americano Chris Jarrett, Andy Sheppard assieme a Rita Marcotulli e Carlos Bica per citarne alcuni. Le cose più interessanti sembrano essere quelle che si spingono oltre la pur impeccabile riproposizione di vecchi moduli e la tecnica sopraffina come unico scopo (tristi retaggi degli anni settanta), ma sperimentano altre vie, o almeno cercano di farlo. Come “Witch’n’monk” duo formato dalla chitarrista e soprano inglese Heidi Heidelberg e dal flautista colombiano Mauricio Velasierra. Oppure la trombettista e compositrice canadese figura di spicco del jazz sperimentale Steph Richard. Interessante l’avanguardia e la nuova scena jazz con “Hidden Rooms” del Marco Centasso Quartet. Incontrerà quindi tutti i palati il Jazz & Wine of Peace dal 26 al 29 ottobre 2023: quelli dei nostalgici di bocca buona che vogliono solo rivivere il passato, quello degli amanti dell’avanguardia, quello dei semplici appassionati ed anche quelli di coloro i quali vogliono gustarsi l’evento girando le cantine del Collio. Di seguito i riferimenti per un programma più dettagliato del festival. Prosit
Daniele Paolitti – InstArt 2023 ©
GLI ORGANIZZATORI
Il festival Jazz & Wine of Peace 2023 è organizzato da Circolo Controtempo in collaborazione con il Comune di Cormòns, con il sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia, Ministero per i beni e le attività culturali, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, Promo Turismo FVG, Comune di Gradisca d’Isonzo, Comune di Corno di Rosazzo, con la collaborazione di Artisti Associati, Cantina Produttori Cormòns, Kulturni Dom Nova Gorica, Kulturni Dom Gorizia, Fondazione Abbazia di Rosazzo, Movimento Turismo del vino, Colli Orientali del Friuli, Borgo Conventi, Borgo Gradis’ciutta, Borgo San Daniele, Castello di Spessa, Enoteca di Cormòns, Jermann, Lis Neris, Polje, Tenuta Angoris, Tenuta Villanova, Villa Attems, Villa Codelli, Vila Vipolže, Villa Nachini Cabassi.
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