Ironico e crudele. Si ride, anche molto e di gusto, ma alla fine l’amaro in bocca resta. “Regalo di Natale”, nell’adattamento teatrale di Sergio Pierattini e la regia affidata a Marcello Cotugno (produzione de La Pirandelliana), ci propone un’acuta e stimolante riflessione sul valore dell’amicizia e su come anche i rapporti tra le persone siano pericolosamente minati da problemi, frustrazioni, fallimenti di ciascuno. Cotugno nelle sue note di regia la definisce “un’amara riflessione su come stiamo diventando. O su come forse siamo già diventati. Se il poker è lo specchio della vita, il teatro è il luogo dove attori e spettatori si possono rispecchiare gli uni negli altri. E i due specchi messi uno di fronte all’altro generano immagini infinite”.
Il titolo è lo stesso del bellissimo e pluripremiato film scritto, sceneggiato e diretto da Pupi Avati nel lontano 1986, lo spettacolo visto lunedì 25 al teatro Sociale di Gemona del Friuli (stagione Ert 2018/2019) ha subito solo un piccolo ritocco temporale essendo trasposto nel 2008, anno in cui la crisi economica si è abbattuta sull’Europa, segnando profondamente anche la società italiana. La sceneggiatura rimane la stessa del film mentre il linguaggio teatrale sostituisce la forza dell’immagine con una maggiore profondità psicologica dei protagonisti.
Protagonisti di straordinaria bravura quelli in scena: Gennaro Di Biase (Stefano), Valerio Santoro (Ugo), Giovani Esposito (Lele), Filippo Dini (Franco) e Gigio Alberti (Avvocato Sant’Elia). Talento, preparazione, esperienza: questi sono attori veri, mica modesti caratteristi che più che far vivere i personaggi si limitano a darne un’idea di massima! Prendono le distanze dagli originali protagonisti cinematografici senza perderne lo smalto.
Gigio Alberti reinventa in maniera magistrale la figura dell’avvocato Sant’Elia: dal tono della voce alle movenze fisiche. Meno sarcastico rispetto a Delle Piane ma dotato di arguzia e fine ironia.
Una partita a poker la notte di Natale. E’ questo il motivo per cui quattro amici si rivedono dopo anni con l’obiettivo di fare soldi per risolvere i problemi finanziari con cui ciascuno di loro si trova a fare i conti. Il “pollo da spennare” è il misterioso avvocato Sant’Elia, ricco industriale con la passione per il gioco e, si dice, la propensione per le sconfitte al tavolo verde. In un confronto serrato, venato d’ironia e cattiverie spesso gratuite, ognuno dei quattro amici metterà a nudo il bilancio della propria vita piena zeppa di menzogne, inganni, sconfitte, tradimenti. Alla fine sarà l’avvocato Sant’Elia, un campione del poker in realtà, a far saltare il banco. Gli altri, tutti sconfitti, tutti perdenti. Nessuno sconto nè al buonismo (è pur sempre la notte di Natale!) né al sentimento, né alla speranza.
Lo spettacolo è rodato, i dialoghi e le pause non allentano mai la tensione, l’ironia e lo humor alleggeriscono l’atmosfera.
Fredda e minimalista la scena. Efficace l’idea di porre il tavolo verde su una pedana che non smette di girare come la fortuna, come la vita.
La morale che se ne trae, come dice il regista Marcello Cotugno, è molto amara. Resta l’impressione che alcuni valori fondamentali delle relazioni umane come amicizia, lealtà, consapevolezza di sé stiano dolorosamente tramontando dal nostro orizzonte.
La scommessa di dare una veste teatrale a un grande film è stata vinta.
Rita Bragagnolo © instArt