Due  poeti a loro modo astrusi dalla realtà, ma verosimilmente, un unico modo di interpretare la vita. Uno con le note e le parole, l’altro con i piedi… quello sinistro. Faber e Rombo di tuono. Gigi e Fabrizio, settembre 1969. Un appartamento di Genova, un incontro, l’unico che i due avranno nel corso della storia e poi i due colori, il rosso e il blu.
Arriva al rinnovato Benois di Codroipo “Amici fragili” lo spettacolo di Federico Buffa, per dirla in breve un cantastorie dei giorni nostri, un affabulatore, uno “che la sa raccontare” ma bene, aggiungiamo, molto bene. Giornalista sportivo che ci ha regalato pagine televisive memorabili ricostruendo e ripercorrendo la vita e le carriere di grandi sportivi della nostra epoca. Questa sera, come sempre, con l’enfasi che gli appartiene, lo ritroviamo a raccontarci quell’unico episodio quell’unico incontro in cui Luigi e Fabrizio si trovano l’uno di fronte all’altro. Partendo dall’inizio, perché è sempre dalla partenza che si riconoscono le storie, quelle destinate a tracciare un solco nella storia. Sono molti gli aneddoti riguardanti i giovani Faber e Rombo di tuono, uno benestante della Genova borghese, l’altro invece con la sola madre a tirare su la famiglia in riva al lago di Como. Alla fine tutto ritorna a quei colori, il rosso e il blu, i colori del Genoa e del Cagliari le squadre di Fabrizio e di Luigi. Cagliari e Genova città di mare cosi diverse ma così simili come i due protagonisti. Nello scorrere del racconto Buffa, con maestria, rappresenta i due amici fragili come due personalità distinte ma allo stesso tempo vicine nella ricerca della solitudine e dei silenzi a scandire un esistenza da artisti campioni ma anche da uomini soli. Sul palco due cabine telefoniche una rossa una blu a rappresentare i colori del cuore, cabine per chiamare “chi non c’è più“. Struggente il colloquio di Luigi con il padre scomparso troppo presto. Lo spettacolo fila via liscio incollando i presenti alle poltroncine, affascinati da un atmosfera che ti sembra di essere lì seduto al tavolo con sigaretta e il Glen Grant ad osservare i due amici e respirare la loro stessa aria della sera. Il fumo, i silenzi. Randagi che hanno scelto di stare dalla parte dei randagi. Meraviglioso il pezzo che Faber ha dedicato all’amico Tenco morto suicida a Sanremo “Preghiera in gennaio”, una canzone entrata nel cuore di tanti ma in particolare di Luigi. Buffa tesse la trama di questo racconto con sapiente maestria e il pubblico presente risulta assolutamente rapito da una storia unica ed indimenticabile. Grande spessore anche per la performance di Marco Caronna alla regia, chitarra e voce sapiente e molto vicina alle tonalità di Faber. Non da meno Alessandro Nidi al pianoforte e lo special-guest Paolo Fresu che compare con un cameo sulle note di “no potho reposare“. Un ensamble di spessore per una storia raccontata da Buffa che resterà indimenticabile. Usciamo dal Teatro ancora incantati da una storia del passato che potrebbe essere anche dei giorni nostri. Due amici, due colori. poche parole,tanti silenzi. Silenzi che parlano con più di mille parole. Una storia di vita e di amicizia che Buffa ha reso unica con il suo modo di raccontare colpisce le corde del cuore. Grazie a Buffa per la sua performance e grazie a Ert Fvg sempre attento a portare i grandi nomi nella nostra regione.

© Maurizio Cum per instArt