“Debutta martedì 21 gennaio “Woyzeck” da Georg Büchner nella nuova traduzione e adattamento di Federico Bellini e nella regia di Tommaso Tuzzoli. Lo spettacolo è una coproduzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e replica alla Sala Bartoli fino a venerdì 24 gennaio”.
È un’operazione affascinante e ricca di induzioni alla cui produzione il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia partecipa con convinzione, quella che porta in scena “Woyzeck” il capolavoro di Georg Büchner nella nuova traduzione e adattamento di un autore raffinato come Federico Bellini e nella regia di Tommaso Tuzzoli, un artista dalla poetica incredibilmente potente e profonda.
Lo spettacolo va in scena alla Sala Bartoli – per la stagione “Scena contemporanea” del Teatro Stabile regionale – da martedì 21 a venerdì 24 gennaio.
Il lavoro porterà il pubblico a riflettere su un mondo in cui il male diventa sempre più sfuggente e pervasivo, un mondo così assonante con gli incubi contemporanei, che sembra quasi incredibile sia stato tratteggiato da un autore antesignano e geniale, morto nel 1837, a soli 23 anni.
Heiner Müller, in occasione del discorso tenuto nel 1985 per il conferimento proprio del Premio Büchner, lasciò praticamente attonito l’uditorio, sostenendo che forse Woyzeck tornerà tra noi, da vivo o nella sua resurrezione, assumendo una forma tutt’altro che rassicurante e in qualche modo anticipatoria della grande aberrazione nazista del Novecento. Il potere, nelle sue varie incarnazioni, lo dirige come un burattino, uno degli automi tanto cari allo scienziato Büchner, forse incapace di intendere ma non ancora di non volere.
Nel ritmo sincopato di questa nuova traduzione di Bellini, l’obiettivo è di restituire la natura del testo originale tedesco, dove le frasi sono spesso spezzate, allucinate, dove il gergo proletario di Woyzeck e Marie si distanzia dal tedesco barocco e persino sgrammaticato con cui Büchner si prende gioco del potere.
Una versione coerente con quella che pare la distribuzione e la cronologia più verosimile delle scene pensate da Georg Büchner, che di fatto presenta quasi due inizi diversi, ma che restituisce immediatamente, fin dalla scena iniziale, la rappresentazione di un uomo già probabilmente al limite delle forze. Frammenti legati in scene in un unico respiro, cercando di non tradire la natura visionaria e incredibilmente post-drammatica del capolavoro.
Immersi in un luogo sospeso, come pianeti che ruotano intorno alla stella madre, gli interpreti di questo lavoro – gli ottimi Tony Laudadio (Il Potere), Alberto Boubakar Malanchino (Woyzeck), Federica Sandrini (Marie), Edoardo Sorgente (Tamburo Maggiore), ruoteranno intorno al corpo di Woyzeck come in un vortice che condurrà ad un finale profetico e privo di speranze. L’incubo di Woyzeck diventa l’incubo che sfocerà nel totalitarismo, nella rivoluzione restauratrice.
«Büchner è un’ossessione giovanile ed in passato avevo già affrontato in forma di studio “Leonce e Lena”» ha raccontato Tommaso Tuzzoli «E rispetto al “Woyzeck” molti aspetti mi hanno sempre incuriosito: non solo rispetto al teatro moderno, è il primo testo in cui una figura di sottoproletario diventa protagonista, ma è anche un testo incompleto, dalla natura frammentaria. La storia è molto semplice: Woyzek è un uomo che ama una donna, Marie, ma è anche un soldato cui viene chiesto di fare diverse azioni e che piano piano si scopre essere la cavia di un esperimento.
Al di là della storia del femminicidio che sottende tutto il testo, mi è presto stato chiaro che “Woyzeck” racconta ed evoca ben altro e leggendo le lettere di Büchner ho scoperto che dietro all’autore c’era un giovane rifugiato politico fuggito in Svizzera, c’era un medico, ed anche un politico che andava contro un certo tipo di potere. Con Federico Bellini abbiamo studiato “Woyzeck” indagandone le pieghe, leggendone tutte le traduzioni e tutte le varie stesure. Poi Federico ha creato la propria traduzione e un nuovo adattamento ed ha recuperato un discorso che Heiner Müller ha tenuto ricevendo il “Premio Brüchner” e lì ci siamo resi conto che in realtà la questione politica era uno degli aspetti fondamentali in “Woyzeck”. Parlo di politica intesa come l’arrivo di quelli che sarebbero stati i nazionalismi: sicuramente il tipo di nazionalismi che tendono a schiacciare l’essere umano, che fanno sì che l’umanità diventi soltanto pedina di un gioco molto più grande».
Lo spettacolo va in scena alla Sala Bartoli martedì 21 e venerdì 24 gennaio alle ore 19.30, mercoledì 22 e giovedì 23 gennaio alle ore 21. Biglietti sono per ora disponibili presso i punti vendita e nei circuiti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it Informazioni sono disponibili sul sito www.ilrossetti.it e al tel 040.3593511.
comunicato stampa