Gran pienone di pubblico ieri sera al Teatro Nuovo Giovanni da Udine per l’attesissimo appuntamento che ha visto protagonisti l’Orchestre des Champs – Élisées diretta da Philippe Herreweghe e con il pianista tedesco Alexander Lonquich: programma interamente dedicato a Robert Schumann.
La serata inizia con l’esecuzione del celebre Concerto per pianoforte e orchestra in la minore op.54 che vede il solista Alexander Lonquich impegnato su un pianoforte Blüthner del 1856 (il concerto fu composto nel 1845). Scelta dettata dal fatto che tutta l’orchestra, secondo il gusto di Herreweghe, è dotata di strumenti originali dell’epoca o, soprattutto nel caso dei fiati, di copie fedeli di essi. Questa opzione riflette la volontà, corretta a mio avviso, di ricreare il background sonoro in cui sono nati i capolavori del passato con un suono che sia il più vicino possibile a quello che si sarebbe potuto ascoltare all’epoca. Gli effetti di questa scelta esecutiva si possono apprezzare fin dalle prime battute dell’Allegro affettuoso-Andante espressivo-Allegro, dove l’appassionato gesto solistico di apertura e il successivo libero fluire di immagini musicali, assume, sotto le abili mani di Lonquich e grazie anche all’appassionata direzione di Herreweghe, una libertà e una spontaneità difficilmente ottenibili su un pianoforte dotato della moderna meccanica. Il colore esecutivo risulta più morbido e vellutato rispetto a quello delle orchestre dotate di strumenti moderni. La fusione fra le varie sezioni e il solista è assolutamente eccezionale e il diapason abbassato rispetto a quello moderno conferisce al suono un colore scuro particolarmente affascinante. Di più, la tecnica di Lonquich è di altissimo livello e risolve gli impervi passaggi virtuosistici di questa pagina con una facilità sconcertante.
l’Intermezzo. Andantino grazioso è contraddistinto da un’intensa espressività melodica che Lonquich e l’orchestra sanno magistralmente evidenziare, per poi passare direttamente all’Allegro vivace che chiude questo capolavoro con un impeto che esalta l’orchestra e l’abilità pianistica di Lonquich. Il successo dell’esecuzione è grande e l’entusiasmo del pubblico è tale che Lonquich concede ben due bis in cui esegue, sempre di Schumann, In die Nacht e Warum?
Dopo la pausa, il concerto riprende con l’esecuzione della Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.97 “Renana”, scritta da Schumann nel 1850 a Düsseldorf, dove conobbe un periodo di relativa tranquillità (morirà suicida sei anni dopo).
L’attacco del Vivace iniziale è impetuoso e viene condotto da Herreweghe con magistrale determinazione che ne esalta lo spunto ritmico arricchito di grandiosa espressività. Nel successivo Scherzo, ispirato da un Ländler, l’esecuzione dell’orchestra ne esalta il sapore quasi pastorale, mentre nel Nicht schnell coglie con grande espressività la soave grazia del Lied sul quale è costruito. Il Feierlich è reso in una grande solennità che si risolve nella sfrenata rievocazione carnascialesca del Lebhaft-Schneller (Vivace-Più veloce), atto conclusivo del capolavoro schumanniano.
Alla fine è un autentico diluvio di applausi ma, nonostante le numerose chiamate al proscenio per Herreweghe, niente bis.
Sergio Zolli © instArt