Per la stagione di prosa del Teatro Nuovo Giovanni da Udine è andato in scena ‘Il delitto di via dell’Orsina’ atto unico tratto da un lavoro del 1857 del drammaturgo francese Eugène Labiche, una divertente commedia degli equivoci con protagonisti due grandi nomi del teatro italiano Massimo Dapporto e Antonello Fassari. Il testo è stato riadattato da Andrée Ruth Shammah che ne ha curato la regia, trasferendo l’ambientazione dalla Francia all’Italia degli anni ’40. Uno spettacolo vivace che alterna situazioni surreali e ingarbugliate a momenti più riflessivi.
Una mattina il benestante e raffinato Zancopè si sveglia dopo una serata di bagordi alla festa degli ex allievi della sua scuola con a fianco un estraneo. Con non poca fatica riconosce Mistenghi un vecchio compagno, l’ex primo della classe cui la vita non ha riservato la stessa fortuna. Della sera prima i due ricordano le bevute, ma di cosa sia capitato nel corso della notte e di come siano finiti a dormire nello stesso letto non hanno alcuna memoria. Ecco che la lettura di un articolo di un giornale trovato nella stanza pare aprire uno squarcio drammatico. È il racconto dell’omicidio di una carbonaia. L’articolo riporta dettagli sinistramente affini ad altrettanti indizi che i due hanno per ricostruire la loro notte brava. Tanto affini da convincerli di essere loro stessi gli assassini della giovane. Per i due inizia una carambola di avventure grottesche nel tentativo di cancellare ogni prova dell’efferato delitto. Una confusa rincorsa a coprire le malefatte che arriva fino a tentare di eliminare le persone che a loro parere potrebbero risalire al loro coinvolgimento. Nessuno dei due infatti può accettare che la propria immagine di rispettabilità possa risultare macchiata. Zancopè deve mantenere il suo status di ricco borghese arrivato, Mistenghi invece non può rischiare di perdere il lavoro che sta per iniziare. E così ad omicidio segue omicidio. I bersagli sono il cugino, che li ha visti aggirarsi barcollanti per le strade della città la notte prima, ed il valletto che pare avere qualche sospetto. Solo che i due non sono proprio assassini: i loro piani maldestri non vanno a segno e a farne le spese è solo la povera gatta di casa. Ma ci provano, dimostrandosi pronti a tutto pur di non prendersi le proprie responsabilità. E provano pure a lavarsi la coscienza così come sfregano invano le mani sotto l’acqua del lavandino per ripulirle dal nero del carbone. Fino a che non si rendono conto che l’articolo che riporta la morte della giovane carbonaia risale a dieci anni prima e che loro in realtà, oltre ad una brutta ubriacatura, nessun crimine hanno commesso.
Uno spettacolo frizzante e divertente, nonostante il retrogusto amaro che lasciano questi due uomini pronti a tutto pur nascondere una verità che non esiste; con scambi di battute vivaci, musica e qualche brano cantato. Un cast di livello con i due protagonisti che, per la prima volta insieme sul palco, brillano per freschezza e complicità. Un pezzo di teatro che fa venire il desiderio di tornare a teatro.
Laura Fedrigo