Il CRAF accoglie nel suo deposito climatizzato un preziosissimo archivio appartenente al Genio Civile di Udine e originariamente conservato al Magazzino idraulico di Pertegada. Si tratta di oltre 5mila fotografie realizzate tra il 1920 e il 1960: “Il fondo custodisce pellicole, lastre, positivi di grande qualità – spiega il direttore del CRAF Alvise Rampini – e costituisce uno scrigno di memoria storica che coinvolge tutto il Friuli”.
Le fotografie testimoniano i lavori del Genio Civile sull’intero territorio regionale: “Costruzione di edifici pubblici, scuole, ponti, strade – sottolinea – che raccontano le molteplici trasformazioni delle città e dei paesi che oggi conosciamo”.
L’archivio arriva al CRAF come generoso atto di donazione, grazie all’intermediazione di un dipendente della polizia idraulica Giovanni Santoro: “A lui va un doveroso ringraziamento – prosegue – e a Piero Colussi, per averci segnalato tempestivamente l’esistenza di questo patrimonio in attesa di cure”.
Il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia si dedicherà alla conservazione, pulizia e restauro del materiale fotografico grazie al suo laboratorio di restauro e successivamente è prevista la digitalizzazione dell’archivio e la catalogazione.
ll ricco corpus di opere potrà essere oggetto di studio anche attraverso futuri tirocini e tesi di laurea con le università regionali: “Ci preme che un patrimonio sociale e culturale così importante trovi qui al CRAF piena valorizzazione – afferma il presidente Enrico Sarcinelli – e possa costituire uno strumento di indagine sui cambiamenti architettonici e strutturali che hanno caratterizzato il Friuli Venezia Giulia, attraverso l’occhio attento di fotografi professionisti direttamente reclutati dal Genio Civile”.
Tra le opere, si osservano le testimonianze della strada della Valcellina, interventi idraulici lungo il Tagliamento, i lavori di restauro del castello di Udine, la costruzione di gallerie e molto altro ancora. In particolare sono conservate le fotografie delle opere eseguite durante il regime fascista dal 1934 al 1936. Le immagini ci restituiscono anche l’importanza del lavoro svolto dalla polizia idraulica per la sicurezza della popolazione sugli argini del Tagliamento e l’importanza dell’attività di documentazione delle opere pubbliche che rappresentavano la via del progresso e dell’emancipazione per tante comunità locali.
Molte delle opere conservano ancora le indicazioni dell’autore, come Giuseppe Piazza che a Gemona aprì nel 1897 uno studio fotografico nel cortile dei conti di Caporiacco. Essenziale per un archivio come quello del CRAF avere traccia dei nomi dei fotografi locali che documentavano città e paesi, non solo per l’attribuzione artistica dei manufatti, ma per la ricostruzione della storia e presenza capillare delle botteghe artigiane dedicate alla fotografia nella nostra regione.
Comunicato Stampa