Ci sono dei film che segnano la nostra storia, si legge nelle note di regia dello spettacolo andato in scena il 7, l’8 e il 9 febbraio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine. I Soliti Ignoti, pellicola di Mario Monicelli è senza dubbio uno di questi, un capolavoro della cinematografia italiana, con un cast che va da Vittorio Gassman a Marcello Mastroianni, da Claudia Cardinale a Totò.
La versione teatrale, per la regia di Vinicio Marchioni, è approdata con successo a Udine per la stagione di prosa del Teatro Nuovo.
Roma, 1958. L’Italia è da pochi anni uscita dalla seconda guerra mondiale e le ferite sono ancora aperte. Il boom economico deve arrivare, è il periodo in cui le città sono ancora alle prese con una miseria ed una fame ataviche. Un’Italia che si arrabatta, cercando di mettere assieme il pranzo con la cena. I Soliti Ignoti è l’inno all’arte tutta italiana dell’arrangiarsi, declinata al crimine.
Una banda scalcagnata di ladri improvvisati mette a punto il piano che dovrebbe affrancarli da una esistenza in miseria. Il colpo al Monte dei Pegni è un colpo facile. La soffiata arriva direttamente da Cosimo che ne ha sentito parlare in carcere: la ‘comare’, la cassaforte che contiene i gioielli custoditi dal Monte dei Pegni, si trova in un locale adiacente ad un appartamento che pare disabitato. Ecco allora che la banda, tra mille ripensamenti, si mette all’opera. Peppe il Pantera, un pugile ‘suonato’, Tiberio, un fotografo che ha dovuto impegnare la macchina fotografica, Capannelle un ladruncolo alle prese con una mai sopita fame, Michele il siciliano ed il bel Mario studiano da ladri con Dante, scassinatore in pensione che li introduce all’’arte’ del furto.
Solo che l’appartamento a fianco al luogo del colpo non è affatto disabitato. Ci vivono due anziane signore con una domestica, la bella Nicoletta. Peppe cerca di sedurla per arrivare all’appartamento, e tra una serie e l’altra di disavventure riesce ad ottenerne le chiavi. Ed ecco che si apre la strada. Basta abbattere la parete che divide l’appartamento dal locale del Monte di Pietà ed il gioco è fatto. E i nostri ci riescono, peccato che abbattano la parete sbagliata, quella tra il soggiorno e la cucina. Ed è così che finisce, con la improbabile banda di ladri che si siede a tavola a mangiare la pasta e ceci trovata sui fornelli della cucina, affogando in un bicchiere di vino la delusione di un sogno di ricchezza accarezzato, ma svanito.
Una storia ambientata a Roma ma che racconta di una Italia intera, fatta di fame e vitale fantasia, di ottimismo e rassegnazione, di furberie e buoni sentimenti. Non a caso i personaggi parlano con le cadenze di tutte le regioni: il romanesco di Peppe, il siciliano di Michele, l’emiliano di Capannelle, il veneto di Nicoletta.
A portare in scena i personaggi pensati da Monicelli, Suso Cecchi D’Amico, Age e Scarpelli la compagnia Gli Ipocriti Melina Balsamo capitanata da Vinicio Marchioni nei panni di Tiberio e Giuseppe Zeno in quelli di Peppe. Una scenografia essenziale, con sullo sfondo l’immagine in bianco e nero di una periferia di Roma alle prese con le nuove costruzioni dei palazzinari e una serie di impalcature che via via diventano il carcere, i vicoli, le case dei protagonisti, l’appartamento del colpo.
Una bella serata, che ha fatto sorridere il pubblico, che nei personaggi ha riconosciuto pregi e difetti di una Italia che non c’è più ma che forse è ancora un po’ nel dna degli italiani.
© Laura Fedrigo per instArt