
La storia inquadra il tempo della miseria e della grande fame nella Francia ottocentesca della post restaurazione, dove la generosità e la malvagità si incrociano.
E cosi Jean Valjean, il galeotto per un pane, è più vero dell’oscuro Javert, la sventurata Fantine e la figlia Cosetta, Thenardier, Marius e gli altri protagonisti compongono un affresco, vivido e doloroso.
La Francia ha da quasi un secolo sofferto una rivoluzione e lo scrittore naturalista manda alle stampa il romanzo che disegna un paese sconvolto che non sa risalire la china né sul versante economico, né in ambito morale.
Un quadro sconfortante, ma il realismo di Hugo non sa tacere in quel 1862, quando dolore, redenzione, rassegnazione e rabbia, si coniugano con il bisogno di giustizia e misericordia.
Temi universali che rendono l’opera letteraria, un appuntamento teatrale sempre drammaticamente ripensabile e rileggibile, con qualche punta di attualità.
© Vito Sutto per instArt