“Heliossea” di Alessandro Grego non è un “semplice” progetto musicale. Non lo è stato sin dalla sua origine, con il CD registrato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica. La cui partitura è basata su calcoli matematici realizzati dal prof. Massimo Ramella dell’Osservatorio Astronomico di Trieste, con l’obiettivo di tradurre musicalmente l’evento della nascita del sole. Originariamente studiato per sette tipi di flauti e basi elettroniche, in occasione di Triestestate 2019 è tornato in una nuova versione per violino e fisarmonica, sempre con il contributo di basi elettroniche.
Sempre partendo da un algoritmo tradotto in musica, quel che ne è scaturito è una performance immersiva e avvolgente, che non va solo ascoltata ma assorbita, metabolizzata e vissuta. Complice anche l’orario: le 4.28 del mattino, poco prima dell’alba. Insolito per un concerto, vero, ma perfettamente consono a una celebrazione della nascita del sole.
Tutta la prima parte dei 50 minuti dello spettacolo viene lasciata ai contributi elettronici, di forte inclinazione “ambient” e che con molta grazia sa trasportare gli spettatori in una dimensione onirica, anche grazie al fatto di essere ancora agli ultimi scampoli di buio notturno. Quando i primi raggi iniziano ad illuminare l’orizzonte entrano in gioco anche i due strumenti live, iniziando con la fisarmonica di Manuel Figheli. Che inizialmente si allinea a lungo ai suoni “ambient” dell’elettronica (con note singole e gravi tenute a lungo) e solo in seguito accenna alle prime melodie, su cui poi il violino di Pierpaolo Foti si innesta timidamente, quasi a non voler disturbare.
Da lì in poi è un continuo crescendo, sia nel ritmo che nell’interazione tra i due musicisti, che aumenta man mano che il buio cede spazio alla luce in cielo e che i raggi del sole illuminano l’affascinante location.
Complessivamente uno spettacolo fortemente seducente, che pur partendo da basi scientifiche e matematiche sa conquistare qualsiasi tipo di spettatore: non è infatti necessario conoscere studi e algoritmi che hanno generato la partitura per abbandonarsi ad un ascolto che sa immergere in un’altra dimensione.
Da sottolineare l’ottima risposta del pubblico, con un Bastione Rotondo quasi del tutto riempito nonostante l’ora non propriamente agevole e solitamente dedicata ad attività più consone al dominio di Morfeo. Segno che quanto le proposte sono interessanti Trieste sa rispondere con attenzione ed entusiasmo.
Luca Valenta / ©Instart