La diga Nazario Sauro di Grado è stata la location perfetta per un concerto di rara bellezza. Platea affollatissima per “Alice canta Battiato”, appuntamento della rassegna Grado Ospiti d’autore 2022, griffata Azalea Promotion, giunta quest’anno alla 10^ edizione.

La conferma della statura artistica di un autore, Franco Battiato, di un’interprete, Alice e di un pianista Carlo Guaitoli. Sono essenzialità ed eleganza la cifra stilistica di una serata ricca di emozioni e d’inevitabile commovente nostalgia che ha sedotto spettatori e spettatrici di ogni età. Calorosi e intensi gli applausi che, dall’inizio alla fine, hanno sottolineato l’esecuzione di ogni brano. Appassionata ed eloquente la standing ovation con cui i presenti alla fine hanno salutato i due straordinari protagonisti.

L’essenzialità della performance pianoforte/voce ha consentito di apprezzare testi e musiche che non risentono del passare del tempo; l’eleganza dell’immagine di Alice in completo pantalone azzurro tenue cangiante e maglietta bianca, delle sue parole, sussurrate, misurate ma incisive, degli arrangiamenti rigorosi, avvincenti e ricercati curati dal Maestro Guaitoli, hanno reso l’omaggio a Franco Battiato, uno degli autori più innovativi della musica leggera italiana e precursore di nuovi mondi musicali dalle mille sonorità, assolutamente rispettoso, autorevole e aderente a quel suo essere speciale.

Entrambi i protagonisti del concerto vantano un passato di lunghe condivisioni con il geniale artista siciliano: il maestro Guaitoli in quanto per tanti anni collaboratore di Battiato in qualità di pianista e direttore d’orchestra, Alice a lui legata da un lungo e consolidato sodalizio artistico oltre che da un profondo rapporto di amicizia e ammirazione. Una collaborazione che con “Per Elisa” (canzone scritta insieme a Battiato e a Giusto Pio) ha segnato per l’artista, romagnola di origine e friulana d’adozione, l’inizio di una carriera di successo, tutt’altro che scontata, in cui non sono mancate anche scelte a volte azzardate ma mai banali.

Nella serata gradese Alice, con la sensibile complicità del maestro Guaitoli al pianoforte, ha proposto una rilettura delicata e rispettosa delle canzoni di Battiato (alcune scritte proprio per lei) spaziando nel tempo e nei sentimenti del grande musicista. Non certo una novità per Alice che in passato gli aveva più volte reso omaggio. In particolare nel 1985 con l’album “Gioielli Rubati” e nel 1997 con “Alice canta Battiato”, una raccolta di alcune sue cover e brani composti appositamente per lei. Risale al 2016 l’ultimo tour che li ha visti condividere il palcoscenico. Da allora sono passati 6 anni, Battiato purtroppo non c’è più ma Alice a Grado ha dimostrato ancora una volta di essere davvero il suo alter-ego femminile e di non avere smarrito quell’intesa che non era semplicemente artistica ma piuttosto spirituale, quasi ascetica.

Ad aprire il concerto nell’Isola del sole pezzi come “Luce indiana”, E’ stato molto bello”, “Eri con me” (“una canzone mistica – ha confessato Alice- che gli chiesi espressamente di scrivere nel 2012, pubblicata nel mio album Samsara”), “Lode all’inviolato”, “Veleni”, brani forse meno popolari ma intrisi di potente spiritualità.

Poi è un viaggio leggero in un mondo che spazia tra l’incanto dei sogni de “Gli uccelli” e la triste realtà di “Povera Patria”. Ascoltando quelle parole scritte più di 30 anni fa (1991) “…Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni, questo Paese devastato dal dolore…” come non pensare a quanto poco sia cambiato e quanto siano attuali.

Il concerto decolla con “Summer on a Solitary Beach” e “Il vento caldo dell’estate”, sale d’intensità con “Messaggio”, “I treni di Touzeur” (“con questa canzone Franco ed io partecipammo all’Eurofestival nel 1984)” e Chanson egocentrique, si placa con una raffinata esecuzione de “La stagione dell’amore”.

Impossibile rinunciare a due perle preziose come “E ti vengo a cercare” e “La cura”: momenti di grande coinvolgimento emotivo, brividi e anche un po’ di commozione. In particolare “La cura”, forse il brano più iconico di Battiato, scritto con la collaborazione di Manlio Sgalambro, pubblicata nell’album “L’imboscata” (1996) e presentato anche a Sanremo nel 2007. Una canzone che in tanti hanno amato e interpretato da Adriano Celentano a Fiorella Mannoia. Ne esiste persino una versione spagnola il cui titolo è “El cuitado” con testo adattato da Milagrosa Ortiz Martin. Eppure la vocalità intensa, duttile, matura di Alice non teme confronti.

Ecco la vocalità dell’interprete, con la maturità ha assunto nuove sfumature senza rinunciare allo smalto che l’hanno fatta conoscere ed apprezzare dal grande pubblico. Nessun cedimento negli acuti, sicura e determinata, straordinaria nell’inseguire le note, solo qualche piccolo disagio causato dalla brezza dispettosa che le asciugava la gola.

Il finale è tutto in crescendo con “Prospettiva Nevski”, “Per Elisa” e la trionfante “L’era del cinghiale bianco” che il pubblico ha accompagnato tenendo il ritmo con il battito delle mani.

Tutti in piedi per la meritatissima standing ovation che ha chiuso la serata.

“Franco Battiato – ha ammesso Alice tra un brano e l’altro – ci ha lasciato molto di più di semplici canzoni. Ci ha lasciato una parte della sua esperienza umana quasi per prenderci per mano e accompagnarci verso la luce”. Come non essere d’accordo?

© Rita Bragagnolo per instArt
© Foto Simone Di Luca