La Banda Gaber, grazie a Folk Club Buttrio e al Comune di Udine, arriva al Castello di Udine con “Chiedo scusa se parlo di… Gaber”. Simone Baldini Tosi presta la propria voce alla recitazione e alle canzoni di Giorgio Gaber, dopo essere rimasto sbalordito dalla telefonata di ingaggio che lo rende il frontmen di questa nuova avventura dopo 15 anni di silenzio. Luporini c’è nella rivisitazione dei testi e nella regia del nuovo consolidato esperimento di Teatro Canzone. Le parole introduttive del presidente Marco Miconi, per Folk Club Buttrio, associazione storica sempre attenta alla qualità delle proposte al pubblico, sono di ringraziamento all’assessore alla cultura Cigolot in rappresentanza del Comune, per la cornice e lo spazio messo a disposizione, non abituale, con solo una piccola nota di rammarico per la scarsa partecipazione di pubblico nonostante l’evento fosse particolarmente rilevante per tutti coloro che amano Gaber veramente. Vero che questo spettacolo che sarà per pochi intimi, e figlio di un periodo assolutamente fuori da ogni schema razionale. Una serata fredda, freddissima, che più di qualcuno ha sottovalutato, ma dal calore espresso nelle parole e nelle musiche ancora legate a suoni di qualche anno fa, ma perfettamente allineate ai concetti espressi durante lo spettacolo. Un viaggio con il Nonno Ambrogio, nella società di 15 anni dopo, accompagnati da Baldini con recitazione e canzone. Il Nonno che guarda questa nuova società e si pone domande che frullano nella testa ad ognuno di noi. Cosa sta succedendo? Che tempi sono questi? Perché il razzismo? Cos’è la destra, cos’è la sinistra? Nel nuovo adattamento di Luporini non si percepisce un’appartenenza ideologica rilevante, ma una fusione libera del pensiero. C’è né per tutti. Amore, politica, diversità, visione, povertà e ricchezza, donazione, solitudine, libertà e tutto quello che l’uomo può essere e non essere. In scena la grande bravura di Luporini nel giocare con le parole senza perdere il contatto con il loro significato profondo. Chi le ascolta si ritrova a ragionare sul mondo che lo circonda, pandemia inclusa. La band sul palco ha qualche problemino, immancabile di questi tempi, ma nulla rovina il risultato. Baldini è molto bravo anche se la capacità recitativa alle volte tende troppo a riproporre un Gaber che non c’è più. Compito non facile il suo, quindi, che Gaber gliene renda merito! Sul palco ci sono alla batteria e percussioni Dado Sezzi, al basso elettrico Claudio Demattei, alla chitarra Gianni  Martini, al piano Luigi Campoccia, al sax Luca Ravagni. Il concerto? Bello, profondo, intenso, intimo, ironico, serio, spiazzante, anticonformista, un po’ di destra e un po’ di sinistra. I brani proposti sono la hit list di Gaber. Se non conoscete il lavoro di Gaber e Luporini, guardate questo https://youtu.be/0KG8XGtZd-o. Potrebbe piacervi… parola di Ambrogio!

© Massimo Cum per instArt