Una jam session non-stop di due ore rende bene l’idea della generosità artistica di Jan Garbarek, al sassofono, Yuri Daniel, al basso, Rainer Brüninghausal piano e Trilok Gurtu alle percussioni.
Questa vera e propria maratona di 120 minuti è stata una rivelazione per tutto il pubblico presente: 1.500 persone.
Jan Garbarek, leggenda del sassofono norvegese, apre il concerto con un assolo per poi lasciar entrare gradualmente tutti gli altri strumenti presenti sul palco.
I Laghi di Fusine, sono stati la cornice ideale per questa esibizione che abbraccia decenni di musica di Garbarek e del suo gruppo insieme a Trilok Gurtu. Gli assoli eccezionali di Danile, Brüninghausal e Gurtu hanno invaso la scena durante l’esibizione, rendendo bene l’idea di cosa voglia dire avere a cuore il proprio mestiere e mantenere la musica come maestra di vita per un’intera esistenza, senza mai stancarsene.
Rainer Brüninghausal entra delicatamente nell’esibizione con il suo piano, per poi mostrare una natura molto più vivace e quasi spasmodica, con una velocità di mani fulminea sui tasti.
Gurtu, virtuosismo percussionista ma anche compositore, ha fatto delle sue origine indiane il punto di partenza per una carriera decennale che l’ha visto collaborare con i maggiori musicisti internazionali. Oggi si è dimostrato ancora una volta il migliore dei percussionisti che le nostre orecchie hanno mai ascoltato dal vivo, utilizzando i più svariati strumenti, dai trap occidentali ai piatti, fino a una serie di percussioni orientali, tabla e tamburi indiani, evidenziando la sua capacità di saper fondere perfettamente i suoi modi occidentali e orientali. Con uno stile indo-jazz fusion e drumming jazz potente, Gurtu non sa cosa sia il limite al virtuosismo.
Alla fine del concerto, la band si è goduta gli applausi dal pubblico, segno che la musica di qualità funziona ancora.

 

Il No Borders Music Festival si chiude con un’ode pura alla musica e contando un totale di 20.000 presenze per questa ventinovesima edizione.
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