Sono un coro eppure, in un certo senso, non lo sono, almeno non nel senso tradizionale in cui di solito pensiamo ai cori. Eppure cantano anche a sei voci con una disinvoltura ed una spontaneità che li fa passare da un classico come Ravel a un Padre Nostro (Baba yetu) in shwaili dove quasi ogni voce canta per se. Abbiamo seguito i Freevoices nel loro ultimo recital di Natale Christmas Voices dove hanno fatto il tutto esaurito a ogni replica e ne abbiamo riportato un’ impressione di assoluta originalità. Il riferimento più diretto è ai Perpetuum Jazzile e tuttavia c’è molto altro. I Freevoices non si limitano a cantare su repertori che vanno dal classico, al folk, al jazz al musical e al pop. Quello che fanno è diverso, è insieme canto e corpo, voce e danza, suono e movimento in una dimensione teatrale che è unica e inestricabile. Ha scritto Moni Ovadia con il quale hanno collaborato nello spettacolo Doppio Fronte “I Freevoices fanno scaturire la qualità e l’intensità dei repertori che interpretano da un insieme di talento, di passione, di impegno non comuni unite ad una loro singolarità: la rara capacità di mettersi continuamente in gioco”. Questa capacità di mettersi in gioco non è stata smentita neanche in Christmas Voices, uno spettacolo certamente natalizio, ma giocato su motivi assolutamente non scontati e con una ricchezza di registro linguistico davvero sorprendente. Così se c’è stato spazio per le carols anglosassoni, ma su brani lontani dai jingle tradizionali, c’è stato anche un excursus su un panorama internazionale che è andato dal canto popolare maori di Hutia Terito a una rilettura di quell’Alegria Alegria di Caetano Veloso che nel 1967 costò all’inventore del tropicalismo addirittura il carcere. E sorprendenti sono stati anche il canto delle francesi malmaritate (La Maumarée ) e la bollywoodiana Ballelilakka dove l’intensità ritmica della polifonia si è accompagnata ad una interpretazione scenica di grande impatto emotivo e visivo. Citare gli interpreti sarebbe davvero lungo ma non si possono tacere sicuramente i nomi della direttrice Manuela Marussi che assieme al coreografo Marco Rigamonti (Teatro Litta Milano) e al pianista e arrangiatore Gianni Del Zotto sono gli artefici di questo singolare prodotto artistico. E infine, ma non per ultimi, i musicisti che si sono alternati nell’accompagnare il gruppo e che sono special guest Laura Grandi al violino; Francesco Pandolfo e Cristian Colusso alle percussioni, Gaia Aprato al basso elettrico e Silvia De Savorgnani e Chiara Baccino al flauto. I Freevoices saranno di scena il prossimo aprile al festival Geografie con uno spettacolo in programma al Teatro Comunale di Monfalcone. Per chi non li avesse mai visti e sentiti è un’occasione da non perdere.
© Silvano Colugnati
Le foto sono di CAMILLA ANCHISI