L’arrivo dei Franz Ferdinand in Friuli ha creato grandi aspettative, se si pensa che il gruppo con l’uscita dell’ultimo album Hits to the head – una raccolta dei loro brani più famosi con qualche inedito – ha consolidato la fama del gruppo, sbocciata all’inizio degli anni 2000 e costellata da importanti abbandoni (Nick Mc Carthy nel 2016 e Paul Thomson nel 2021). Il concerto si tiene in uno dei migliori posti in assoluto: l’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro. Sono state azzardate diverse definizioni per inquadrare il genere del gruppo scozzese, post-punk revival, indie rock, new new wave, ma sentendo i pezzi dei FF viene da pensare che è molto meglio citare il motto coniato degli Stones: it’s only rock’n’roll but I like it. Ai più giovani, comunque, a differenza dei recensori che citano altri riferimenti, dico che mi ricordano non solo i Talking Heads, ma soprattutto i Television: andate ad ascoltarvi il brano Marquee moon, del 1977. L’esplosione iniziale della band è stata accompagnata dall’uscita del singolo Take me out e i Franz Ferdinand (nome ispirato all’arciduca austroungarico entrato nella storia per il suo tragico assassinio e tanto caro ai nostalgici di un impero che in zona ha lasciato una traccia indelebile) hanno pubblicato diverse opere di rilievo nell’attuale panorama internazionale, a partire dall’album omonimo del 2004, per passare ad altri 6 album. I singoli No you girls, Do you want to, The dark of the matinee sono divenuti hit immancabili nelle playlist degli amanti della band. L’attuale formazione è composta da Alex Kapranos (voce), Bob Hardy (basso), Dino Bardot (chitarra), Julian Corrie (tastiere e chitarra) e Audrey Tait (batteria).
L’opening act del concerto (si è registrato il “tutto esaurito”) è affidato ai Modern Encounters, quartetto italo-inglese formato da John Sterry (voce e chitarra), Mirco Biasutti (chitarra), Tommaso Mantelli (basso) e il batterista Carlo “Charlie” Bonazza, musicista che apprezziamo da tempo per il suo inconfondibile stile che lo ho portato anche a collaborare con Elisa, Prozac+ e Sick Tamburo. Una manciata di canzoni molto energiche e in linea con il sound della serata sono la perfetta introduzione allo spettacolo del FF; uno show molto apprezzato dal pubblico che li ha applauditi a lungo. Il cambio palco è veloce e l’esibizione dei Franz Ferdinand inizia con uno dei pezzi preferiti dei loro fans: The dark of the matinee. La scenografia è – nel copione del gruppo – ispirata allo stile futurista: i colori dominanti sono il bianco, il nero e il rosso. Le locandine dei FF sembrano forgiate da Filippo Tommaso Marinetti. Gli amplificatori dei FF riportano con caratteri appariscenti i nomi dei musicisti: suggestivo. Dall’inizio alla fine i FF scaricheranno energia allo stato puro. Alex Capranos invita il pubblico a liberare le tensioni di ogni giorno ripetendo spesso ad alta voce “Lignanoooo”, dialogando con affabilità non paragonabile a quella elargita da certi nostri presunti “grandi” artisti nazionali (o nazional-popolari). Il sound della band è arcigno, molto particolare. Le chitarre taglienti sono sempre in primissimo piano. E’ la loro caratteristica peculiare. Le canzoni dei FF sono basate su riff molto efficaci, all’apparenza semplici: sembrano facili a chi non sa come sia difficile crearli. Mi viene in mente un aforisma di Angus Young, che ha detto che nel mondo del rock “le cose più difficili da inventare sono quelle più semplici che nessuno ha ancora creato”. Se lo dice lui, bisogna crederci! Un valore aggiunto è dato dagli intrecci sonori delle chitarre, a volte dissonanti. Il quarto pezzo in scaletta, Do you want to, accende la platea. Alex Capranos suggerisce i movimenti come un maestro di ballo. Altra perla dei FF è Walk away, con una bella introduzione chitarristica con riverberi in stile Shadows: la band conosce bene anche il passato remoto del rock. Lo stesso discorso vale per Jacqueline: un riff mastodontico che fa da cornice a un brano di pura energia. E’il marchio dei Franz Ferdinand, in un’epoca dominata – nei gruppi che amano fare rock – da una sorta di sound che tende al “depressivo”. Il funk è un altro elemento spesso presente nella band, anch’esso si fonde con altri generi in maniera naturale e convincente. Poi arriva Love illumination, altra hit che esalta la folla, con inserimenti di tastiere vintage, diciamo così. Quando arriva la hit delle hit – Take me out – cade qualche goccia di pioggia, che però non ferma l’entusiasmo del pubblico, letteralmente scatenato. Un brano fantastico, non aggiungo altro (e non ci sarebbe veramente altro da aggiungere). Una grande canzone che resterà a lungo. L’esibizione si conclude al quindicesimo pezzo in scaletta con un assolo di batteria che vede impegnata l’intera band. In evidenza l’abilità di Audrey Tait, che ha sorretto magistralmente la parte ritmica. Il bis è affidato a tre canzoni. L’ultima, This fire, con presentazione del gruppo, è lunga, intensa e artisticamente di alto livello. E’ indubbiamente il miglior modo di chiudere un bellissimo concerto.