Ore 19,45 Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Extreme Job (Lavoro estremo) di Lee ByoungHeon (Corea del sud 2019)
Dopo una fallita ridicola irruzione in una bisca clandestina, una corsa nelle strade di Seoul per acciuffare un delinquente da parte di una piccola sgangherata squadra di poliziotti che sembra ispirata a quelle di Cops di Buster Keaton (Usa 1922) si apre così una deliziosa e succulenta commedia dai ritmi forsennati e dai tempi comici attuale campione d’incassi al botteghino in Corea del sud e in assoluto una delle commedie più viste nei cento anni di quella cinematografia. Come si dice nel film: La vita non è un film d’azione americano! Aggiungiamo noi: però può essere benissimo un divertente action commedy coreano, speziato e piccante come il miglior pollo fritto che è considerato il cibo della gente comune proprio perché popolare e gustoso. Il popolo del festival di Udine si è proprio goduto fino in fondo questa scorpacciata di umorismo coreano e di scazzottate acrobatiche finendo per leccarsi le dita, altrimenti che gusto c’è? Nel film, la squadra del Capitano Ko della polizia di Seoul, a causa dei propri continui insuccessi, è fortemente demotivata e in competizione con altri elementi del suo commissariato. Dopo vari fallimenti, vengono tutti assegnati ad un’operazione anti-droga. Il compito del Cap.Ko e dei suoi compagni,è quella di spiare un covo di spacciatori; per farlo devono agire sotto copertura, vedendosi costretti, ad un certo punto, a rilevare la rosticceria proprio dall’altra parte della strada nella speranza di cogliere sul fatto il boss. Per una serie di equivoci e per non destare sospetti nei delinquenti, cominciano a vendere davvero pollo fritto trasformandosi in perfetti rosticcieri. Nonostante i loro pasticci in cucina o, forse proprio per merito di quelli, il locale va a gonfie vele tanto che qualcuno di loro pensa di dimettersi dalla polizia e darsi alla ristorazione a tempo pieno, ma il loro cuore di poliziotti continua a battere senza tener corto che sono pur sempre dei pasticcioni. La loro copertura funziona talmente bene che gli spacciatori decidono di utilizzare il giro di consegne a domicilio per spacciare con comodo e i rosticceri poliziotti, inizialmente nemmeno se ne accorgono. Dopo un’infinità di battute e quando sembra che la commedia si stia avviando verso un finale rassegnato e agrodolce vi è un’accelerazione narrativa del tutto inaspettata che regala al film una carica adrenalinica e che fa ripartire la pellicola ad una velocità stellare. Si scopre che quelli che fino a quel punto abbiamo considerato poco più che una squadra di dementi, falliti, incapaci e patetici sono, in realtà, tutti ex campioni di varie arti marziali e, in un finale all’insegna di cazzotti, tibiate, cat-fight (donna contro donna) meravigliose coreografie di combattimento, i nostri eroi finiscono per sgominare da soli un esercito di malvagi malviventi appartenenti a due gang. Forse non tutto è perfetto, la sceneggiatura ha vari cambi di struttura non sempre efficaci e con qualche sfilacciamento non proprio ottimale, alcuni personaggi e situazioni sono tagliati con la motosega, ma dopo averlo visto ed aver riso fino alle lacrime, francamente, importa poco. Come recita il motto della rosticceria nel film:Il pollo non è mai stato così buono. Ma è veramente pollo? No è grande cinema popolare.

Ore 22,00
Furie (Furia) di Le vanKiet.
In un piccola cittadina della campagna vietnamita dei nostri giorni, vive ritirata e umile con la propria figlia, Hai ex prosituta di Saigon, campionessa d’arti marziali. L’unico lavoro che permette alla donna di andare avanti, mettendo insieme il pranzo con la cena, è quello del recupero crediti per una vecchia strozzina. Si occupa, in poche parole, di taglieggiare e picchiare i poveri contadini ancora più miseri di lei che hanno contratto debiti per sopravvivere e finanziare le loro piccole attività commerciali. Molto particolare l’ambientazione delle prime sequenze, i contadini vietnamiti vivono in funzione del fiume attorno al quale abitano; è per loro mezzo di sussistenza e di trasporto in un micro ambiente del tutto caratteristico e tipico. Lo si vede bene quando la figlia della nostra eroina viene rapita da un manipolo di commercianti d’organi. L’inseguimento di prammatica si svolge tutto sul fiume , i cattivi che scappano con una barca a motore e lei li segue su uno scooter sulla strada che costeggia l’argine regalando allo spettatore un prezioso effetto di straniamento. La liberazione della non va a buon fine e la bambina viene portata a Saigon dove, insieme ad altri piccoli, troverà le camere operatorie pronte per gli espianti. I malvagi hanno pensato a tutto ma non hanno tenuto conto della furia della tiger lady Hai che, infine, arriva a Saigon e dopo una serie infinita di pestaggi, inseguimenti, coltellate, testate, rivoltellate e chi più ne ha più ne metta tutto si risolve per il meglio. Ad un certo punto si racconta dell’antica storia vietnamita dei cacciatori e della tigre, se trovano la tana dove ha partorito i cuccioli si guardano bene dal toccarli perché non bisogna mai scherzare con una femmina che difende i propri piccoli. Non è il caso di aspettarsi molto da un film come questo, giusto tanto divertimento, risate e sberloni. È vero però che non tutto è come sembra. Nella pellicola si mostra il contrasto fortissimo in Viet-nam tra la vita nelle campagne arretrata, misera e arcaica e quella ultra moderna, ricca e disumanizzata delle metropoli con tutto il caos del traffico e il rumore continuo. Rilevante anche il fatto che siano state associate la prostituzione e il commercio d’organi quasi a dire che nel paese non c’è limite allo sfruttamento delle persone e bisogna educare le persone ad essere vigili.
Secondario ma non indifferente è che si tratta di un action tutto al femminile che rivendica una posizione forte della donna all’interno di quella società. A forza di sberle la donna fa capire che il suo diritto di madre ad una vita normale ad una famiglia a degli affetti è sacro e inviolabile. In alcune sequenze la protagonista, rivolgendosi alla figlia la educa a sopportare il dolore e a non avere paura così da diventare una donna forte in grado di emanciparsi e di cambiare la società.
Il film può essere interpretato anche come un’elegia alla brava madre che, nonostante gli errori e le avversità, sa prendersi le proprie responsabilità conservando i sentimenti e la volontà di donarsi incondizionatamente. La sceneggiatura è semplice ed essenziale ma funziona come un orologio e per quanto riguarda il ritmo è tutto una corsa forsennata contro il tempo dalla prima all’ultima sequenza che non lascia il minimo spazio alla noia. Il pubblico ha dimostrato di gradire parecchio spellandosi le mani con gli applausi tanto quanto l’attrice sullo schermo nei suoi combattimenti.

Ore 00,00
Premiazione
FEFF21 AUDIENCE AWARDS
1) Still Human di Oliver Chen (Hong Kong, 2018)
2) Dying to Survive di Wen Mu Ye (Cina, 2018)
3)Extreme Job di Lee Byoung-heon (Korea, 2019)
Si è conclusa così la splendida edizione di quest’anno del Far East Film Festival che possiamo sigillare con le parole della meravigliosa attrice filippina Cristel Consunji: Il Feff ci ha insegnato ancora una volta che il mondo parla un unico linguaggio ed è il linguaggio dell’AMORE.

© Flaviano Bosco per instArt