Raccontare storie di vita quotidiana è da sempre la cifra espressiva di Antonella Questa, una sostanziosa carriera divisa tra teatro di prosa, ricerca, cabaret e televisione (con Serena Dandini).
Il teatro è sicuramente luogo privilegiato per aiutarci a comprendere meglio la vita attraverso l’ascolto di storie e di sentimenti che appartengono a tutti noi.

Antonella Questa, da grande appassionata e attenta osservatrice dell’umanità, ha focalizzato la sua attenzione su un tema di stringente attualità come la presente condizione infantile, analizzandone in particolare le dinamiche dei rapporti in ambito familiare e scolastico. Lo spettacolo intitolato “Infanzia Felice” (di e con Antonella Questa, produzione LaQ-Prod), è andato in scena per la stagione Ert 2019/2020 al teatro Lavaroni di Artegna il 25 gennaio scorso.

L’idea della messa in scena nasce da un’indagine pedagogica sollecitata dalla lettura di un testo di Katharina Rutschky “Pedagogia Nera”, una raccolta di saggi e manuali sull’educazione pubblicati a partire dalla fine del 1600 ai primi anni del secolo scorso.

L’ambientazione dello spettacolo è in un presente che Questa racconta alternandosi nel ruolo di narratore e di interprete dei diversi protagonisti della sua storia. Sola in scena, usa il linguaggio della fiaba nella quale realtà e fantasia si confondono disegnando personaggi di grande suggestione e dichiarata familiarità: una maestra un po’ inflessibile (ma pure molto fragile!), una preside perennemente brilla, una madre assente, una nonna intrigante ma anche un gatto parlante e un principe azzurro.

Antonella Questa si affida all’ironia e alla leggerezza per raccontare le tante magagne emotive degli adulti e il loro inevitabile riflesso sui bambini. In una scena dove spicca un’enorme lavagna divisa in due da un tratto di gesso con su scritto Buoni – Cattivi (chi non ricorda il capoclasse cui, negli anni 60/70 la maestra affidava la responsabilità di gestire la classe in sua assenza?) tratteggia ambienti e suggestioni non solo con le parole ma anche con il corpo, con gesti creati, in alcuni momenti dichiaratamente danzati, frutto di una rodata sinergia con la coreografa francese Magali Bouze, capaci di infondere un ritmo vivace e scorrevole al racconto.

Indaga un tema come quello del bullismo, della maleducazione dei bambini ma anche quello dell’inettitudine di genitori e insegnanti questo spettacolo e lo fa con molta sensibilità, strappando il sorriso e facendoci riavvolgere il filo della memoria. Costringendo ogni adulto, che è stato un bambino, a fare i conti con il proprio passato e ricordandoci infine che se vogliamo un mondo di persone migliori dobbiamo aiutare i bambini a crescere con serenità.

Perché….bambini cattivi non esistono!
Ad Artegna applausi calorosi del folto pubblico in sala

© Rita Bragagnolo per Instart