Ma per fortuna che c’era il Gaber ha già fatto segnare il tutto esaurito in prevendita
A Talmassons in scena Gioele Dix con l’omaggio a Giorgio Gaber

Un itinerario insolito – con alcuni inediti – all’interno del teatro canzone di Gaber-Luporini

TALMASSONS – AUDITORIUM COMUNALE giovedì 27 marzo – ore 20.45

Sarà Gioele Dix l’ultimo ospite della stagione teatrale 2024/2025 di Talmassons, promossa da Circuito ERT e amministrazione comunale. Giovedì 27 marzo Ma per fortuna che c’era il Gaber (viaggio tra inediti e memorie del Signor G.) chiuderà la programmazione dell’Auditorium Comunale.  Gioele Dix, accompagnato dai musicisti Silvano Belfiore al pianoforte e Savino Cesario alla chitarra, salirà sul palco alle ore 20.45 di fronte a una platea che ha già fatto segnare il tutto esaurito in prevendita.

Ma per fortuna che c’era il Gaber è l’ultimo di una serie di tributi che Gioele Dix, a partire dal 2004, anno in cui si tenne il primo Festival Gaber a Viareggio, ha dedicato all’artista milanese, del quale è stato convinto ammiratore fin dall’adolescenza. Lo spettacolo è costruito come un insolito itinerario all’interno del teatro canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, in cui si intrecciano brani conosciuti del loro repertorio con musiche e testi variamente inediti: versi mai musicati, canzoni mai eseguite dal vivo, monologhi abbozzati e mai completati.

Per realizzarlo è stato decisivo l’apporto della Fondazione Gaber, che ha svelato l’esistenza di questi preziosi materiali e li ha messi a disposizione del progetto.

Ma per fortuna che c’era il Gaber è dunque uno spettacolo appassionato e originale, nel quale convivono sorprese (un esilarante monologo inedito sulla Rivoluzione d’Ottobre) e rievocazioni personali (il primo casuale incontro fra Gaber e Dix nella hall di un albergo di Mestre), brani d’annata (Il Riccardo, Barbera e champagne) e bozze di canzoni tipicamente alla Gaber-Luporini su cui inventare una musica (Appunti di democrazia).

“Vedere Giorgio Gaber a teatro – racconta Gioele Dix – era un’esperienza che ti segnava. Niente a che vedere con un comune spettacolo o concerto. Sul palco sprigionava energia pura. Grazie alla sua potenza espressiva, sapeva dare corpo alle parole come nessun altro. Era capace di farti ridere, emozionare, indignare. Era un pensatore e un incantatore. Andavi a vederlo una volta e volevi tornare a rivederlo una seconda e poi una terza. Nei primi anni Settanta sono stato uno sfegatato gaberiano, uno dei tanti”.

Informazioni al sito ertfvg.it.

comunicato stampa